L’avvicinamento tra Cuba e la Santa Sede è anche dovuto all’intesa tra il pontefice e il leader cubanoCinquantacinque minuti, faccia a faccia, parlando in spagnolo. Un incontro voluto con determinazione dal presidente cubano «per ringraziare – come ha spiegato lui stesso – il Santo Padre per il suo contributo in favore del miglioramento delle relazioni tra Cuba e Stati Uniti» (Il Messaggero, 11 maggio).
IL SECONDO APPUNTAMENTO
Un contributo, prosegue il quotidiano romano, che è stato una lunga e accurata operazione diplomatica, con tanti analisti che gli attribuiscono un ruolo fondamentale nel riavvicinamento dei due Paesi. Un contributo che non è finito (l’Avana aspetta trepidante la fine dell’embargo) e che vedrà un nuovo incontro tra i due, già programmato a settembre. Stavolta a Cuba.
BILANCIARE LA VISITA AL CONGRESSO
La visita papale a Cuba, evidenzia Andrea Riccardi sul Corriere della Sera (11 maggio), non era in programma fino a poco tempo fa. Ma Francesco ha deciso di equilibrare il viaggio negli Stati Uniti, accogliendo l’invito del governo e dei vescovi cubani, guidati dal cardinale Ortega, un uomo di dialogo con il regime anche in anni duri.
MAI CAPPELLANO DELL'OCCIDENTE
Il papa latino-americano non vuole una Chiesa schiacciata sull’Occidente. Continua la grande politica di Giovanni XXIII e Paolo VI durante la Guerra Fredda. Ma, da allora, tanto è cambiato. È difficile tenere una posizione «terza» nel mondo globale, dominato dall’Occidente e da un unico sistema economico. Ma la Chiesa non sarà mai il «cappellano dell’Occidente e del dollaro», come l’accusavano i comunisti nel dopoguerra.
FUORI DALL'ISOLAMENTO
In tale ottica, evidenzia Gian Guido Vecchi sempre sul Corriere della Sera (11 maggio), Castro non è venuto solo a «ringraziare» per il ruolo decisivo del Papa nel riavvicinamento tra Cuba e Usa: le lettere e le telefonate estive a Obama e Castro, gli incontri segreti delle due delegazioni in Vaticano a ottobre, i ringraziamenti dei due presidenti al pontefice nel giorno in cui si annunciò la distensione, il 17 dicembre, compleanno di Bergoglio. Il fatto è che i buoni rapporti con la Chiesa cattolica sono essenziali per superare l’isolamento politico di Cuba.
LO SCAMBIO DI REGALI
La mano tesa del pontefice nei confronti di Castro si è manifestata anche nello scambio di regali che c'è stato. Il Papa ha regalato il testo della sua esortazione “Evangelii gaudium”. «Questo è il testo dove sono alcune di quelle dichiarazioni che a lei piacciono», ha detto Francesco, e il riferimento è certo ai mali dell’economia capitalista (Il Messaggero, 11 maggio).
UN QUADRO CHE RICORDA LAMPEDUSA
Castro ha ricambiato con altrettanti doni simbolici, sottolinea La Repubblica (11 maggio). Una medaglia commemorativa dei 200 anni della cattedrale dell'Avana, a sottolineare che la Chiesa è parte fondante della società, e il quadro di un artista che rappresenta il doloroso destino di tanti esuli cubani: una grande croce composta da relitti di barconi sovrapposti. Tragedie, storie di disperazione, immigrati diretti in Florida che ricordano tanto i drammi di Lampedusa.
IL PASSATO TRA I GESUITI
D' altro canto il feeling tra i due, otre ad avere una comune matrice latino americana, si muove anche sulla base di studi in comune: sia Raul che Fidel hanno dei trascorsi fra i banchi dei gesuiti, lo stesso ordine a cui appartiene Bergoglio.
LE ELITE DI L'AVANA IN COLLEGIO
Raúl Castro, ricostruisce ancora il Corriere della Sera (11 maggio), nel Colegio de Belén stava in stanza con i fratelli maggiori Ramon e Fidel e gli anni da interno nella celebre scuola della Compagnia di Gesù, che formava le élites dell’Avana («riempirà di pagine brillanti il libro della sua vita», scrivevano nel ’45 gli insegnanti del futuro líder máximo ), non sono passati invano. C’era pure la messa ogni mattina. Ecco perché quella frase che poteva sembrare quasi scherzosa («Se il Papa continua così tornerò alla Chiesa cattolica») potrebbe invece rivelarsi, semplicemente, un ritorno al passato.