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Il Cristo sulla strada dei Promessi Sposi

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Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 22/05/15
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Il rapporto tra fede e conversione nell’opera del Manzoni indagato da monsignor Negri

Fede, Chiesa e conversione camminano di pari passo nei Promessi Sposi. In questa direzione si muove il videolibro di monsignor Luigi Negri, arcivescovo di Ferrara-Comacchio e Abate di Pomposa, sul romanzo del Manzoni: dal titolo "I Promessi Sposi. Nostri contemporanei", Mimep-Docete, Pessano con Bornago (MI), 2015. 

Il testo vuole essere, come ha spiegato Enrico Elli (docente di letteratura italiana nell'Università Cattolica di Milano) in un recente incontro tenutosi a Magenta durante la presentazione promossa dal Centro Culturale don Cesare Tragella, ben più di un saggio accademico, configurandosi come catechesi, innanzitutto sulla Provvidenza (Il Sussidiario.net, 21 maggio)

LODOVICO E L'INNOMINATO
Sul fronte della conversione Lodovico/padre Cristoforo e L'Innominato sono quei personaggi che incarnano al meglio il messaggio trasmesso dal videolibro di monsignor Negri. Il motivo per cui «padre Cristoforo è la Chiesa» e «Lucia diventa l'immagine della Chiesa» è infatti che, come descrive Manzoni, è avvenuta la grazia di un incontro: esso ha cambiato la vita del giovane Lodovico (facendolo diventare padre Cristoforo) e ha consegnato a Lucia quella «inquietudine» all'origine della conversione dell'Innominato.

DA ASSASSINO A CAPPUCCINO
Lodovico dopo essersi scontrato con un nobile e averlo ucciso in un duello, provocato da cause banali, in cui perde la vita anche Cristoforo, servitore cinquantenne da lui molto amato, si rifugia in un convento di Cappuccini. Le due tragiche morti (il nobile arrogante con cui aveva duellato si pente e perdona Lodovico tramite il cappuccino accorso ad assisterlo) avviano alla fine un processo già iniziato di conversione e decidono il giovane al cambiamento di vita cui aveva già altre volte pensato. Lodovico si farà chiamare Padre Cristoforo e rappresenterà «la Chiesa» una volta diventato frate.  

LE PAROLE DI LUCIA
L'Innominato incontra Cristo diversamente. Non subito attraverso la Chiesa, come fa Lodovico, ma prima tramite Lucia. L’incontro con la donna, che aveva fatto rapire, e la sua semplice, lapidaria frase («Dio perdona tante cose per un’opera di misericordia») fanno esplodere la crisi latente in lui; il successivo incontro con il cardinal Federigo Borromeo (cioè con la Chiesa) sarà il passo definitivo (La Nuova Bussola Quotidiano, 15 febbraio)

L'INTERESSE PER LA VITA
Alla fede dei personaggi del Manzoni, evidenzia ancora Giuseppe Bonvenga su Il Sussidiario, mancava non il contenuto, ma quell’interesse per la vita, senza del quale la fede stessa, restando un puro nome, muore. Nel caso di Lodovico la vita era condizionata dall'omicidio e dalla perdita del caro amico e perdeva "motivazioni" prima dell'incrocio con la Chiesa e i Cappuccini. Nel caso dell’Innominato, quell'interesse per la vita, quella voglia di "ripartire" in maniera virtuosa con una nuova presenza accanto, quella di Cristo, prende forma dalle parole di Lucia. 

LA VERITA' DEL CRISTIANO
Proprio in quanto incontrata nel volto di un'altra persona e non prevista da un ragionamento logico, la grazia di Cristo poteva mettere definitivamente in crisi, nella coscienza dell'Innominato, la logica ferrea della concatenazione meccanica sulla quale si regge qualsiasi potere (compreso il suo) e introdurre inaspettatamente quello stato d'animo che John Henry Newman (1801-1890) attribuiva ai convertiti: a differenza dell'incredulo, del fanatico e dell'eretico, il cristiano, se non fa propria la verità che accetta, è incapace di fare qualunque cosa.

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