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«Papa Francesco fondamentale per sbloccare la trattativa sul clima»

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Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 17/09/15
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Il presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, dopo il meeting di Roma: l’enciclica “Laudato Sii” tocca il cuore anche dei non credenti

Sarà Papa Francesco ad invertire il “passo del gambero” sui cambiamenti climatici. Ne è convinto Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile.

Il pontefice ha incontrato i ministri dell’Ambiente dell’Unione Europea – rilanciando l’impegno ad abbassare il “debito ecologico” tra i paesi industrializzati e quelli poveri – e Ronchi evidenzia che sono proprio gli Stati più ricchi ad essere i protagonisti di «una gara a chi resta più indietro, pensando di poter sfruttare i benefici della riduzione delle emissioni di gas serra, realizzate però da altri. La questione dell’equità nella distribuzione dello sforzo necessario per contrastare i cambiamenti climatici sarà al centro del negoziato di Parigi».

IL “BIVIO” DI PARIGI

E’ nella capitale francese che è stato fissato il summit (si spera) decisivo “Cop 21”, la Conferenza dell’Onu sui cambiamenti climatici che si terrà dal 30 novembre all’11 dicembre. I temi bollenti che saranno snocciolati nel corso di “Cop 21” sono stati al centro del meeting internazionale “Giustizia ambientale e cambiamenti climatici – Verso Parigi 2015”, promosso a Roma proprio dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, con il patrocinio del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, e in collaborazione con Poste Italiane.

“ACCORDO LUNGIMIRANTE”

Dai contributi di esperti del calibro di Nicolas Stern, Presidente Grantham Research Institute, Achim Steiner, Direttore Esecutivo, UNEP, Jeffrey Sachs, Direttore, Earth Institute, Columbia University, è arrivato un messaggio unanime: alla Conferenza di Parigi c’è bisogno di una forte e responsabile iniziativa politica per un accordo internazionale efficace e lungimirante, in grado di affrontare la crisi climatica come impegno di giustizia ambientale, «Abbiamo bisogno – ha dichiarato Ronchi ad Aleteia – di una politica che pensi con una visione ampia… – come dice Papa Francesco – abbiamo bisogno di “grandezza della politica”, di quella che si mostra quando, in momenti difficili, si opera sulla base di grandi principi e pensando al bene comune a lungo termine»

250 MILIONI DI PERSONE A RISCHIO

Gli impegni assunti fino ad ora dai governi in vista della Conferenza di Parigi non sono sufficienti: seguendo i trend attuali, si va verso un aumento delle temperature compreso tra i 3,7 e i 4,8 gradi centigradi che avrebbe effetti catastrofici in particolare sui Paesi più poveri; di conseguenza, più di 250milioni di persone rischiano di essere sfollate a causa dei cambiamenti climatici.

ANIDRIDE CARBONICA A LIVELLI RECORD

In mancanza di una netta inversione di rotta, fa notare il presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, già Ministro per l’Ambiente, secondo le stime recenti dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, le emissioni mondiali di CO2 da processi energetici continuerebbero a crescere dell’8% fino al 2030: dai 32,2 miliardi di tonnellate del 2013 crescerebbero a 34,8 miliardi, anziché diminuire a 25,6 miliardi come previsto dalla traiettoria necessaria per limitare l’aumento della temperatura media globale a non più di 2°C, soglia di sicurezza concordata. La Cina, in particolare, emetterebbe 3,7 miliardi di tonnellate in più di quelle previste, mentre gli USA 1 miliardo in più.

VENTI CONFERENZE FALLIMENTARI

«Abbiamo alle spalle venti conferenze internazionali che non hanno prodotto esiti positivi – prosegue Ronchi – hanno prevalso interessi di parte, settoriali e non la tutela comune del creato. Adesso le emissioni hanno raggiunto soglie record e i nodi sono al pettine. Le conseguenze dei cambiamenti climatici sono palesi a tutti: ondate di calore anomale come quelle di quest’anno e le alluvioni che si stanno susseguendo mentre ci avviamo all’autunno».

LA SCINTILLE DI “LAUDATO SII”

Riflettori, dunque, puntati su Papa Francesco e l’enciclica “Laudato sii” che possono arginare questa “offensiva anti-clima”. «L’enciclica offre un contributo profetico – prosegue l’esperto di politiche ambientali – che interviene in un momento decisivo di crisi mondiale. Tocca cuore e menti di credenti e non credenti. E’ un documento che può fare tanto».  Eppure negli Stati Uniti non tutti ne sarebbero rimasti entusiasti.

IL NODO DI USA E CINA

«E’ noto – osserva Ronchi – che i blocchi sono due: quello degli Usa e la Cina. Quest’ultima rappresenta oggi il 30% delle emissioni mondiali e continua a farle crescere. Negli Usa Obama ha preso l’impegno di ridurre le emissioni ma nei fatti non è stato rispettato il Protocollo di Kyoto. Difficile essere entusiasti delle parole del Papa».

TRATTATIVA DA SBLOCCARE

Le trattative in vista di Parigi, conclude il presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, «sono ancora aperte. Tra le difficoltà per l’accordo ci sono i meccanismi di controllo che andrebbero rispettati da ogni Stato. Serve collaborazione. Non è più tempo per rimandare decisioni. L’azione del pontefice sarà importante».

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