Le simboliche fotografie di un matrimonio in un tempio distrutto nel centro di Homs
La carità tutto perdona, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. Anche la peggiore distruzione provocata dalla guerra. In questo mese di luglio, molte coppie si sposano in tutto il mondo. Anche in Siria, nonostante le difficoltà.
A Homs, città martire, una coppia ha pronunciato il fatidico “Sì” il 12 luglio in una chiesa, come tante altre di tanti Paesi. Questa chiesa, però, quella greco-ortodossa di San Giorgio, è stata in parte distrutta dalle bombe e dai combattimenti, come buona parte della città. Malgrado le prove, la vita cristiana va avanti.
È bello che due giovani si scambino il proprio “Sì” nel bene e nel male anche tra le rovine di una chiesa, una chiesa senza il tetto, con le pareti scrostate. L’aspetto peggiore già ce l’hanno, come molti cristiani d’Oriente.
Voglia Dio che ora conoscano il meglio, come ha detto di recente papa Francesco alle famiglie latinoamericane: “il meglio deve ancora venire”.
Tre cose rimangono: la fede, la speranza e la carità, ma la più grande di tutte è la carità.