L’opzione per la virtù non deve comportare un meschino interesse utilitaristico e deve essere sufficientemente salda per mantenersi anche nel dolore e nell’ingiustiziaAlfonso Reyes affermava che a differenza dei testi filosofici, spirituali, storici o scientifici che possono avere un linguaggio di valore estetico e che catalogava come letteratura applicata, “la letteratura in purezza si rivolge all'uomo in generale, all'uomo nel suo carattere umano (…). Il contenuto della letteratura è dunque la pura esperienza”. È per questo che si possono trovare più lucidità e realismo in un romanzo, un racconto o una poesia che in un trattato.
I grandi drammi dell'esistenza umana appaiono molto più nitidi e vicini alla nostra realtà nella vita dei personaggi letterari che nella teorizzazione di un erudito, perché possiamo identificarci e vederci riflessi nelle loro tristezze, gioie, nei loro dilemmi e nelle loro incertezze.
Ciò che accade con la settima arte non è diverso. Un buon film ci rimanda quasi sempre a un incontro con noi stessi, suscita domande e offre risposte che acquisiscono significato e valore nella propria esistenza.
Si potrebbe dire che sedersi a vedere un film di qualità è un esercizio non solo estetico, ma anche etico, nella misura in cui può aiutarci ad essere persone migliori o mostrarci un aspetto della realtà che ancora non conoscevamo e che ci fa riconsiderare certe opzioni o certi atteggiamenti o comportamenti.
Batman – Cavaliere della notte (2008), diretto da Christopher Nolan e interpretato da Christian Bale (Batman), Heath Ledger (Joker), Gary Oldman (Jim Gordon) e Aaron Eckhart (Harvey Dent), non è solo magistrale in termini cinematografici per gli effetti speciali e le eccellenti doti istrioniche dei suoi attori. L'aspetto più interessante è forse il fatto che il problema etico sviluppato nella trama suscita una riflessione su tre posizioni o atteggiamenti morali che si possono distinguere in Batman, Joker e Harvey Dent, le cui opzioni danno dinamismo al tema.
Accostarsi a ciascuna permetterà di identificarle nella vita individuale e collettiva delle società contemporanee, oltre ad essere una preparazione alla nuova versione del film.
Joker, un agente del caos
Il film inizia con il furto in un'importante banca di Gotham City, nella quale è custodito il denaro dei principali capi della mafia. Dietro l'organizzazione del colpo c'è Joker, un “mostro” con il volto dipinto come un pagliaccio e con due grandi cicatrici che cercano di disegnare un sorriso tanto spaventoso quanto irreale. In questa versione della saga, è il nemico numero uno di Batman.
Contro ogni pronostico, Joker ha disposto tutto perché i suoi complici si uccidano tra loro, per poter rimanere con il denaro. Il suo interesse principale, tuttavia, non sembra essere la ricchezza, come rivela a poco a poco la pellicola.
Questo criminale senza principi e senza alcuna lealtà si proclama “un agente del caos”, disprezza i gruppi di delinquenti perché il loro obiettivo meschino è il denaro e non ha alcun pudore a dare fuoco a milioni di dollari di fronte agli occhi attoniti di un importante malfattore. A suo avviso, la città “merita un cattivo migliore”.
Il comportamento di questo personaggio, interpretato brillantemente dal premiato Heath Ledger, ricorda l'atteggiamento di Satana nel Libro di Giobbe. Quando Yahvè si inorgoglisce della rettitudine morale del suo servo, Satana replica che questa è dovuta solo al fatto che è un uomo fortunato e pieno di possedimenti, ma che in una situazione limite la sua condotta sarebbe sicuramente diversa: “Ma stendi un poco la mano e tocca quanto ha e vedrai come ti benedirà in faccia!” (Gb 1, 11).
Allo stesso modo, Joker non crede nella bontà naturale dell'essere umano, e il suo obiettivo ultimo è corrompere l'anima di Gotham City attraverso il terrore, perché “la gente, quando è sul punto di morire, si mostra com'è”. In un interessante dialogo tra Batman e il suo antagonista, questi espone la propria visione della società, cercando di far sì che l'eroe desista dalla sua missione e provando a giustificare le sue azioni.
La sua antropologia pessimista, carente di speranza e ossessionata dalla malvagità, è quella che lo porta a concludere che “l'unico modo sensato di vivere in questo mondo è senza principi”.
Joker vuole svelare quanto ci sia di miserabile nella natura umana, di cui egli è un paradigma. Non si conforma ad essere uno spettatore passivo, ma vuole andare al di là ed essere la causa del caos, della distruzione, della paura; vuole contagiare la sua disperazione, trivializza il dolore delle persone, e non sopporta di vedere uomini virtuosi che credono ancora nel bene. Per questo rimprovera a Batman il suo desiderio di essere coerente: “Hai molti principi e credi che ti salveranno”.
Di fronte alle continue minacce del malfattore, gli abitanti di Gotham City cercano di fuggire. Visto che i ponti sembrano pieni di esplosivo, le autorità mettono a disposizione due traghetti perché possano condurli in un posto sicuro. In uno hanno sistemato i civili, in un altro i colpevoli.
Il piano sembra andare come previsto, ma all'improvviso irrompe la voce di Joker, che dice che in ogni imbarcazione ci sono esplosivo e detonatore, e che se vogliono sopravvivere devono far saltare l'altro traghetto.
