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Siracusa: suore ai semafori per abbracciare i migranti

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Laura Galimberti - AltrodaDire - pubblicato il 02/07/15
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Regalano abbracci, ma solo ai migranti. E’ la missione di Suor Teresinha Santin e a Suor Angjelina Preci

Ai semafori c’è chi vende accendini, giornali, chi si offre per pulire i vetri delle macchine. Da 5 mesi ci sono anche loro: due religiose scalabriniane. Le trovi lì o per le vie di Siracusa. Regalano abbracci, ma solo ai migranti. E’ la missione di Suor Teresinha Santin, 51 anni, brasiliana, sociologa di professione da 5 mesi in Sicilia insieme a Suor Angjelina Preci, albanese, infermiera. A loro si aggiungerà a giorni anche Suor Ivanir Filippi, infermiera, anche lei brasiliana.

“Una comunità nata il 24 gennaio” spiega Suor Teresinha. “Il Vescovo Monsignor Salvatore Pappalardo ha chiesto la nostra presenza per collaborare con la missione della Chiesa per accogliere i migranti“. Così da gennaio insieme alle tante realtà impegnate in tal senso – parrocchie, associazioni, volontari – le religiose offrono il loro contributo. “Colmare quel che manca che è poi sostanzialmente lo stare accanto, abbracciare al momento dello sbarco, poiin piazza, ai semafori, dare il buongiorno nella loro lingua, ringraziare questi fratelli per il lorocoraggio e la loro speranza”.

Sr Teresinha
Sempre in cammino per le vie di Siracusa dalle 8 alle 23: “non abbiamo la macchina, camminiamo, è più bello. A volte curiamo i loro piedi, li fasciamo, di strada ne hanno fatta più di noi. Incontriamo siriani, sudanesi, nigeriani, eritrei, ivoriani. Spesso ci chiedono la corona e le candele per pregare con noi il rosario. Gli eritrei sono molto religiosi. Portiamo con noi il testo dell’Ave Maria nella loro lingua, anche se il linguaggio dell’amore, dello stare insieme è più forte della lingua materna. Sono loro parola vivente di Dio. Una sera d’inverno – racconta – abbiamo chiesto ad uno di loro di cantare per noi. Non ho casa, non ho moglie nè lavoro, ci ha detto, come fa il mio cuore a cantare? 

Siamo rientrate a casa piangendo e abbiamo rilettoil salmo 137, il canto dell’esiliato “Come cantare i canti del Signore in terra straniera?”. Quella notte non abbiamo dormito, abbiamo compreso”.
 

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