Elisa Manna, responsabile delle politiche culturali del Censis analizza il fenomeno delle connivenze illecite e della corruzione e richiama la società civile all’impegnodi Maddalena Maltese
Da oltre 25 anni Elisa Manna, responsabile delle politiche culturali del Censis studia Roma e le sue evoluzioni civili, politiche e sociali. A pochi mesi del Giubileo per l’Istituto di ricerca cura una serie di quaderni che analizzano la città e i suoi cittadini.
Cosa sta succedendo a Roma?
La città è un riflesso ingrandito di quello che sta accadendo a livello nazionale e non solo a livello nazionale. La crisi che stiamo attraversando è una crisi di legalità, di civiltà e ha radici molto profonde. Sono circa tre decenni che in Italia assistiamo ad una progressiva distrazione dagli aspetti culturali ed educativi e ad una mitizzazione dello sviluppo puramente economico: la crescita economica pura ha comportato una degradazione dei modi di pensare e del sistema di valori di ciascuno, una desertificazione dell’etica collettiva e le responsabilità sono tante, la colpa non è di un unico soggetto. Ricordo quando negli anni ’80 si puntava sul modernizzare la scuola italiana secondo le tre I: Impresa Informatica, Inglese, ma una scuola intrisa di informatica e inglese è una scuola che non trasmette coscienza critica e serve lì per lì ma non ha formato persone con una coscienza integrale e allora è inevitabile che se ci si trova di fronte alla possibilità di fare i furbi e fare i soldi, è inevitabile cadere in queste dinamiche se non si ha sistema valoriale forte alle spalle.
Lei imputa una responsabilità del degrado anche ai media…
Quando siedo nelle commissioni istituzionali dico ai rappresentanti delle emittenti televisive: Siete consapevoli che trasmettendo programmi come quelli che trasmettete celebrate un inno al nichilismo, al vuoto e alla volgarità? Siete consapevoli che state contribuendo al degrado collettivo e che qualcuno un giorno ve ne chiederà conto perché avrà ricadute sul sistema sociale devastanti?”. I media hanno una responsabilità enorme e siccome sono tanti i soggetti che vi operano, la colpa non è di uno solo, ma di un sistema che si basa su rilevazioni di ascolti e gradimenti ridicoli, fatto male e con campioni sbagliati che danno un’idea del mondo completamente distorta. Le persone sono morbosamente attratte da contenuti spregevoli, da descrizioni dettagliate e sanguinolente dei vari delitti ed è vero che molte persone sono diventate umanamente scadenti.
Mafia capitale è una questione di soldi e ha attecchisce perché ci sono persone in vendita…
Abbiamo visto nelle varie intercettazioni e negli atti della magistratura quanto spesso coloro che si erano fatti corrompere o usavano fondi pubblici in maniera illecita, li utilizzavano per stupidaggini, che diventavano il riempitivo di un vuoto. Sono persone che non hanno contezza di essere altro che non il consumo di beni di lusso. I discorsi culturali sembrano astratti in questo contesto, perché se il tuo universo di valori è fatto solo di soldi, i tuoi comportamenti culturali saranno indirizzati a procacciarti dei soldi e l’unico deterrente è il non farsi scoprire.
Siamo nella totale ambiguità e nel far west dove tutto è lecito e tutto è legittimo. A Roma c’è l’amplificazione di tutto: è una stanza di risonanza di questa desertificazione etica.
Tre cose da cui Roma può ripartire?
La prima è la chiesa in uscita di Papa Francesco, una chiesa che può fare moltissimo se non ha paura e si confronta con il territorio. Nella nostra ricerca su Roma in vista del Giubileo c’era una richiesta forte e i romani se lo aspettano. Chiedono che la chiesa organizzi momenti di approfondimento e lo faccia senza voglia di evangelizzare, senza aspirazione ad indottrinarci ma per i valori. Ci vuole tempo per ricostruire un rapporto di fiducia e un punto di forza, in questo senso, sono i giovani che per definizione hanno bisogno di sperare e sono una risposta al degrado complessivo: devono però essergli date occasioni. La chiesa può farlo organizzando forme prepolitiche perché c’è bisogno di una classe dirigente nuova senza la tentazione di tornare alla vecchia Dc.
E la politica attuale …
Non ho molto fiducia nella capacità di questa politica di autorigenersi, il credito di cui gode presso i cittadini è prossimo allo zero.
Roma è anche una città interculturale e ricca di opportunità
Roma deve liberarsi dalla tentazione di arroccamento su se stessa. Per definizione è una città cosmopolita in cui sono confluite tante culture e questa era la forza anche della Roma antica. Sono convinta che Roma può davvero andare in questa direzione: sta alla politica costruire occasioni di integrazione reale e credibile. E non tanto festival di cinema o di arte, che vengono di fatto seguiti da una minoranza che poi di fatto non fa cultura collettiva e coesione sociale. C’è bisogno di costruire occasioni di confronto che si innervino nella società e che diventino permanenti e continuativi, cercando un confronto che non sia ideologico. Sappiamo che c’è paura dell’Islam e predicare che bisogna essere disponibili rispetto al confronto interreligioso è positivo, ma poi bisogna vedere concretamente come si realizza. Non servono prese di posizione ideologiche da una parte e dall’altra: il multiculturalismo bisogna costruirlo perché ci stiamo rendendo conto che nessun paese ha una ricetta speciale e tutti si stanno ponendo il problema di un mondo che sta cambiando.
Che significato avrà l’anno giubilare della misericordia per Roma …
E’ un evento per ricominciare e abbandonare i rancori, le paura, la diffidenza e la rabbia che inevitabilmente ci attraversa tutti, perché tutti sentiamo di essere stati traditi dai legacci di Roma Capitale. Il giubileo ci deve far riflettere e deve farci ritrovare come esseri umani in cerca di una maggiore empatia con l’altro. Siamo figli di una cultura troppo egocentrata con forme di soggettivismo esasperato, mentre dobbiamo ritrovare interesse per l’altro e attenzione all’altro. Quando usciamo da noi stessi e adottiamo la prospettiva decentrata riusciremmo ad essere egoisti ma in maniera più efficiente. L’incuria che abbiamo per questa città non è solo legata alla corruzione o al degrado ma sono tanti microcomportamenti incivili. Dobbiamo guardare alla città in modo ampio e ne trarremo vantaggi tutti.