Ogni giorno arrivano nuovi pellegrini per ricordare la barbarie di un anno faQualcuno potrebbe pensare che il luogo sia maledetto, ma si sta trasformando in un tempio dedicato ai martiri sciiti. Sulle rive del fiume Tigri, uno degli ex palazzi di Saddam Hussein, teatro del terribile massacro di Camp Speicher (dal nome del pilota americano Michael Speicher, abbattuto durante la Guerra del Golfo del 1991), si sta trasformando in un luogo di pellegrinaggio.
Nel giugno 2014, l'ISIS vi ha assassinato senza pietà 1700 prigionieri sciiti dell'esercito iracheno, la maggior parte dei quali erano giovani reclute. Pochi giorni dopo, su Internet sono state postate dozzine di immagini e video che mostravano il massacro. Secondo Adrian Julam, corrispondente per il quotidiano Le Figaro, “queste foto sono senza alcun dubbio le prime del genere nella storia ad attestare questo crimine collettivo. Queste immagini scattate dall'ISIS sono state postate come se avessero appena vinto un fantastico campionato”.
In uno dei video, si vedono i terroristi salafiti mentre scortano i prigionieri uno dopo l'altro vicino al fiume Tigri nelle vicinanze di Tikrit. I terroristi sparano alla testa ai prigionieri prima di gettarli in acqua. Non ci sono indicazioni di tombe o epitaffi.
“Qui è stato versato il sangue dei martiri. Questo luogo deve essere trasformato in un museo per tutti gli iracheni, e in un simbolo di orgoglio”, ha detto Sheikh Dargham al-Jabari, portavoce dell'ayatollah al-Sistani, la massima autorità religiosa sciita in Iraq, che si è recato a offrire preghiere sul posto.
Il 1° aprile scorso, alla fine della battaglia di Tikrit, le forze irachene hanno scoperto dieci tombe nei prezzi del palazzo. Mu’ayn al-Kazami, un ufficiale “Badr”, la più grande e influente milizia sciita dell'Iraq, ha promesso di preservare questo sito.
Ha parlato a L’Orient Le Jour, un quotidiano libanese francofono, dicendo: “Restaureremo quest'area per trasformarla in un simbolo dei crimini commessi dall'ISIS e dai suoi alleati. Sarà sempre un segno di disgrazia sul loro volto”.
Dalla liberazione di Tikrit, dozzine di iracheni si sono recati sul posto per meditare. Tutti si riuniscono vicino alle rive del Tigri, dove centinaia di giovani innocenti sono stati condotti a morire. I parenti delle vittime accorrono da tutte le zone dell'Iraq, secondo ‘Abd-al-Hassan, una delle guardie del luogo.
“Lo spirito di questo posto resterà con me fino alla mia morte”, ha detto. “Un giorno spero che mia moglie e i miei figli verranno qui perché è santo”.
Religiosi, studenti e artisti stanno compiendo pellegrinaggi in questo luogo, trasformato in qualche modo in un memoriale sacro e in un santuario della resistenza alla barbarie dell'ISIS.
[Traduzione dall'inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]