La religiosa spagnola lascia la clausura per fondare un partito. L’avvocato veneto lascia la toga e si consacra. Due storie opposte ma parallele di incontro con il SignoreDalla clausura alla politica. Dalla toga alla tonaca. Sono due storie di fede opposte quella di Teresa Forcades, conosciuta come Suor Teresa, e Pierpaolo Dal Corso, da ora in avanti Don Pierpaolo. Storie parallele di un incontro con il Signore, ma molto diverse nei risvolti.
La prima è una religiosa spagnola che ha lasciato la clausura, restando però suora, ed è diventata un'attivista della Sinistra catalana. Il secondo è un avvocato che invece ha incontrato Dio e ha abbandonato i tribunali per sposare esclusivamente la causa del Vangelo.
IN DIALOGO CON PODEMOS
Suor Teresa, 48 anni, intende essere candidata alla presidenza della Catalogna alle regionali del 27 settembre, alla guida di un fronte della sinistra nel quale vuole integrare anche i post-indignados di Podemos, partito che già governa Barcellona con il sindaco “anti-sfratti” Ada Colau. Nonostante gli impegni, e in teoria gli obblighi, della vita contemplativa, la monaca imperversa già da settimane nei media catalani. Ha anche formato un suo partito Proces Costituent (La Stampa, 16 giugno).
PER L'INDIPENDENZA DELLA CATALOGNA
Visibilmente la clausura in terra catalana ha un significato particolare. Suor Teresa, lasciando il convento, ha spiegato ai cronisti che le mancheranno soprattutto i 5 momenti di preghiera quotidiani. Ha chiesto alla madre superiora di poter tornare una volta alla settimana, politica permettendo, per ritemprarsi spiritualmente. «Lo raccomando a tutti: fermarsi cinque volte al giorno per chiedersi, “perché sono qui”». Per ora prevede di tornare alla clausura tra un paio d’anni, forse tre, dopo, spera, avere proclamato l’indipendenza della Catalogna dalla Spagna.
PRO MATRIMONIO GAY E ABORTO
Suor Teresa, già da qualche anno si sta distinguendo in Spagna per aderire a posizioni piuttosto diverse rispetto a quelle della Chiesa cattolica: è femminista, giustifica l’aborto, è favorevole al matrimonio omosessuale, vorrebbe che tutte le donne potessero usufruire liberamente della pillola del giorno dopo. A proposito dell’aborto ha dichiarato: «Se Dio ha posto nelle mani della madre la vita del feto, noi non siamo nessuno per intervenire» (libertapersona.org, 2013).
UN PERCORSO OPPOSTO
Di tutt'altro tenore la storia di Don Pierpaolo che incrocia la tonaca sposando la "politica" del Vangelo e allontanandosi dalla vita pubblica, aule di tribunali, giudici e sentenza, per abbracciare a tempo pieno la parola di Dio. Un percorso, insomma, inverso rispetto a Suor Teresa che dalla tonaca è confluita alla politica (quasi) a tempo pieno.
QUELL' "INCONTRO" CON IL DIRITTO CANONICO
Don Pierpaolo, sabato 20 giugno è stato ordinato sacerdote dal Patriarca Moraglia a San Marco. Laureato in legge, dopo il periodo di praticantato don Pierpaolo aveva anche immediatamente superato l’esame di Stato; volendo poi approfondire il diritto di famiglia, si era iscritto alla Facoltà di Diritto canonico alla Salute a Venezia. Sarà questa la speciale circostanza che farà scaturire un particolare percorso vocazionale e che ora, dopo gli anni del Seminario e le varie tappe di formazione e discernimento, farà sì che l’avvocato diventi sacerdote (La Nuova Venezia, 20 giugno).
"IL SIGNORE MI HA GUARITO"
In un’ampia intervista rilasciata al settimanale diocesano Gente Veneta (giugno 2015), il novello sacerdote racconta i diversi momenti di svolta spirituale della sua fede e della sua vita. «Quando incontri il Signore incontri anche te stesso, impari ad accettarti come sei, con i tuoi limiti. Il Signore mi ha sempre accompagnato, mi ha anche guarito da tante insicurezze…».
"MI SENTIVO NEL POSTO SBAGLIATO"
All’inizio del percorso di studi in Diritto canonico a Venezia, in particolare, i colloqui con il padre spirituale del seminario portano Pierpaolo a far emergere una verità profonda che lo attraversava da tempo: »Sentivo sempre un senso di non compimento, mi sentivo come nel posto sbagliato…Il senso di insoddisfazione che avevo era perché il Signore mi stava chiamando ad un’altra strada e io non volevo accettarlo».