“Il mondo nuovo” vs “L’isola”: quale “società perfetta” è più falsa?Lo scrittore inglese Aldous Huxley ha immaginato, con grande talento e inquietante verosimiglianza, uno Stato che regola i rapporti spociali non per garantire che tutti siano liberi, ma esattamente per il contrario: garantire che nessuno si azzardi a pensare per conto proprio.
Il suo libro più celebre è il lodato “Il mondo nuovo”, la descrizione di una società disumanizzata, controllata da un governo mondiale unico e segmentata in base a un rigido sistema di caste, i cui membri sono ridotti a meri esecutori di funzioni decise dallo Stato. Non c'è altra religione o filosofia in questo “mondo nuovo”. C'è solo il pensiero unico imposto dallo Stato totalitario. Non ci sono più famiglia né matrimonio, né paternità e maternità. Tutti sono generati mediante produzione in serie, in laboratori di fecondazione artificiale; la parola “madre”, del resto, suscita repulsione nelle persone di questo mondo “perfetto”, perché evoca una realtà primitiva in cui la nostra specie si riproduceva come gli animali irrazionali.
Non c'è più amore, ma c'è sesso libero: i rapporti sessuali sono un esercizio fisico o un passatempo come qualsiasi altro, svincolati da qualsiasi traccia di affetto o significato. Non c'è tristezza, presumibilmente: tutti hanno accesso a una pillola artificiale che provoca la sensazione di piacere e serenità, mantenendo tutti sempre miti e sotto un totale controllo. Si vive per l'oggi, obbedendo a una programmazione predeterminata, senza alcuna trascendenza, senza sogni, progetti personali di vita, protagonismo o libertà.
Meno conosciuto de “Il mondo nuovo” ma anch'esso pieno di inviti alla riflessione sulla nostra realtà è l'ultimo libro scritto da Huxley, “L'isola”.
L'isola in questione si chiama Pala e non è mai stata colonia di alcun Paese. Per questo, non ha subito l'influenza di alcuna religione esterna né è stata sfruttata come fonte di materie prime. I suoi leader governano l'isola pensando solo al bene comune e al giusto uso delle poche risorse disponibili sul territorio. Gli isolani conducono una vita pacata e in armonia con la natura, senza vincoli con istituzioni né complessi codici di regole sociali. La popolazione dell'isola è incentivata a liberarsi da qualsiasi condizionamento capace di manipolare gli individui.
Vittima di un naufragio, arriva a Pala il giornalista inglese Will Farnaby, che in realtà lavora per un magnate del petrolio. La visione di mondo di Farnaby si scontra con la filosofia degli abitanti dell'isola, che cercano di vivere il presente con i suoi piaceri e le sue limitazioni, senza preoccuparsi di spiegazioni metafisiche per il senso della vita. Lo scontro culturale tra gli isolani e Will Farnaby è accompagnato da un ingrediente ulteriore della trama: Pala ha un principe educato all'estero, che si lascia sedurre dall'idea di “modernizzare” l'isola con lo sfruttamento del petrolio.
Dietro l'idea della mancata influenza esterna e quindi di una presunta “libertà autentica”, è interessante osservare l'esclusione delle visioni religiose del mondo e l'assenza dell'eredità culturale dell'umanità come specie. È come se tutto il tesoro di conoscenze, apprendimenti, esperienze e dubbi dell'umanità semplicemente non valesse nulla per gli isolani per il semplice fatto di essere una “cosa di fuori”; come se non costituissimo tutti un'unica e una stessa umanità con una lunga strada già percorsa in comune. Gli abitanti di Pala, come la società de “Il mondo nuovo”, vivono solo per l'oggi, anche se per motivi e in contesti diversi. Bisogna chiedersi, però, se gli abitanti di Pala sono proprio “più liberi” dei disumanizzati sudditi del governo mondiale unico. La libertà consiste nel fatto di non avere riferimenti? Di non far parte di una storia umana? Di non preoccuparsi del passato e del futuro come se non esistessero o non ci riguardassero affatto?
Partendo da questa domanda su ciò che distingue una società presumibilmente libera come quella dell'isola da una presumibilmente felice come quella dell'ammirabile mondo nuovo, possiamo chiederci in quali contesti, come società, assomigliamo più all'isola e in quali più al mondo nuovo. Cosa ancor più importante, possiamo chiederci se vogliamo assomigliare a una di queste due società.
[Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti]