La prospettiva cattolica mette insieme sia l’uomo che l’ambiente, metterli uno contro l’altro è sbagliatoNon credo nella raccolta differenziata non perché non ne apprezzi la validità. Non ci vuole una laurea in biochimica per intuire che certe cose si possono riutilizzare, che in natura nulla si distrugge eccetera, e che i rifiuti se li bruci puzzano e inquinano, se li riusi è meglio per tutti (avevo ottimo a educazione tecnica). La trovo una cosa ammirevole e infatti la faccio. La faccio fare ai miei figli, e per dare loro il buon esempio un paio di volte ho anche rischiato di essere investita per andare a recuperare una cartaccia che era sfuggita a qualcuno di loro in mezzo alla strada, per non parlare delle mie borse sempre piene dei loro rifiuti, perché trovare un cestino non strabordante nella nostra bellissima Roma è un evento epocale, che si presenta però solo quando non hai niente da buttarci dentro. (Quando i miei figli mi consegnano lattine vuote e carte unte di pizza la mia risposta standard è “ti sembro tonda con un buco sopra? Sono forse un cestino?”, ma loro da anni non fingono neanche più di ridere).
Faccio la raccolta differenziata anche perché altrimenti rischio la multa, che non è un motivo nobilissimo, ma quando sto per perdere un treno o l’uscita da scuola delle figlie è la spinta determinante ad arrivare fino al balcone dove tengo i bidoni appositi invece che lanciare tutto nel secchio più vicino, in cucina.
Eppure non credo nella differenziata perché nei cassonetti della plastica vedo gettare di tutto, anche quello che non ci andrebbe, e perché ho visto con i miei occhi i camion mischiare tutti i rifiuti: magari non avviene sempre, o magari avviene proprio perché i cittadini sbagliano, non so di chi sia la colpa ma insomma non credo che nel mio quartiere funzioni. Forse c’è troppa densità perché si possano fare controlli o svuotare regolarmente i cassonetti (vogliamo parlare di quando arrivi con due sacconi di buste schiacciate e religiosamente private dell’etichetta in carta, e poi non trovi posto nei tre punti di raccolta più vicini, e sei in ritardo e coi tacchi?), non sto facendo un discorso di colpe. Dico solo che non funziona, ma io la faccio lo stesso, per evitare che la mia coscienza mi sputi in un occhio quando mi guardo allo specchio.
Dico questo perché qualcuno ha scritto di me che “essendo “schierata” per le questioni familiari, devo squalificare la questione ambientale e svalutare pratiche che tentano di correggere appena l’insostenibile regime di spreco di risorse e materie prime”. Non vedo perché le due cose – famiglia e ambiente – debbano essere in contrapposizione. “E quanti siti di polemisti cattolici – prosegue questo amico di un amico – che non perdono un colpo a polemizzare anche dove non serve e con toni spesso controproducenti sulla pur gravissima situazione dell’erosione generale del diritto familiare in Europa, eccessivi in tutto come sono, si improvvisano al tempo stesso, e con acida caparbietà, campioni di negazionismo ambientale. Per loro la nuova enciclica sarà un pretesto in più per confermarsi l’immagine che si son fatti di Papa Francesco. Il che fa pensare che quelle battaglie – anche quelle giuste – non le conducano per ragioni solidamente fondate (che pur ci sono), ma perché semplicemente schierati”.
Io pensavo di essere nella Chiesa di Francesco, lo stesso che si preoccupa sia della famiglia che dell’ambiente, e davvero non percepisco le due cose in contrapposizione. Certo, rispetto agli ambientalisti e agli animalisti che non partono dall’incontro con Cristo credo che noi cristiani abbiamo un’altra scala di priorità. L’ambiente è per l’uomo, il creato è per noi, che dobbiamo “essere fecondi e moltiplicarci, riempire la terra e soggiogarla, dominare sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra”. Dobbiamo usare bene, con amore e rispetto, di questo ambiente perché dono di Dio, e perché permetta a tutti gli uomini di vivere, perché non si può incontrare e amare Dio se non si vive. Non sono affatto contro l’enciclica di Francesco,ci mancherebbe. Enciclica che, confesso, non ho ancora studiato a fondo, ma di cui ho letto molti passaggi meravigliosi. Sono parole che mettono in fila le priorità, e che mettono la questione ambientale nella giusta cornice.
