Questa domanda, che può sembrare oziosa, è al centro di un dibattito che risale alla Riforma protestanteSe il matrimonio esisteva già prima di Nostro Signore, com’è possibile che sia un sacramento? Questa domanda, che potrebbe sembrare oziosa, è al centro di un dibattito che risale alla Riforma protestante. Riuniti nella dieta di Augusta, i luterani, sostenendo che, visto che “il matrimonio non è stato istituito originariamente nel Nuovo Testamento ma all’inizio, immediatamente alla creazione della razza umana”, e visto che “ha promesse non tanto legate al Nuovo Tesamento, ma alla vita corporale” [1], dicevano che non potrebbe essere considerato un vero sacramento.
Noi cattolici, al contrario, crediamo fermamente che “il patto matrimoniale (…) ordinato al bene dei coniugi e alla procreazione e educazione della prole, (…) tra i battezzati è stato elevato da Cristo Signore alla dignità di sacramento” [2]. Ciò vuol dire che il patto naturale esistente tra l’uomo e la donna in vista della realizzazione personale di entrambi attraverso una vita virtuosa è stato in qualche modo turbato dal dramma del peccato originale: ingiustizie, gelosia e altre malattie affettive hanno iniziato a far parte del convivio tra i due. Nostro Signore è allora venuto a redimere la realtà coniugale, trasformando l’uomo in un essere capace non solo di virtù, ma anche di santità.
Si può dire, allora, che il problema dei protestanti con il sacramento del matrimonio sia legato alla loro dottrina eretica sulla giustificazione. Per la visione religiosa protestante, la santità non è possibile: l’essere umano entra in Cielo come un peccatore camuffato, coperto dal sangue di Cristo, ma anche così pieno di peccati. Noi cattolici, invece, crediamo fermamente che la grazia di Dio possa fecondare l’agire umano, rendendoci capaci di compiere atti realmente soprannaturali per arrivare all’unione con Lui già in questa vita.
Ciò interferisce profondamente con la realtà del matrimonio. Alla fine, è lo stesso Spirito Santo che paragona il patto matrimoniale all’unione di Cristo e della Chiesa, come ricorda San Paolo apostolo: “τὸ μυστήριον τοῦτο μέγα ἐστίν, ἐγὼ δὲ λέγω εἰς Χριστὸν καὶ εἰς τὴν ἐκκλησίαν – Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa” [3]. Tra le coppie battezzate, allora, è firmato un patto che significa la dedizione di Nostro Signore alla Sua Chiesa.
Come insegna il Catechismo, però, “i sacramenti sono segni efficaci della grazia” [4]. Quando opera, allora, la grazia del matrimonio? Dal momento in cui i coniugi iniziano a sottomettersi l’uno all’altro per amore di Cristo. Diventano idonei non solo a vivere la virtù, rispettando il Decalogo, ma anche a vivere la santità, amando davvero Dio, con amore soprannaturale. Cercando sostentamento in Lui e avvicinandosi l’uno all’altro come si avvicinano al Santissimo Sacramento, i due ottengono la forza per vivere il matrimonio come mezzo di santificazione, allevando ed educando i propri figli, resistendo alle tentazioni della carne e vivendo la fedeltà coniugale.
Per questo, il sacramento del matrimonio è una realtà della Nuova Allenaza. Se il peccato originale ha macchiato il rapporto tra l’uomo e la donna, la grazia di Nostro Signore lo rende limpido e splendente agli occhi degli uomini.
Riferimenti
- Filippo Melantone, Apologia della Confessione Augustana, VII, XIII, 14
- Catechismo della Chiesa Cattolica, 1601
- Ef 5, 32
- Catechismo della Chiesa Cattolica, 1131