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Viene prima il degrado ambientale o la povertà?

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Chiara Santomiero - Aleteia - pubblicato il 13/05/15
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Masullo (Greeaccord): “L’Occidente porta via dai Paesi poveri risorse alimentari e minerali e dà in cambio disastri climatici, armi e rifiuti tossici”

E' il degrado ambientale -l'inquinamento di aria e acqua, lo sfruttamento senza misura dei terreni, il disboscamento incontrollato – a causare la povertà o è la povertà a causare il degrado dell'ambiente a causa della scarsità di cibo e combustibili e inseguendo un modello di sviluppo che non fa i conti con le conseguenze sull'ambiente? Sta di fatto che secondo i dati delle Nazioni Unite, le attività umane stanno causando un deterioramento ambientale quale non era mai stato visto in precedenza: ogni secondo le emissioni di biossido di carbonio sono superiori alle 200 tonnellate, contribuendo all'innalzamento della temperatura mondiale, mentre si stima che circa un miliardo di persone in tutto il mondo respiri aria inquinata. Ogni giorno, inoltre, vengono distrutti circa 47.000 ettari di foresta, mentre 346.000 ettari di terra divengono deserto – metà della deforestazione causata dalle attività umane si è verificata negli ultimi 20 anni – e dalle 100 alle 300 specie animali si estinguono. Aleteia ne ha parlato con Andrea Masullo, presidente del Comitato scientifico di Greenaccord e docente di fondamenti di economia sostenibile all'Università di Camerino

 

Perchè povertà e degrado ambientale sono l'una causa dell'altro?

 

Masullo: L'attenzione ossessiva verso la crescita del prodotto lordo ha indotto a mettere in secondo piano l'attenzione verso la dignità umana e la difesa di una vita dignitosa per tutti. E' una questione sulla quale la Chiesa si sta mobilitando con forza ormai da tempo. Lo scorso 28 aprile, il presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e pace, il cardinale Turkson, ha pronunciato un intervento di rilievo alla Pontificia Accademia delle Scienze su "Proteggere la terra e la dignità dell'umanità" nell'ambito di un incontro dedicato al cambiamento climatico. La questione ecologica e quella umana sono strettamente collegate. Sappiamo benissimo che poichè è la terra che ci dà il nutrimento e quanto serve al nostro benessere se noi, con atteggiamento di reciprocità, non nutriamo a nostra volta la terra, stiamo danneggiando noi stessi.

 

Però i Paesi poveri ci rimproverano di voler imporre loro una scelta di sostenibilità dopo che abbiamo inquinato il pianeta per raggiungere il nostro benessere: cosa si può rispondere a chi vuole uscire con i tutti i mezzi da una condizione di sottosviluppo?

 

Masullo: Si tratta di una terribile trappola e possiamo capirlo in riferimento all'offesa più eclatante alla terra costituita oggi dai cambiamenti climatici, su cui si sta confrontando proprio in questi giorni l'assemblea di Caritas Internationalis. E' dimostrato che i cambiamenti climatici costituiscono il fattore primario di generazione di povertà e miseria. A causa dell'uso sconsiderato di combustibili fossili e delle immissioni nell'atmosfera, l'umanità tutta intera – anche chi ne ha usati pochissimi – ne sta soffrendo le conseguenze. E sono proprio i Paesi più poveri a soffrirne di più a causa delle condizioni meteo-climatiche e perchè non hanno gli strumenti per attutirne le conseguenze come in Occidente. Un tornado negli Stati Uniti produce sicuramente meno danni e meno vittime di un tornado nelle Filippine, ma entrambi i tornadi sono generati dai consumi di combustibili fossili e dalle immissioni dell'Occidente industrializzato.

 

La risposta non è, quindi, bloccare lo sviluppo dei paesi emergenti?

 

Masullo: Tutt'altro. Piuttosto la risposta sta nel liberarli dalla miseria perenne e anche dalla condanna a pagare i debiti che derivano piuttosto dal nostro malinteso benessere. Anche i fenomeni delle nuove schavitù e dei trafficanti di esseri umani sono legati al disastro sociale, ambientale e alle guerre causate da questo modello di sviluppo. Se si continuano a creare condizioni ambientali che danneggiano le attività primarie dei paesi poveri e, inoltre, per alimentare il nostro consumo eccessivo di carni bovine di allevamento, costringiamo più del 50% dei terreni agricoli africani, attraverso il land grabbing,a produrre mangimi per conto di compagnie estere – cinesi, europee, americane – che affittano per quattro soldi questi terreni estromettendo i produttori locali e la produzione di alimenti locali, stiamo creando fame per soddisfare i nostri eccessi alimentari. Noi portiamo via dai Paesi poveri risorse alimentari e minerali e diamo loro in cambio disastri climatici, rifiuti tossici – un esempio per tutti, i rifiuti tossici scaricati in Somalia: una verità che è costata la vita alla giornalista Ilaria Alpi – e armi. Parte un flusso di materie prime dai Paesi poveri e arriva un flusso di armi e disastri dai Paesi ricchi.

 

Quali strade percorrere per uscire da questo avvitamento tra degrado e povertà?

 

Masullo: C'è una specie di blocco che frena le decisioni. Gli scienziati hanno evidenziato con estrema chiarezza cause, conseguenze e soluzioni in tema ambientale. Perchè la politica e i governi mondiali stentano a prendere i provvedimenti opportuni? Perchè siamo arrivati al 21° incontro di tutti i Paesi sui cambiamenti climatici – quello di Parigi del prossimo dicembre – e nei precedenti 20 incontri non si è trovata la soluzione a un problema che gli scienziati denunciano come sempre più urgente? Tutto questo perchè a comandare nel sistema economico, negli ultimi decenni, è la finanza che ha investito enormi capitali nel sistema petrolifero, nel carbone, nelle fonti fossili e ha tutto l'interesse a mantenere attivi questi capitali finchè non hanno esaurito il loro volano di rendimenti. Ne consegue che non sono disponibili a un cambiamento rapido come quello ritenuto necessario dagli scienziati. Le Chiese e le religioni – su questi temi sono impegnati da tempo anche protestanti, ortodossi e islamici – possono colmare il vuoto etico da parte della politica e della finanza; possono mettere la politica di fronte alla sua responsabilità nei confronti delle popolazioni perchè si faccia carico di governare e reindirizzare la finanza verso obiettivi utili al progresso di tutta l'umanità e scongiurare catastrofi annunciate.

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