Il processo che coinvolge la cooperativa toscana dove gli abusi sessuali sui minori erano la regola volge a sentenza
L’Ansa riporta come il processo contro il “guru” del Forteto (vicino Firenze), Rodolfo Fiesoli, sia finito e l’uomo stato – finalmente – condannato. La pena: 17 anni e sei mesi. La Procura ne aveva chiesti 21. L’accusa era tra le più gravi:
“violenza sessuale e maltrattamenti nei confronti degli ospiti della struttura. Condannati anche altri 15 imputati dei 23 a processo, accusati di maltrattamenti, con pene tra 1 e 8 anni. Tra questi Luigi Goffredi, braccio destro di Fiesoli e ‘ideologo’ della comunità, che ha avuto 8 anni” (17 giugno).
Il processo ha raccontato gli anni e anni di violenze e maltrattamenti che andavano avanti nel silenzio comprese le molte disattenzioni da parte degli psichiatri e degli assistenti sociali. Il grave problema che emerge è che il Forteto ha avuto – negli anni – un costante ed entusiasta appoggio (e numerosi finanziamenti) dalle amministrazioni locali della rossa Toscana, diventando un punto di riferimento nel mondo delle cooperative agricole, e questo forse spiega la “disattenzione” delle autorità locali (Repubblica Firenze, 17 giugno).
Nella sua requisitoria il pm Ornella Galeotti :
«In quella comunità si verificò per anni una sospensione delle leggi dello Stato, attraverso un programma criminale in cui il Fiesoli “rapinava il sesso” ai ragazzini, con la complicità degli altri imputati: i bambini venivano separati dai fratelli e la famiglia originaria veniva denigrata, nessuna coppia era sottoposta a valutazione e i bambini venivano aiutati a costruire ricordi falsi che in molti casi sono costati anni di carcere ai genitori» (Corriere Fiorentino, 17 giugno).
L’ideologia del Forteto
Come avevamo anticipato un anno fa,
“tutto nel Forteto ruotava intorno ad una ideologia: l’omosessualismo radicale. L’omosessualità era promossa in ogni modo e l’eterosessualità osteggiata. Le donne e gli uomini all’interno della comunità vivevano divisi, anche se sposati. I rapporti dei bambini con la famiglia d’origine dovevano essere totalmente spezzati. Molte vittime raccontano di essere state convinte a raccontare ai magistrati minorili di abusi inventati, mai subiti dalla famiglia di origine. Chi veniva scoperto in atteggiamenti eterosessuali veniva sottoposto al rituale dei “chiarimenti”: una sorta di confessione pubblica degli atti o semplici fantasie eterosessuali, oppure degli abusi subiti dalla famiglia d’origine (spesso inventati). Coloro che si ribellavano subivano punizioni corporali” (Notizie Pro Vita, 2 luglio 2014).
Il paradiso degli orchi
C’è da rabbrividire a leggere i racconti messi a verbale durante gli interrogatori dei ragazzi che furono ospiti della comunità o affidati ad adulti del giro di Fiesoli. Ecco qualche stralcio:
“La vita prima di tutto era lavoro, lavoro, lavoro, lavoro” (F. B., nato al “Forteto” nel ‘78). “Tante volte mi alzavo alle 4 e andavo con il mio padre affidatario invece di andare a scuola… Questo dito me lo sono smozzato a 7-8 anni, perché pigiavo i tasti della sponda di un camion che mi diceva lui di pigiare e allora mi amputai mezza falange” (M. G., nato nel 1984, arrivato al “Forteto” a 5 anni).
Ancora M. G.: “Portavi la colazione a Rodolfo (Fiesoli) e… mani nelle mutande, baci sul collo anche davanti alla mia madre affidataria. Cioè, mi ci portava lei: ma lasciati andare! Rodolfo lo fa con tutti, è normale, ti leva questa materialità”.
M. C., affidata a 8 anni nel 1983, racconta che il suo genitore affidatario aveva adottato una bambina down: “Era più piccola di me. Io dormivo nel letto a castello sopra e la sera, quando lui veniva a darle la buona notte, sentivo dei versi strani. Una sera mi affacciai di sotto e vidi che le aveva levato i lenzuoli e la stava masturbando” (La Nuova Bussola Quotidiana, 6 luglio 2014).
L’omertà della politica
Sempre la Bussola – che si è occupata tra le pochissime testate della questione – ricostruisce anche i rapporti con i leader nazionali della sinistra italiana che sono sempre state presenti e hanno lodato la struttura come potevano non sapere? Specialmente se si pensa che:
“le prime condanne a carico di Fiesoli risalgono al 1985 come possiamo giustificare coloro che come Rosy Bindi, Susanna Camusso, Livia Turco, Antonio Di Pietro, Piero Fassino, tra gli altri, continuano a passare per il “Forteto” e a proteggere la dirigenza negli anni a venire? Nel gruppone dei supporter c’è anche l’attuale sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, che, nonostante fosse stato difensore del Fiesoli nel processo conclusosi con una condanna per pedofilia, alla fine degli Anni ’90 entrerà a far parte del comitato scientifico della Fondazione. Antonio di Pietro, invece, si distingue per aver scritto la prefazione al libro Il Forteto nel 1998 descrivendo la struttura come un vero paradiso terrestre”