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La storia di Silvia, studentessa Down da 100 su 100

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Lucandrea Massaro - Aleteia - pubblicato il 10/07/15
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Madre e figlia unite dalla scrittura e da un amore profondo e senza rimpianti
Una bella storia di integrazione e di normalità, quella che in molti vorrebbero negare alle persone Down, incarnata dal sorriso dolce e caparbio di Silvia Barbarotto, da poco maturata con 100 su 100 al liceo di Scienze umane all’istituto Virgilio di Milano. A raccontare questa impresa è il Corriere della Sera, a firma di Alessandra Dal Monte che spiega come – purtroppo – questa non è una vera e propria “maturità” ma è il risultato del “Pei” (Percorso Educativo Individuale) e quindi non potrà accedere all’università. Ma Silvia ha fatto comunque faville davanti alla commissione presentando una tesina su se stessa, comprensiva di alcune sue poesie.
 

«Sono molto contenta — racconta Silvia —. Nel primo scritto ho dovuto commentare un testo di Pirandello mentre nella prova di Scienze sociali un brano sulla situazione di un ragazzo. Poi all’orale, oltre all’autopresentazione, ho portato diverse materie: filosofia, inglese, matematica, storia, italiano, scienze sociali. E ho parlato tanto di poesia, che per me è una vera passione».

Il futuro di Silvia è incerto perché – come spiega Cristina sua madre -:

«I posti al San Giusto (la scuola milanese che insegna ai ragazzi down corsi pratici, NdR) sono molto pochi. E proseguire gli studi è difficile. Intanto dovrei far riconoscere la maturità di Silvia, magari in questo mi può aiutare l’associazione Gpd, genitori persone Down, a cui siamo iscritti. Ma poi? Purtroppo dopo le superiori per chi è affetto da questa sindrome c’è il nulla. A maggior ragione devo ringraziare il liceo Virgilio, che l’ha accolta e seguita per cinque anni. Questo percorso Silvia l’ha finito alla grande. Adesso ci rimettiamo in pista per il futuro» (Corriere della Sera, 9 luglio).

E noi certamente gli auguriamo un bellissimo futuro a Silvia, e siamo sicuri che sua madre – insegnante di scienze alle medie – le sarà accanto come ha dimostrato nella stupenda lettera che le ha fatto trovare dopo l’esame, una sorta di risposta alla tesina in cui sua figlia si raccontava, e che fa trasparire un affetto e una riconoscenza per l’essere madre che commuove. Qui un passaggio:
 

“Poco più tardi, sdraiata da sola nella stanza del travaglio, ripenso a quante cose mi hai già dato e mi accorgo che ancora non ti conosco, che, nonostante tu sia stata a lungo sulla mia pancia, non ci siamo ancora guardate negli occhi. Era tutto troppo vorticoso, ma ora c’è calma e vi sto aspettando, te e il papà, per cominciare veramente la nostra vita a tre. Arrivi solo tu e, mentre mi vieni portata perché io ti prenda in braccio offrendoti il seno, finalmente i nostri occhi si incontrano e tu mi guardi con due splendidi occhietti. A mandorla. E’ un istante. Quello per sentire che io voglio abbracciare la mia bambina. Al resto ci penseremo dopo.

Ora hai quasi vent’anni, e oggi hai conseguito la tua maturità a pieni voti. Sei una bella ragazza, sana, inaspettatamente curiosa e determinata, che sa conquistare tutti con la sua straordinaria simpatia. Mi considero una mamma fortunata e vivo in te la mia ‘carta’ per la vita. Una ‘carta’ che tra le tante cose mi ha permesso di conquistare la capacità di vivere veramente il presente raccogliendo ogni giorno quello che può darmi, e che dà a tutti noi la possibilità di riconoscere gli altri oltre la maschera. Siamo una famiglia allegra e mi sembra atroce pensare che, se insieme al papà, non avessimo deciso di evitare un esame per non aumentare (seppur di poco) la percentuale di rischio naturale di una gravidanza tanto desiderata, tu, probabilmente, non saresti mai nata”

Qui il resto della lettera.

 

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