La Vigna di Rachele, una esperienza di apostolato a Bologna, sperimenta una nuova metodologiaCome si supera la difficile fase emotiva in cui si rischia di cadere dopo aver compiuto un aborto? E' possibile "ripulire" la coscienza solo con l'aiuto della psicoterapia? L'esperienza de La Vigna di Rachele a Bologna insegna una nuova strada verso questa guarigione emotiva, dove un ruolo decisivo spetta alla fede.
L'IMPRIMATUR DELLA CHIESA
La Vigna spegne quest'anno le prima cinque candeline. Sin dal suo approdo in Italia, nel 2010, ha avuto il sostegno morale del cardinale Carlo Caffarra, l'imprimatur e il nihil obstat della Chiesa, ricevendo anche la benedizione del Cardinale Renato Martino, presidente emerito del Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace.
IL METODO BURKE
La coordinatrice e formatrice per l'Italia è Monika Rodman Montanaro, che ha lavorato 12 anni a tempo pieno nella pastorale familiare diocesana della Chiesa Cattolica degli Stati Uniti. «In realtà – premette Monika ad Aleteia – l'esperienza della Vigna è ventennale e nasce negli Stati Uniti». Nel 1986, dopo aver fondato il "Centro per la Guarigione Post-Aborto" (Center for Post-Abortion Healing), la psicoterapeuta Theresa Karminski Burke, dà vita ad uno dei primi gruppi di supporto terapeutico per donne che avevano abortito.
ANIME FERITE
Quando Theresa e la sua collaboratrice iniziarono a lavorare insieme unirono delle tecniche psicologiche all’uso delle Scritture cristiane, rituali ed altri esercizi spirituali creativi. I gruppi furono creati per offrire alle anime ferite non soltanto una cura psicologica, ma l’amore e la grazia di Dio. Questo perché le donne stesse identificavano le loro ferite come spirituali, non solo psicologiche.
LO SPIRITO SANTO
Il risultato del loro lavoro di gruppo fu sorprendentemente positivo. Anche se entrambi psicoterapeute, Theresa e la sua collaboratrice testimoniarono nelle partecipanti una guarigione che non emanava soltanto dalle loro tecniche psicologiche, ma che rappresentava la presenza attiva dello Spirito Santo. Insomma, svilupparono un metodo che impiega delle tecniche “psico-spirituali”. La Vigna di Rachele è nata da quest’esperienza e da quest’ispirazione.
L'OK DI PAPA FRANCESCO
A Settembre 2013 il direttore pastorale della Vigna di Rachele, padre Frank Pavone, ha incontrato Papa Francesco, da cui ha avuto l'ammonizione "Avanti!", un incoraggiamento accolto con gioia da tutte le equipes. «L'aborto è un'esperienza traumatica – prosegue Monika – il mondo cattolico spesso tratta questo tema solo come un peccato che richiedere il perdono sacramentale. In questo modo però si rischia di non riuscire a ricevere totalmente la Grazia di Dio perché alla base c'è anche un trauma. E qui subentra l'aspetto psicologico».
LA GRAVITA' DELLA PERDITA
Ecco perché La Vigna di Rachele «è un modello psico-spirituale per lenire le ferite che derivano dall'esperienza dell'aborto. Il programma offre l’opportunità di esaminare l'esperienza dell’aborto, identificare il modo in cui la perdita ci ha toccato nel passato e nel presente, e aiutare a rendersi conto di ogni conflitto irrisolto con cui molti individui combattono dopo l'aborto».
L'ESPERIENZA DEL RITIRO
La "metodologia" avviene generalmente tramite un ritiro spirituale di 3 giorni che include la presenza continua di sacerdote e psicologa. Ascolto e accoglienza sono due parole chiavi del percorso. La Vigna utilizza una varietà di efficaci esercizi che permettono all'anima di esprimere il lutto e il dolore. «Questi esercizi aiutano a mettere in comunicazione i partecipanti con la propria voce interiore, tra di loro, e con l'amore e la compassione di Dio. Gli esercizi del ritiro aiutano i partecipanti ad accettare il perdono per se stessi e gli altri».
