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Scontri nell’est Europa tra profughi e forze dell’ordine

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Lucandrea Massaro - Aleteia - pubblicato il 17/09/15
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Gli ex paesi del blocco sovietico optano per la linea dura. Il Papa invoca accoglienza ma anche vigilanzaPer tutta la giornata di ieri centinaia di profughi hanno tentato di forzare la frontiera per entrare in Ungheria dalla Serbia, trovando tuttavia la presenza massiccia della polizia ungherese a difesa del confine che ha sbarrato loro la strada con lacrimogeni e idranti.

Il muro di Orban

Secondo le autorità di sicurezza di Budapest, «un gruppo di violenti» ha sfondato la recinzione in almeno due punti ed è stato affrontato da agenti di polizia in tenuta anti-sommossa. Il governo ungherese, guidato dal premier Viktor Orban, ha inoltre fatto sapere che «venti poliziotti e anche due bambini sono rimasti feriti negli scontri» e che «la polizia sta adottando misure legittime e proporzionate alla situazione per proteggere il confine del Paese e la frontiera esterna dell’Unione europea». I feriti tra i migranti però sono oltre 300 (Sole 24 ore, 17 settembre), e – come fa notare Amnesty International – «Chiudendo i suoi confini ai rifugiati e accogliendo coloro che fuggono dalla guerra e dalla persecuzione con filo spinato, soldati e nuove drastiche leggi, l’Ungheria sta mostrando il volto truce della caotica e inefficace risposta dell’Europa alla crescente crisi dei rifugiati». Lo ha denunciato ieri Gauri van Gulik, vicedirettrice per l’Europa dell’organizzazione umanitaria. «L’unica soluzione – ha aggiunto Gauri van Gulik – è che Ungheria e Ue inizino a rispettare i loro obblighi internazionali, assicurando un ordinato e regolare accesso al territorio e alla procedura d’asilo» (Amnesty International, 16 settembre).

La linea dura dell’Est europeo

Dopo gli scontri tra polizia e migranti al confine tra Serbia e Ungheria, anche il governo bulgaro ha optato per la linea dura e ha schierato l’esercito al confine con la Turchia. Il ministro della Difesa Nikolay Nenchev ha annunciato che mille soldati saranno destinati alla missione e che un primo contingente di 50 soldati è stato già schierato. Attualmente 2 mila migranti sono partiti dalla città turca di Edirne, diretti verso il confine bulgaro (RaiNews24, 17 settembre).

I profughi forzano il confine croato

Oltre 5mila arrivi in Croazia, scontri e migliaia di migranti e profughi sono arrivati alla stazione di Tovarnik, al confine serbo-croato, e ci sono stati scontri tra la polizia croata e migranti che hanno sfondato i cordoni degli agenti alla stazione di Tovarnik. Lo riporta il Guardian online. Si tratta di migranti giunti nelle ultime ore dal valico di frontiera serbo-ungherese di Horgos, dove per giorni sono rimasti bloccati dinanzi al muro innalzato dalle autorità di Budapest (RaiNews24, 17 settembre).

L’appello del Papa
Bergoglio ha parlato delle «terribili conseguenze che i conflitti in Siria e in Iraq hanno sulle popolazioni civili, nonché sul patrimonio culturale». «Milioni di persone – ha aggiunto – sono in un preoccupante stato di urgente necessità, costrette a lasciare le proprie terre di origine. Libano, Giordania e Turchia portano oggi il peso di milioni di rifugiati, che hanno generosamente accolto». E tuttavia, ha rilevato il pontefice, «di fronte a un tale scenario e a conflitti che vanno estendendosi e turbando in maniera inquietante gli equilibri interni e quelli regionali, la comunità internazionale non sembra capace di trovare risposte adeguate, mentre i trafficanti di armi continuano a fare i loro interessi». «Tutti sono consapevoli – ha aggiunto Bergoglio – che questa guerra pesa in maniera sempre più insopportabile sulle spalle della povera gente. Occorre trovare una soluzione, che non è mai quella violenta, perché la violenza crea solo nuove ferite». Il dicastero vaticano Cor Unm, ha diffuso alcuni dati relativi alla drammatica situazione umanitaria in Siria e in Iraq. «Dal 2011, secondo i dati disponibili la crisi avrebbe provocato finora oltre 250mila vittime e un milione di feriti. Attualmente sono più di 12 milioni le persone bisognose di aiuto in Siria e oltre 8 milioni in Iraq; i rifugiati interni sono 7,6 milioni in Siria e più di 3 milioni in Iraq, mentre 4 milioni sono i rifugiati siriani in tutta l’area del Medio Oriente: in particolare, 1,9 milioni in Turchia, 1,1 milione in Libano, più di 600mila in Giordania» (Vatican Insider, 17 settembre).

Il Papa mette in guardia dal rischio terrorismo

Durante l’intervista andata in onda lunedì, il Papa rifletteva sull’estrema vicinanza tra la Sicilia e la Libia dove appena 400 km separano l’Italia e il gruppo terroristico dell’Isis, riconoscendo che le condizioni attuali sono diverse da ogni altro periodo gravato da una migrazione di massa. Il Papa ammette che Roma non può considerarsi immune dal rischio attentati e dalla possibilità che in mezzo ai migranti anche qualche terrorista si possa nascondere (Reuters, 14 settembre).

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