Trovo proprio sbagliato questo desiderio di vedere o alimentare divisioni ovunque. Chi mi conosce sa quanto questo sia lontano dalla mia sensibilità, qualche amico mi prende anche un po’ in giro per il mio desiderio di andare d’accordo e di far andare d’accordo tutti a volte contro ogni evidenza. A volte effettivamente non è possibile, ma almeno dentro la Chiesa secondo me dovrebbe essere facile. C’è un enorme solidissimo patrimonio, il depositum fidei, nel quale ognuno di noi che desideriamo incontrare Cristo possiamo trovare rispecchiata la nostra sensibilità. Le più diverse. Et et. Ogni uomo è membro vivo.
È vero, il tema ambientale non mi è particolarmente caro, non lo conosco, non mi piace la scienza, non capisco molto di ambiente, non amo neanche viaggiare perché per me un posto vale l’altro, mentre sono affascinantissima dalle persone, le vorrei capire, avvicinare, conoscere intimamente. Nella Chiesa c’è posto per tutti, è una madre che tiene in braccio ora l’uno, ora l’altro dei suoi figli. Forse questa enciclica incontra sensibilità anche un po’ lontane dalla mia, anche se pure io la trovo ricchissima di spunti di conversione personale.
Non credo che non ci siano emergenze per il nostro pianeta, come sostiene chi mi colloca a destra (“a sinistra eco-catastrofismo e a destra spudorato negazionismo”): io vorrei essere di Cristo, per il quale, mi correggano i teologi se sbaglio, una sola anima vale più di un oceano. Allo stesso tempo credo che gli oceani vadano custoditi perché sono per l’uomo. Solo, non capisco molto di ambiente, di scienza, non mi appassiona, ma faccio coscientemente la mia parte, per quanto possibile vivendo in questa parte di mondo (ecco, non vado a coltivare le verdure da sola perché non ho tempo, preferisco ascoltare un’amica che parlare con un albero, insomma cerco di stare nella mia realtà senza abusarne…).
D’altra parte il Papa si è occupato con altrettanta fermezza e sapienza dei temi a me più cari, menando botte da orbi alla mentalità dominante, al pensiero unico, solo che magari l’informazione non gli ha dato lo stesso risalto. È vero, il Papa ecologista piace di più, ma io non posso che gioirne, perché è mio padre, e se lui piace e attrae tanti fratelli io ne sono felice. Gioco in squadra con lui, come tutta l’umanità, e la squadra avversaria è quella del Nemico, non degli altri uomini. Sono contenta del fatto che parlando una lingua che piace a molti si faccia ascoltare: le persone leali e oneste non potranno ascoltarlo scegliendo solo quello che a loro piace, e si prenderanno il pacchetto completo, compreso quando va contro la loro sensibilità, come sui temi della vita e della sessualità, sull’affettività, l’educazione e la famiglia. Esattamente allo stesso modo io mi sento sua figlia quando parla dell’inquinamento, come quando parla dell’indottrinamento gender che adotta metodi da gioventù hitleriana. Sono contenta che piaccia a tanti, che abbia le copertine del Time e di Rolling Stone, anche se non credo che sia questa la misura della riuscita dell’evangelizzazione: sarà semplicemente un mezzo per arrivare ai lontani. Insomma, non voglio essere una di quei cristiani che fa da tappo, impedendo a qualcuno di avvicinarsi alla fede, anzi, più eugeniiscalfari e emmebonino si innamorano del Papa più sono felice, perché Cristo – misura ultima di giudizio della verità – è morto per loro esattamente come per me.