UMANITA' E FRATELLANZA
Il weekend è un lavoro intenso, «ma coloro che vorranno viaggiare attraverso il proprio lutto proveranno il potere della resurrezione nelle loro vite. Essi troveranno un significato in ciò che è accaduto e permetteranno a Dio di trasformare l'esperienza in qualcosa che dà speranza, liberazione e pace». Monika tiene a sottolineare anche questo aspetto: "Partecipanti ed equipe fanno parte dello stesso Corpo Sofferente di Cristo. L'esperienza di vivere un lutto per il bambino abortito è una cosa normale e non richiede sempre una cura clinica".
DONNE TORNANO PROTAGONISTE
«Non siamo un movimento, ma un servizio», aggiunge Monika, che poi evidenzia le numerose esperienze di donne e coppie che hanno beneficiato della Vigna. Un'esperienza che si protrae poi nell'accompagnamento della persona anche dopo il weekend. Alcune delle donne che hanno partecipato al percorso oggi fanno parte delle equipes operative.
LA SCOPERTA DI DANIELA
Una di queste è Daniela, che scopre la Vigna di Rachele su internet (circa l'80 per cento degli utenti la raggiungono attraverso il sito web), contatta la coordinatrice e partecipa al ritiro spirituale. «Lì ho vissuto un'esperienza risanatrice…Sapevo che Dio mi aveva perdonato ma lì durante quei giorni di Grazia ho compreso che dovevo chiedere perdono anche alla mia bambina, perché le avevo fatto del male e le avevo impedito di vivere la sua vita. L'ho fatto…Le ho chiesto perdono, l'ho affidata a Dio e l'ho accolta nella mia vita».
"LA MIA BAMBINA VIVE"
Ed ecco, sottolinea Daniela, «un dolore nuovo, sano, che nasce dalla sua mancanza…ma anche una gioia nuova, inaspettata che nasce dalla sua presenza. Ho ritrovato la mia bambina e conseguentemente me stessa. Ho compreso che con Gesù davvero non finisce tutto con la morte, né per noi, né per i nostri bambini… Loro vivono, la mia bambina vive nel Signore e questo mi riempie di speranza e di gioia…».
L'ESPERIENZA DI RAFFAELLA
Spiega Raffaella, ora nello staff della Vigna, ma con alle spalle un drammatico aborto: «Mi sono ritrovata sola con il mio dolore, non l'ho potuto condividere con nessuno, tanto meno con la mia famiglia. Poi mi è capitato di vedere un opuscoletto della Vigna, dove si spiegava che si proponeva un'esperienza per condividere il dramma dell'aborto, un'esperienza tra l'altro in un ambiente cattolico, rassicurante. Ho conosciuto Monika, una persona speciale e ho risentito man mano fiducia parlando con lei. Ho trovato quello che cercavo nel ritiro alla Vigna: condividere la propria storia con altre persone che avevano vissuto la mia stessa esperienza, venendo ascoltati».
"SONO RINATA"
La donna ritrova «serenità e ottimismo» dopo la tappa alla Vigna. «Per otto anni, dopo l'aborto, praticamente non ho vissuto, non avendo mai rielaborato quel lutto generato con l'aborto. Mi hanno spinto solo i miei altri due figli. Ma era un tirare avanti. Alla Vigna c'è stata una rinascita. E dopo un anno, Monika mi ha dato la possibilità di collaborare con la Vigna – sottolinea Raffaella – anche perché avevo voglia di condividere la mia rinascita con altre persone che si trovano nella mia stessa situazione. Adesso sono nello staff della Vigna e sono entusiasta di contribuire a risollevare queste persone».