Racconta le sue esperienze tra Burundi, Congo e Camerun. Una vita trascorsa in ospedali, carcere e alla ricerca di medicinaliSempre in prima linea ad aiutare gli ammalati. In Burundi, Congo e ora Camerun. Suor Lucia Sabbadini, medico cardiologo e missionaria, da oltre trentacinque anni è in prima linea negli ospedali di questi tre Paesi dell'Africa per salvare vite umane, portare assistenza laddove i mezzi per curare la popolazione sono scarsissimi, senza trascurare la formazione. Perché da quelle parti c'è necessità di infermieri, paramedici, in gradi di gestire le situazioni di emergenza.
L'APPRODO IN BURUNDI
Il 10 agosto del 1980, si legge su Vatican Insider (5 giugno) la missionaria di Santa Dorotea metteva piede sul suolo del Burundi, a Rukago. Per sette anni ha condiviso la vita di quel popolo povero, semplice ma ricco di valori umani e cristiani. «In ospedale, giorno e notte, abbiamo curato mamme e bambini, che venivano per essere vaccinati, ma soprattutto abbiamo dato loro indicazioni sull’educazione sanitaria. Oltre alla cura, l’educazione: abbiamo formato decine e decine di infermiere. Quel centro sanitario era il polmone della missione». Poi, prima del colpo di Stato, cominciarono le espulsioni.
LA RIVOLUZIONE DELL'OSPEDALE IN CONGO
Fu per lei questo il primo spostamento forzato. Per vent'anni è stata a Bukavu, città della Repubblica Democratica del Congo, nei pressi del turbolento confine con Ruanda e Burundi, in un ospedale che ha vissuto una vera rivoluzione. Dal 1995 i quindici padiglioni del nosocomio sono stati dati in gestione alla diocesi della regione di Kivu, che nel frattempo aveva dato vita ad una facoltà di medicina. La situazione era drammatica. «Solo gli edifici erano in piedi, tutte le attrezzature e le infrastrutture erano fatiscenti – ci dice Suor Lucia – così io, le altre suore e pochissimi medici decidemmo di metterci al lavoro. Presentammo un progetto di finanziamento alla Comunità europea, ma la proposta fu bocciata». Interpellarono, a quel punto, i governi del Belgio, della Francia, la cooperazione internazionale ed arrivarono dei fondi che permisero di ristrutturare gli edifici e di creare nuovi reparti.
IN CAMERUN CON L'OMBRA DI BOKO HARAM
Dal 2008, il terzo spostamento. «Da allora mi trovo in Camerun – dice lei – in un Paese apparentemente più evoluto, dove convivono situazioni umane e sociali catastrofiche: famiglie inesistenti o lacerate, bambini e giovani allo sbando, corruzione, corsa al potere e la minaccia folle di Boko Haram partita dalla Nigeria».
UN MEDICO IN CARCERE
Suor Lucia presta il suo servizio come medico in carcere a Yaoundè. Ci va una volta alla settimana per curare le malattie fisiche, ma anche per portare sollievo spirituale, per dare ascolto, per compatire e sostenere i fratelli. «Se a livello politico e sociale, spesso l’orizzonte – precisa – resta oscuro, alla base ci sono tanti germi di speranza e risorse umane e cristiane promettenti perché il continente africano resta la terra di un popolo giovane pieno di speranze che vuole vivere e preparare un avvenire migliore. La vita che esplode si percepisce ovunque. Basta entrare in una chiesa o in una scuola per incontrare tanti giovani pieni di energia e fiducia».
L'ACQUISTO DEI MEDICINALI
Poi insieme alle altre missionarie del progetto "Insieme per uno sviluppo integrale delle cure accessibili" è impegnata nell'«acquisire medicinali di qualità, non contraffatti, e assicurare ai più poveri l’accessibilità alle cure. In un primo tempo vogliamo creare un grande magazzino, acquistando medicinali per poi rivenderli a un prezzo accessibile ai centri sanitari. Siamo così fiduciosi di venire incontro a tanti poveri per i quali non esiste il diritto alla salute».