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Vuoi morire? VERAMENTE?

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Jeffrey Bruno - Aleteia - pubblicato il 20/10/15
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Quale follia fa sì che la gente rinunci alla propria vita per fede?Forse è a causa del fiume Giordano.

È il meglio che ho in questo momento. Avendo appena trascorso due giorni ad Amman, in compagnia di persone la cui vita è stata sradicata e decimata perché non volevano rinunciare alla propria fede (e capendo che se facessimo un paragone io avrei un biglietto di sola andata per l’inferno), non riesco a smettere di pensarci: perché queste persone brave e normali – persone che hanno un lavoro regolare, una macchina e squadre sportive preferite, proprio come me – hanno scelto, quando ci sono state costrette, di rinunciare a tutto per la propria fede?

Famiglia di Rifugiati

Jeffrey Bruno/ALETEIA/JTB/CC

 

Le famiglie rifugiate che vengono aiutate da padre Abud e dalla sua parrocchia ci hanno onorati unendosi alla stampa e ai blogger portati appositamente lì dal Jordan Tourism Board per vedere in prima persona cosa sta accadendo. Le famiglie di rifugiati hanno parlato della loro situazione e hanno testimoniato quello che hanno sperimentato.

Noi cosa faremmo? Spero e prego che sarei in grado di fare la cosa giusta, ma sono un peccatore, chi lo sa?

Non avevo mai visto il fiume Giordano, e ad essere onesto non pensavo che vedere il luogo in cui Gesù è stato battezzato mi avrebbe davvero colpito, ma lo ha fatto. Mentre camminavamo lungo il sentiero che porta al punto del Battesimo di Gesù, le lacrime hanno cominciato ad affacciarsi ai miei occhi.

Ho dovuto lottare con ogni fibra del mio essere per trattenermi, per timore che i giornalisti e i blogger del mio gruppo pensassero che ero un mollaccione.

 

Fonte battesimale - Fiume Giordano

Jeffrey Bruno/ALETEIA/JTB/CC

Può non sembrare, ma mentre si cammina verso quel luogo si sente il potere della presenza di Dio in un modo indescrivibile.

 

Era schiacciante. Non felice né triste, semplicemente più di quello che potessi processare facilmente: Gesù Cristo, uomo-e-Dio, era stato lì, nel luogo che io stavo guardando; Giovanni e Lui hanno avuto una strana conversazione, e poi Giovanni Lo ha battezzato. E poi il cielo si è aperto, Dio Padre ha parlato e lo Spirito Santo è apparso.

Proprio lì, dove mi trovavo io. Era reale. E riuscivo a sentirlo.

All’improvviso, tutto sull’inizio del ministero di Gesù sulla terra è scattato, e intendo dire proprio scattato, come un’inquadratura messa a fuoco. Improvvisamente potevo vedere dove Giovanni era apparso dal deserto, perché ci ero passato anch’io. Per la prima volta nella mia vita, la mia fede era diventata tangibile. Non solo potevo vedere i luoghi, e calpestare il terreno sul quale era passato Gesù, ma riuscivo a sentire la presenza di Dio come mai prima di quel momento.

Terra Santa

Jeffrey Bruno/ALETEIA/JTB/CC

Terra Santa. Era come se l’aria polverosa che stavo respirando fosse piena di Spirito Santo.

Mentre noi giornalisti ci riprendevamo e andavamo a pranzo, ho capito chiaramente. Ho compreso all’improvviso perché i rifugiati cristiani che avevamo incontrato ad Amman avevano agito in quel modo. Avevano conosciuto la propria fede con quella sorta di polvere-e-intimità. Avevano sperimentato quello che avevo appena sperimentato io, in un modo che punta a ciò che è reale, e per sempre, allontanando da quello che alla fin fine è solo una distrazione dalla realtà: lavoro, macchina, squadra sportiva.

Dopo essere andato in Giordania, soprattutto dopo l’esperienza di trovarmi nel luogo in cui Gesù è stato battezzato e di provare un senso di realtà santa, inizio – inizio soltanto – a capire perché la gente è disposta a morire, ad essere sfollata, per amore di Cristo. Tranne che per la Messa, noi americani ed europei non abbiamo questo interfaccia quotidiano con il Divino. Non riusciamo a sperimentare questa realtà che ci circonda, e la nostra fede è forse più debole per questo.

 

Nel Giordano

Jeffrey Bruno/ALETEIA/JTB/CC

Non ci sono parole…

Diventa reale, in un modo del tutto diverso, quando si percorrono le stesse strade deserte che Gesù ha percorso insieme a Pietro e ai discepoli; diventa reale quando si mettono i propri piedi nell’acqua del Giordano e si capisce chi è stato lì prima di noi; diventa reale quando qualcuno ti punta una pistola alla testa e ti dice di rinunciare alla tua fede.

Non fraintendetemi, non è che noi non possiamo farlo o non sperimentiamo questa realtà in altri modi – la testimonianza dei santi ci dice che possiamo farlo –, ma questa esperienza è diversa. È singolare. Mi ha cambiato per sempre.

Potrebbe suonare strano, ma i rifugiati che ho incontrato sono stati un dono per me. Ho letto delle loro tribolazioni, seguendole da lontano, ma non le avevo mai colte davvero. Ora ci riesco.

Sono un segno visibile dell’Amore di Dio per noi e del loro amore per Dio. Non ci si allontana mai da chi si ama. Sono una prova vivente di Fede, e l’Amore è realtà e rapporto.

bambini rifugiati

Jeffrey Bruno/ALETEIA/JTB/CC

Mara, Anna, Alak e i loro figli hanno condiviso il loro arrivo in Giordania 20 giorni fa.

Potremmo aver bisogno dei rifugiati più di quanto loro abbiano bisogno di noi, credo. Hanno bisogno di aiuto materiale, e di poter tornare a casa, e se non facciamo nient’altro dobbiamo pregare come i santi perché Dio venga in loro aiuto; dobbiamo dire che chi è al potere non può ignorare la loro situazione.

Madre Teresa parlava della povertà materiale, ma diceva che la povertà spirituale era ancor peggiore. Nel confortevole Occidente, noi abbiamo le cose di cui i rifugiati “hanno bisogno”, ma loro hanno l’unica cosa che conta davvero: un rapporto amorevole con Gesù Cristo – così completo e potente da essere disposti a sacrificare qualsiasi cosa per essere fedeli a Lui. Tutti noi abbiamo bisogno di quella ricchezza, e di quel conforto.

Scrivo questo dalle rive del Giordano, umile e cambiato. Se non è a causa del Giordano, è per quello che è accaduto al Giordano; in un modo o nell’altro, tutto è diverso.

Se potete recarvi al Giordano dovreste farlo. Se non ci riuscite, trovate un modo… vi cambierà per sempre.

 

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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