La semplificazione delle norme canoniche riguarda anche i rapporti con gli ortodossi e la comunità cattolica negli Stati UnitiIl Papa prosegue la sua azione di riforma dei meccanismi interni della Chiesa, il Motu Proprio sulla riforma della disciplina canonica del matrimonio e del suo annullamento va in questa direzione. Non sfugge che il Papa affronti almeno parzialmente la questione matrimoniale alla vigilia di due tappe importanti: il viaggio negli Stati Uniti (da dove tra l’altro arrivano circa la metà delle richieste di annullamento dai tribunali rotali, NdA) e la seconda parte del Sinodo della Famiglia. Per capire meglio questo passaggio Aleteia ha intervistato il professor Massimo Faggioli, teologo e Direttore dell’Istituto per il Cattolicesimo e la Cittadinanza presso l’Università di Saint Thomas negli Stati Uniti.
Cosa comporta questa decisione a poche settimane dall’inizio della seconda parte del Sinodo sulla Famiglia?
Faggioli: La notizia arriva alla fine del periodo “inter-sinodale” tra il Sinodo 2014 e quello 2015: il Sinodo 2014 ha mostrato che c’è un largo consenso sulla questione, e ora avviene la decisione del papa. Questa decisione mostra che il Sinodo funziona e allo stesso tempo libera l’agenda del Sinodo 2015 dalla questione degli annullamenti per concentrarsi sulle altre questioni su cui il consenso è ancora meno visibile o meno largo. E’ vero che questa decisione consente al Sinodo uno sguardo più’ ampio su famiglia e matrimonio, ma non credo (come altri hanno scritto oggi) sia facile che il Sinodo possa evitare totalmente la questione della comunione per i divorziati risposati.
Il Papa scommette di continuo sulla collegialità a scapito di Roma, intesa come Curia e come centralismo. E’ un segnale alle chiese orientali?
Faggioli: E’ un segnale che Roma impara dalla tradizione orientale di una chiesa maggiormente collegiale e sinodale (un aggettivo che il papa ha messo all’inizio del motu proprio, in modo molto visibile). Questa decisione fa parte del riorientamento del sistema ecclesiastico da una piramide molto verticale ad una piramide molto più orizzontale. Resta da vedere come il motu proprio modificherà i compiti dei tribunali ecclesiastici in Vaticano, ma è certo che i vescovi e i metropoliti sono chiamati ad esercitare in prima persona quei poteri che il Vaticano II iniziò a restituire loro 50 anni fa, dopo un millennio di lento ma progressivo accentramento di quasi tutto verso Roma.
Quanto sono consapevoli oggi gli sposi che chiedono il rito cattolico? Davvero si può parlare di consenso alla luce della fede? Non c’è una responsabilità anche dei vescovi da un punto di vista pastorale? E’ una questione che verrà affrontata nel Sinodo?
Faggioli: Il matrimonio così come si è sviluppato nella storia della chiesa è frutto di una serie di costruzioni teologiche e giuridiche tutt’altro che prive di discontinuità. I cambiamenti sociali e culturali dell’ultimo secolo hanno modificato profondamente il modo in cui si guarda all’istituzione matrimoniale, anche se per molto tempo si è fatto finta di niente. Formare al matrimonio oggi è una delle cose più difficili. Il Sinodo potrà avviare una nuova coscienza di chiesa sul matrimonio, ma sarà un processo lungo.
A breve il Papa sarà negli Stati Uniti, dove avviene circa la metà delle richieste di annullamento di matrimonio ai tribunali rotali. Lei insegna e vive lì da lunghi anni. Che cosa aspetta il Papa?
Faggioli: Questo non lo so, non sono un esperto di matrimoni in America. Di certo qui avrà un effetto maggiore che altrove per via dei numeri che citava prima, ma quale esattamente, non saprei dire. Per ora è una decisione che va anche incontro alla mentalità americana e alla realtà sul terreno qui. Ma di più non saprei.
Che tipo di accoglienza e quali le questioni aperte? Sulle questioni economiche e sociali c’è – o almeno appare – una certa freddezza verso Francesco. E’ così?
Faggioli: Papa Francesco e’ molto popolare, nonostante i sondaggi di qualche settimana fa che lo davano in calo. “Mediaticamente” sta gestendo bene l’approccio alla visita (la videoconferenza al town hall con ABC ha coperto bene almeno a livello simbolico quella parte di America che non vedrà’: latinos, sud e costa ovest). La lista delle questioni sulle quali il papa e il Congresso degli Stati Uniti (politici di entrambi i partiti) non concordano è lunga. La giustizia sociale è probabilmente il più grande gap tra la dottrina sociale cattolica abbracciata da Francesco e il sistema sociale ed economico statunitense. La distanza tra Francesco e i repubblicani è sicuramente maggiore rispetto a quella che c’è tra il pontefice e i democratici, ma questo è anche il risultato della particolare cultura politica dei vescovi statunitensi, ora molto più vicini ai repubblicani, motivo per il quale la differenza tra i vescovi e papa Francesco è assai visibile. In tutta onestà, ad ogni modo, c’è una grande distanza tra Francesco ed entrambi i partiti politici: è vero che la maggior parte di coloro che negano i cambiamenti climatici è composta da repubblicani, ma sia questi che i democratici sono saldamente dietro a un sistema economico e finanziario che il papa ha criticato duramente. Il politico più vicino a papa Francesco è il candidato democratico Bernie Sanders, un ebreo agnostico e senatore socialista del Vermont. Questo la dice lunga sull’opportunità unica offerta da questo viaggio. Con Giovanni Paolo II l’anticomunismo era un facile punto di contatto tra gli Stati Uniti e il Vaticano. Ora la situazione è molto più complicata.