Mentre il governo di Budapest (con altre tre cancellerie dell’Est) mostra i muscoli contro i rifugiati, nelle strade e autostrade magiare si è svolta una rappresentazione della Storia. Che cammina. In senso metaforico e reale assiemedi Michele Zanzucchi
Una foto in particolare mi ha colpito, quella del ponte Széchenyi Lánchíd, che nel 2012 avevo attraversato per un flash mob (vedi seconda foto) assieme a 12 mila giovani riuniti a Budapest per il Genfest internazionale che, guarda caso, aveva un titolo profetico: Let’s bridge, un neologismo che invitava a costruire ponti. Un atto profetico.
L’Europa, purtroppo in ordine sparso, si sta svegliando. È un bene. Questi camminatori stanno marciando sulla cittadella burocratica di Bruxelles sventolando le bandiere dell’Unione europea, così come l’avevano fatto i giovani alla Maidan, a Kiev.
C’è bisogno d’Europa, di quella vera, tollerante e accogliente. Aperta e intelligente. La patria dei diritti umani. Non l’Europa che costruisce muri o, peggio, scatena o partecipa a guerre in Libia, Iraq, Afghanistan, Siria… C’è bisogno d’Europa che costruisca ponti.