Lasciate da parte i media. L’analisi migliore sull’impatto di papa Francesco è altrove. Parola di scrittricedi Lisa Hendey
Questa mattina, mentre mi vestivo nell’oscurità che precede l’alba e infilavo le mie poche cose nelle tasche della giacca, mi sono chiesta “Perché?”
Perché avevo viaggiato per più di due ore in treno da Philadelphia a Washington con a malapena il tempo di dormire un po’ prima di assistere a un discorso? Perché avevo rinunciato a due preziosi giorni del mio primo Incontro Mondiale delle Famiglie per farlo? Perché mi ero sentita costretta ad accettare un biglietto da un membro del Congresso in uno Stato ben lontano dal mio per vedere papa Francesco rivolgersi al Congresso, anche se sapevo che la mia vista sarebbe stata oscurata dalla folla che attendeva la storica visita?
Per essere onesti, mentre entravo nella metropolitana giovedì mattina insieme a mia sorella e a mio cognato non ero ancora certa delle risposte a queste domande, e quando il mio tubetto di dentifricio tascabile ha fatto suonare l’allarme durante una perquisizione della Transportation Security Administration ho pensato ancora una volta a quanto sarebbe stato bello guardare il discorso dal comfort del mio appartamento di Philadelphia, in alta definizione e con il commento degli esperti. In piedi sull’erba fuori dal Campidoglio sarei riuscita a sentire qualcosa? Mentre raggiungevamo il Campidoglio, la connessione del mio cellulare è svanita, e ho iniziato a preoccuparmi ancor di più. Come potevo sapere cosa stava accadendo se non riuscivo a controllare?
Non avrei dovuto preoccuparmi. Dio è buono. Non appena i miei piedi hanno calpestato il West Lawn, Egli ha iniziato a rispondere alle mie domande.
Per i cinque giorni precedenti al discorso del papa ero stata in pellegrinaggio. Il giovedì mattina mi ha offerto nuovi compagni per il mio viaggio spirituale. Secondo le mie stime, migliaia di pellegrini muniti di biglietto sono rimaste in piedi sul West Lawn per circa tre ore aspettando di sentir parlare papa Francesco. La mancanza di una solida connessione per il cellulare si è rivelata una benedizione, e anziché usare la tecnologia per tracciare il percorso del papa o passare il tempo in altro modo, ci siamo messi semplicemente a chiacchierare con chi ci circondava.
Abbiamo parlato tutti, condividendo i dettagli dei nostri viaggi fino al West Lawn e chiedendoci cosa avrebbe detto papa Francesco. Tagliati fuori dai commenti esterni che accompagnavano i movimenti del papa verso di noi, tutto ciò che avevamo erano i maxischermi, le canzoni patriottiche e religiose suonate dalla banda dell’Esercito e le nostre riflessioni.
Un ex allievo del Notre Dame era in piedi da solo, in eleganti abiti irlandesi, e mi ha detto quanto fosse onorato di essere presente. Due giovani seminaristi hanno raccontato la loro esperienza della Messa di canonizzazione del mercoledì e hanno condiviso le proprie speranze per il discorso di quella mattina. Vicino, due giovani donne dividevano un panino al burro di arachidi e giocavano a carte per passare il tempo. Subito dietro a me, un gruppo di studenti liceali cattolici faceva i compiti di matematica mentre una suora domenicana cercava di recitare il rosario. Dico “cercava” perché la suora, con gentilezza e gioia, ha interrotto più volte le sue preghiere per scattare dei selfie con i ragazzi.
Mentre il corteo si avvicinava, ho avuto uno di quei momenti alla “Dio ti ama così tanto, Lisa” quando ho notato il simbolo del Congresso sul cordoncino intorno al collo del giovane uomo in abito elegante dietro di me. È risultato il mio congressista! All’inizio abbiamo riso entrambi per la coincidenza, ma presto ho iniziato a sospettare che non ci fosse alcuna coincidenza. Il “commento di colore” che ha iniziato a fornirmi ha mostrato sia la sua conoscenza dei movimenti procedurali di quella mattina che il suo profondo amore per la sua fede e per papa Francesco. Guardando indietro ora, sorrido per come Dio mi abbia posto proprio accanto all’unico “esperto” di cui avevo bisogno per capire cosa stesse succedendo. Quel giovane uomo, che vive nel servizio della Chiesa e del Paese, era probabilmente uno dei cuori che papa Francesco sperava di ispirare con le sue parole. Credo che ci sia riuscito, e che il già brillante futuro del mio nuovo amico splenderà ancor di più per via del discorso di Francesco.
Non avendo ancora letto la trascrizione ufficiale delle parole del papa al Congresso, lascerò ad altri il compito di analizzarle in modo approfondito. Da parte mia, condividerò semplicemente il fatto che i miei compagni di pellegrinaggio del West Lawn ed io siamo stati generosi con i nostri applausi e l’emozione per ciò che abbiamo ascoltato. Credo che ciascuno di noi sia stato sollevato e sfidato a proprio modo. Come ciascuno di noi era arrivato lì con circostanze, opportunità e lotte uniche, è probabile che ciascuno di noi se ne sia andato con vari “ordini di marcia” da parte di papa Francesco.
Per me, e forse per molti dei pellegrini del West Lawn, il momento di più grande gioia non è stato il discorso di papa Francesco, ma quello che è venuto dopo. Dopo le sue dichiarazioni formali, abbiamo atteso con trepidazione, e presto è arrivato il nostro momento. Papa Francesco è uscito dal Campidoglio sul balcone proprio sopra a noi e ha offerto benedizioni personali, soprattutto per i bambini presenti. Ha chiesto umilmente le nostre preghiere. Troppo presto ha salutato con tre semplici parole: “God bless America”. È stato anche per noi il momento di congedarci.
Senza wifi, il mio laptop o le opinioni degli esperti, sono stata lasciata sola con le annotazioni che avevo preso a mano, ma scrivendole avevo ravvivato la motivazione sentita quando il mio cuore aveva risposto alle sfide che il Santo Padre ci aveva presentato:
… prendersi cura dei vulnerabili
… ospitare i senzatetto
… accogliere i rifugiati
… amarsi a vicenda.
Altri scrittori faranno un’analisi più eloquente del discorso, ma per me è sufficiente essere riuscita a rispondere alla domanda: “Perché sono qui?”. Nonostante la fatica e i piccoli sacrifici sopportati, l’opportunità di essere lì, di imparare da papa Francesco e di ricevere una missione da lui è valsa ogni passo del viaggio.
Perché? Perché alla fine ho imparato che la risposta al discorso che conta maggiormente per la mia anima e il mio viaggio continuo verso Dio è la mia, e la prova più grande dell’efficacia del discorso nella mia vita sarà come scelgo di far sì che guidi e illumini i prossimi passi del mio pellegrinaggio.
[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]