«Ogni migrazione, se accolta e accompagnata, può essere fonte di sviluppo». Il XXIX incontro Uomini e Religioni organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio. L’innovativa proposta della “sponsorship”. Messaggi dal papa e da Mattarelladi Roberto Catalano
Il grande palazzo dei Congressi era stato costruito fra il 1092 ed il 1986 dal Partito che governava l’Albania come primo e unico stato ufficialmente ateo. Oggi la situazione è profondamente cambiata e all’interno di questa struttura che si trova alla fine del grande Bulevardi Dëshmorët e Kombit, la zona istituzionale che trasuda ancora di stile fascista e che è stata per decenni centro pressoché impenetrabile del partito comunista albanese, circa duemila persone hanno parlato di religione e di fede.
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È qui che si è svolta la lunga cerimonia di apertura del XXIX incontro della pace che la Comunità di Sant’Egidio organizza ogni anno per ricordare lo storico evento del 1986, quando Giovanni Paolo II radunò sulle colline umbre di Assisi leader religiosi di tutto il mondo.
Nella capitale albanese sono giunte migliaia di persone, in gran parte dall’Europa, per condividere la scelta di costruire la pace con oltre 400 leader delle grandi religioni mondiali, del mondo della cultura e delle istituzioni. Sono rappresentate molte chiese cristiane, soprattutto dell’ortodossia, e poi religioni con rappresentanti dal mondo ebraico e da quello musulmano sia sunnita che sciita, ma anche drusi, buddhisti mahayana e therawada, indù e sikh.
Il convegno di quest’anno si è aperto sullo sfondo di quanto l’Europa sta vivendo e che accade non lontano dall’Albania, che si trova in mezzo alle rotte marittime e a quelle vie terra dei profughi e rifugiati in fuga dalla Siria e da altre zone di guerra. «È violenza alzare muri e barriere per bloccare chi cerca un luogo di pace. È violenza respingere indietro chi fugge da condizioni disumane nella speranza di un futuro migliore».
Questo il monito di Papa Francesco che si è reso presente con un messaggio spesso interrotto da applausi scroscianti. Ma anche il presidente italiano Mattarella ha richiamato il presente dell’Europa e del mondo nella sofferenza di chi fugge per trovare spesso solo muri e filo spinato.
«Le fiamme della guerra lambiscono i nostri confini – ha scritto il presidente della Repubblica italiana – provocando miseria, devastazioni e inondare di profughi che bussano alle porte dei paesi occidentali con la speranza di trovare salvezza, speranza e diritti. La risposta delle nazioni democratiche non può essere la chiusura e l’arroccamento. I muri e i fili spinati non fermeranno il divampare degli incendi. La soluzione è porsi alla guida dei processi mondiali. Per farlo, serve un’intelligente, lungimirante, coraggiosa azione politica, che coniughi dialogo, sviluppo, integrazione e sicurezza per i cittadini».
I vari interventi dei leader politici religiosi che si sono alternati sul palco nella serata inaugurale del ‘cantiere di pace 2015’ sono spesso tornati sulla questione delle migrazioni bibliche di queste settimane. Non sono mancati i riferimenti, soprattutto da parte di Edi Rama, Primo Ministro albanese, alla situazione della piccola nazione dove, prima di essere musulmani o cristiani si è albanesi. La ricetta di questo Paese, dove resta vivissima e spesso citata la visita di papa Francesco avvenuta esattamente un anno fa, è un messaggio di integrazione e di convivenza fra gruppi religiosi che nemmeno il comunismo ateo più potente e spietato è riuscito a scardinare. Non mancano i problemi, certo, ma l’Albania offre un modello che la Comunità di Sant’Egidio da decenni amica e vicina a questo popolo ha saputo valorizzare e proporre all’esterno.
«In un tempo di grandi migrazioni – ha affermato il politico di casa – noi diciamo che ogni migrazione, se accolta e accompagnata, può essere fonte di pace, di sviluppo di un paese, inizio di futuro per molti. E’ una sfida per ogni paese e per l’intera Europa»
Da parte della Comunità di Sant’Egido, poi, c’è stata una eco immediata all’invito del Papa nella preghiera dell’Angelus (“Ogni parrocchia accolga una famiglia di rifugiati”). Il fondatore di Sant’Egidio Andrea Riccardi ha lanciato la sua proposta al governo italiano e all’Europa: introdurre subito la sponsorship, strumento essenziale per realizzare l’accoglienza di chi è già arrivato nel nostro continente e interrompere i rischiosi viaggi dei migranti attraverso il mare.
«Per venire incontro al desiderio di tanti cittadini, e famiglie che vogliono ospitare i rifugiati, proponiamo – a nome di tutti i leader religiosi riuniti qui a Tirana – di introdurre nei sistemi legislativi europei lo strumento della sponsorship. Si tratta di permettere a cittadini europei, ad associazioni, parrocchie e organizzazioni varie della società civile, di farsi garanti dell’accoglienza: ospitare subito coloro che sono arrivati, ma anche chiamare singoli e famiglie direttamente dalla zone a rischio».
Particolarmente seguito è stato anche l’appello del patriarca di Babilonia dei Caldei, in Iraq, Louis Raphael I Sako: «La violenza che sta scuotendo l’Iraq, la Siria e il Medio Oriente è uno choc per i nostri paesi, ma anche un trauma per il mondo intero. L’umanità non può accontentarsi di restare a guardare». E le grandi religioni mondiali hanno un preciso dovere da compiere per vincere le guerre e costruire la pace: proclamare, unite, che «la violenza è contro il piano di Dio e contro la natura dell’uomo”. In Medio Oriente, in particolare, l’ideologia jihadista, che ha le sue radici nelle divisioni tribali del paese, può essere combattuta solo realizzando “una riconciliazione politica in Iraq e in Siria e in tutto il Medio Oriente, basata sulla cittadinanza», con una riforma delle Costituzioni «per includere tutte le componenti della società civile».
Un accenno fondamentale al creato e al rapporto dell’uomo con la natura con la necessità di rendere la pace visibile anche a questo livello è stato quello dell’indù di Mumbai Kulkarni che ha citato l’EnciclicaLaudato sii, come esempio di coraggio e attualità da parte di papa Francesco.
L’impressione generale è stata ben espressa e sintetizzata dal fondatore della comunità, Andrea Riccardi, quando ha affermato che «qualcosa si deve sbloccare nel mondo delle religioni: di fronte alla domanda di pace di tanti popoli, di fronte ai rifugiati che bussano, di fronte alle teologie della violenza. L’autoreferenzialità dei credenti è il sonno dello spirito. Le religioni devono esprimere la ribellione della coscienza morale contro la violenza e il male. La violenza uccide l’uomo, ma prima distrugge la sua umanità e la sua anima religiosa».
Fa l’esempio di tanti europei, che in questi giorni si sono “sbloccati” andando incontro ai rifugiati, nonostante i muri e le proteste populiste: «La religione crea, nell’amore, un legame con l’altro. Per questo bisogna incontrarsi e dialogare fra diverse famiglie di credenti e dialogare con i laici e gli umanisti».