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4 cose che il Sacro Cuore insegna senza bisogno di parole

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Tom Hoopes - pubblicato il 08/06/15
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Giugno è il mese del Sacro Cuore, e il 12 si festeggiaUn tempo il Sacro Cuore mi disturbava. Trovavo strane le raffigurazioni di Gesù con il cuore esposto davanti alla sua veste, e ritenevo la maggior parte delle espressioni della pietà per il Sacro Cuore arcaiche e scoraggianti.

Amavo Gesù, ma non capivo la necessità di concentrarsi sul suo sistema cardio-vascolare.

I papi del XX secolo mi hanno fatto riconsiderare il mio giudizio – lodavano la devozione al Sacro Cuore, definendola una “necessità” e “la somma di tutta la religione”.

È stata Madre Teresa, però, ad essere particolarmente incisiva.

Descriveva come fosse devota al Sacro Cuore fin dall'infanzia, e citando il Vangelo diceva: “Dovete imparare dal Sacro Cuore di Gesù. È per questo che Gesù ha detto: 'Imparate da me' – non dai libri”.

Questo ha vinto tutte le mie resistenze.

La fede cattolica è tale che San Tommaso d'Aquino ha potuto scriverne dei capolavori teologici e anche gli illetterati possono avere un'esperienza di fede profonda come la sua.

Pensate a come la Chiesa ci parla senza usare parole: nel Battesimo l'acqua ci lava la testa, e l'anima, e non riesco a immaginare un modo migliore in cui Cristo possa dire “Voglio essere unito completamente a te, e voglio che tu mi porti fuori dalla chiesa nelle strade” che attraverso la sua presenza reale nella Comunione.

È così semplice che può capirlo anche un bambino. Questo modo è il Sacro Cuore.

In primo luogo, è un cuore – non un cervello.

Che io sappia, non c'è alcuna devozione formale al Sacro Cervello di Gesù.

C'è, però, una devozione al Cervello Sovietico di Lenin. Il cervello di Vladimir Lenin è stato estratto dal suo cadavere dopo la sua morte e studiato da scienziati ansiosi di trovarvi una chiave della genialità della guida della rivoluzione sovietica.

Le due devozioni – la nostra al cuore, la loro al cervello – sono significative.

Lenin ha dato avvio al vasto sistema del comunismo sovietico; la sua eredità sono state le sue regole, la sua ideologia e la sua gerarchia, e il suo cervello era la cosa che l'aveva ideata.

Anche Gesù Cristo ha dato avvio a un sistema – la Chiesa – con regole, insegnamenti e gerarchia, ma non è quello che era davvero importante per lui, che è il mistero dell'incarnazione.

Noi onoriamo il cuore di Gesù, non il suo cervello. Per noi, la sua eredità è la sua stessa vita – il fatto stesso della sua esistenza, come Dio e come uomo, che ha vissuto tra noi.

In secondo luogo, non è neanche un'aura.

Viviamo in un mondo in cui la gente crede che essere “spirituali” ed essere “religiosi” siano due cose diverse.

Oprah Winfrey ha descritto così la spiritualità: “Per la spiritualità è riconoscere che sono collegata all'energia di tuttala creazione, che io sono una sua parte ed essa è sempre una parte di me”.

Il Sacro Cuore ci ricorda che lo “spirito” non esiste in qualche piano alternativo magico ed etereo della realtà. Il nostro spirito e il nostro cuore sono una cosa sola.

Il Sacro Cuore è un contrassegno di “spirituale ma non religioso”.

Qualsiasi bambino lo consideri vede molto chiaramente che in esso Dio ci sta dicendo che la sua incarnazione è stata reale – che era davvero umano e davvero divino – e che la nostra santità non è un'aureola esterna a noi, ma una realtà che è dentro di noi.

In terzo luogo, ci mostra cosa significa partecipare alla vita della Trinità.

Un sacerdote una volta ha descritto come la sua vocazione sia iniziata quando ha visto il quadro del Sacro Cuore della sua famiglia da bambino.

“L'ho visto donarmi il suo cuore”, ha ricordato, “e quindi gli ho chiesto di prendere il mio”.

Si era consacrato al Sacro Cuore prima di aver capito cosa potesse significare.

Il sacramento del Battesimo ci rende partecipi della vita divina della Trinità. Una cosa che significa è questa: le persone della Trinità esistono in una continua donazione reciproca di sé. Il Padre dà tutto al Figlio; il Figlio restituisce tutto al Padre e lo Spirito Santo procede da quell'amore, restituendo tutto.

Quando noi ci doniamo a Dio nei sacramenti ed entriamo nelle consacrazioni minori che rispecchiano e supportano i sacramenti – consacrazione al Sacro Cuore o alla Beata Vergine – entriamo nella donazione di sé della Trinità.

Papa Giovanni Paolo II spiegava com'è:

“Per l’unione del Cuore di Gesù alla Persona del Verbo di Dio possiamo dire: in Gesù, Dio ama umanamente, soffre umanamente, gioisce umanamente. E viceversa: in Gesù, l’amore umano, la sofferenza umana, la gloria umana acquistano intensità e potenza divine”.

In quarto luogo, è un'icona di quello che è eternamente il peccato.

È facile considerare il peccato e la redenzione eventi avvenuti nel passato, qualcosa che è ormai finito, ma “coloro che si immergono nell'iniquità crocifiggono nuovamente, per quanto sta in loro, il Figlio di Dio”, afferma il Catechismo (n. 598) citando San Francesco.

L'immagine del Sacro Cuore mostra quanto profondamente la Seconda Persona della Trinità sia ferita dal peccato – nel suo stesso cuore – e come porti con sé il peso del peccato eternamente.

“I peccati contro la castità e la carità feriscono direttamente il cuore di Gesù”, diceva Madre Teresa. “Lasciamo quindi che il nostro amore e la nostra fedeltà siano un sollievo per il Sacro Cuore”.

La devozione al Sacro Cuore ci ricorda che Gesù è Dio, e che è uomo. Incoraggia la nostra donazione di noi stessi, e fornisce riparazione per i peccati del mondo.

Forse sembra antiquato, ma in modo positivo.

[Traduzione dall'inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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