Horacio Verbitsky, che accusò Jorge Bergoglio di complicità con la dittatura, era sul libro paga degli esponenti del regimeHoracio Verbitsky, l'uomo che ha accusato pubblicamente e ripetutamente Jorge Mario Bergoglio di complicità con gli esponenti della dittatura militare argentina quando era provinciale dei Gesuiti nella seconda metà degli anni Settanta, ha lavorato per i dittatori militari del Paese dal 1978 al 1981 ed era sul loro libro paga (America Magazine, 18 maggio).
Lo ha rivelato il blog argentino www.plazademayo in un articolo intitolato Verbitsky: Con Dios y Con el Diablo (Verbitsky: Con Dio e Con il Diavolo), scritto da due reporter investigativi, Gabriel Levinas e Sergio Serrichio, che hanno trascorso più di un anno a indagare sulla questione e si sono avvalsi della testimonianza di personaggi chiave.
Nell'articolo i due, che stanno scrivendo un libro sulla questione, offrono delle prove che mostrano come Verbitsky, ex membro della branca di Intelligence dei Monteneros – un gruppo guerrigliero armato di sinistra che ha scompiuto alcuni attentati terroristici a Buenos Aires alla metà degli anni Settanta – fosse uno dei ghostwriter del capo della Giunta Militare del Paese, il brigadiere Omar Domingo Rubens Graffigna.
Affermano anche che Verbitsky, insieme al commodoro Juan José Guiraldes e ad un altro collaboratore di nome Pedrerol, scrisse i discorsi dei massimi comandanti delle Forze Armate durante la dittatura.
Descrivono Guiraldes come un “un intellettuale organico” delle Forze Armate, che ha avuto un'influenza sulla leadership della Giunta. Sulla base della testimonianza di tre testimoni indipendenti, affermano che Guiraldes – morto nel 2003 – fornì protezione a Verbitsky nelle settimane immediatamente successive al colpo di Stato militare del 24 marzo 1976 in una fattoria vicino Buenos Aires.
Gli autori dell'articolo rivelano che alla fine dell'aprile 2014 uno dei figli di Guiraldes ha trovato nella fattoria un manoscritto di 34 pagine con la grafia di Verbitsky, e affermano che vari documenti trovati lì provano che il 5 ottobre 1978 Verbitsky firmò un contratto di sei mesi in base al quale avrebbe ricevuto un pagamento mensile di 700.000 pesos. Hanno anche trovato le prove del fatto che avrebbe collaborato a un libro per un istituto delle Forze Armate pubblicato nel maggio 1979, El Poder Aereo de los Argentinos.
Altri documenti mostrano che Verbitsky firmò un nuovo contratto nel marzo 1981, e che questa collaborazione con le Forze Armate durò almeno 4 anni, dal 1978 al 1982.
Levinas e Serrichio scrivono che Verbitsky pose fine alla sua collaborazione con le Forze Armate subito dopo la sconfitta militare Argentina nelle Malvine. In seguito iniziò ad apparire in pubblico come reporter, e negli anni Novanta denunciò implacabilmente le violazioni dei diritti umani commesse negli anni della dittatura militare e la corruzione diffusa durante la presidenza di Carlos Menem.
Nel 2003, Verbitsky ha pubblicato il libro El Silencio (in italiano “L'isola del silenzio”), sul silenzio della Chiesa cattolica in Argentina negli anni della dittatura militare. Nel testo, ha accusato Bergoglio di complicità con la Giunta militare quando era provinciale dei Gesuiti nel Paese. In particolare, ha detto che ritirando a due sacerdoti gesuiti – Orlando Yorio e Francisco Jalics – la protezione del suo ordine, Bergoglio diede sostanzialmente il via libera al loro arresto da parte degli ufficiali della Marina nel maggio 1976. I due presbiteri vennero torturati. Bergoglio, allora cardinale arcivescovo di Buenos Aires, negò l'accusa definendola una calunnia. Le prove oggi disponibili mostrano che egli non solo riuscì ad ottenere il rilascio dei sacerdoti quello stesso anno, ma salvò e aiutò molte altre persone durante gli anni della dittatura militare.
Verbitsky, ad ogni modo, ha confermato le sue affermazioni subito dopo l'elezione di Bergoglio a papa, il 13 marzo 2013, ma questa volta alcuni importanti leader argentini per i diritti umani, tra i quali il Premio Nobel Adolfo Pérez Esquivel, hanno respinto le accuse.
“Ci sono stati vescovi che sono stati complici della dittatura argentina, ma non Bergoglio”, ha affermato Pérez Esquivel (Aleteia, 14 marzo 2013).
In quel periodo, un giornalista americano, Martin Edwin Andersen, ex amico di Verbitsky, ha affermato in un articolo che Verbitsky aveva lavorato come ghostwriter di uno dei maggiori apologeti del regime militare.
Per più di un decennio, Verbitsky è stato molto vicino al Governo sia di Néstor Kirchner che di sua moglie Cristina Fernández, attuale Presidente. Attualmente guida il Centro per gli Studi Legali e Sociali (CELS), un'organizzazione argentina per i diritti umani, e scrive per Página 12, un quotidiano di sinistra considerato portavoce del Governo.
Secondo Levinas, uno degli autori dell'articolo, Verbitsky ha rifiutato la sua richiesta di un'intervista per il libro e si è limitato a rispondere solo ad alcune domande via e-mail attraverso la sua segretaria.
Padre Jalics, uno dei due sacerdoti citati da Verbitsky, ha affermato dal canto suo che per lui “la questione è chiusa”, e ha celebrato la Messa in pubblico insieme a Bergoglio quando questi era divenuto arcivescovo di Buenos Aires (Aleteia, 19 marzo 2013).