Il cattivo vuole nuovamente mettere alla prova la libertà umana, ma con l'unico scopo di confermare la sua tesi di un presunto male radicale nel cuore di tutti gli uomini che impedisce loro di essere altruisti. Alla fine trionfa il bene, e Joker è sconfitto. Uno dei colpevoli getta il detonatore fuori dalla barca e un civile deciso a salvare la propria vita sacrificando i malvagi si pente e mette il detonatore non attivato al suo posto.
Malgrado ciò, i fatti danno ragione ad Alfred, il maggiordomo di Batman, che descrive in modo corretto il malfattore: “Ci sono persone che non cercano qualcosa di logico come il denaro. Non si possono comprare, né spaventare, né far rientrare in sé. Alcune persone vogliono solo vedere il mondo ardere”.
Joker ritiene che Batman lo completi, per questo non lo distrugge. Sembrerebbe credere in una sorta di dialettica senza soluzione definitiva tra il bene e il male. Desidera solo avere qualcuno con cui combattere, un'antitesi, un contendente, perché in mezzo a quella lotta si generi il caos.
Dopo aver sfidato l'eroe in numerose occasioni, ha capito che l'integrità del cavaliere della notte è incorruttibile. Anche quando non la capisce né è disposto a imitarla, gli risulta divertente: “Non mi ucciderai per un'assurda sensazione di superiorità morale. E io non ti ucciderò perché mi diverto molto con te. Credo che tu e io siamo condannati ad andare avanti così per tutta la vita”.
Richiama l'attenzione il fatto che in due scene il personaggio riferisca versioni del tutto diverse circa l'origine delle sue cicatrici. Nella prima sono la conseguenza di un padre ubriaco e di un coltello, nell'altra se le è procurate egli stesso per dimostrare alla moglie, schiacciata dai debiti di gioco e vittima di alcuni delinquenti che le hanno sfigurato il volto, che non gli importava di vederla così. Tempo dopo lei lo ha abbandonato perché non sopportava di stare al suo fianco. Il comun denominatore di entrambe le versioni è il disamore e il rifiuto da parte dei suoi cari, il che ha come conseguenza una persona che non accetta se stessa e vuole provocare ad altri il dolore che ha subito.
Vedendo i disastri di una cultura del relativismo e dell'egoismo, molti uomini non si sentono chiamati a sforzarsi per salvare le circostanze, ma si uniscono alla grande ondata di coloro che hanno scelto di vivere senza principi, rimanendo nel perimetro ridotto dei propri interessi personali e cercando di trarre una fetta di profitto in mezzo alla corruzione e all'inganno.
La società di Joker è quella che dispera del bene e si abitua a contemplare un mondo in fiamme, facendo orecchie da mercante a qualsiasi proposta che non comporti il fatti di “pescare nel torbido”.
Harvey Dent, i due volti della giustizia
Una città schiacciata dal crimine, l'indifferenza e la legge del “si salvi chi può” vedono una luce di speranza nell'impeccabile Harvey Dent, già funzionario dell'ufficio per gli affari interni, diventato avvocato di distretto per la sua azione eccellente e la fama di trasparenza.
Dent sembra essere il prototipo dell'uomo pubblico di successo, ma i suoi risultati non sono conseguenza della corruzione, quanto di un lavoro instancabile contro il crimine organizzato che gli permette di farsi strada verso la carica di sindaco di Gotham City, la sua meta in termini politici.
Il multimilionario Bruce Wayne (la vera identità di Batman) scommette sulla carriera politica di Harvey Dent, che vede come “il volto del brillante futuro di Gotham City”, e organizza una cena con importanti uomini d'affari per presentare il suo amico e proporre loro di finanziare la sua candidatura a sindaco.
Anche se la bella Rachel Dawes (Maggie Gyllenhaal), già fidanzata di Wayne e ora promessa di Harvey, lo interpreta come un subdolo scherzo e un tentativo di ridicolizzazione, gli interessi di Wayne sono sinceri: Harvey è il vero eroe perché non ha avuto bisogno di una maschera per acciuffare i criminali.
In seguito, nei panni di Batman ammonirà lo stesso Dent chiedendogli di non lasciarsi trascinare dalla sua sete di vendetta: “Sei il simbolo della speranza che io non potrei mai essere. La tua lotta contro il crimine organizzato è il primo raggio di luce legittimo che Gotham City vede da decenni”.
Mentre nell'Unità Grandi Crimini, diretta dall'instancabile Jim Gordon, pensano che Dent sia solo un ipocrita che identificano con il soprannome dispregiativo “due facce”, l'avvocato di distretto ritiene che sia nell'Unità che si trovano i poliziotti che lavorano per la mafia.
Gordon accetta con umiltà la possibile relazione dei membri della sua équipe con i cartelli della droga, ma Dent non sembra disposto ad accettare l'infiltrazione di agenti corrotti nel proprio ufficio.
C'è un'aria di superiorità in tutti i suoi giudizi, ed è per questo che la sua forza, sagacia, intelligenza e le sue buone intenzioni si oscurano di fronte alla sua posizione di giudice implacabile in termini morali.
Il suo desiderio di fare giustizia si trasforma a poco a poco in superbia, perché la sua interpretazione distorta di questa virtù cardinale acquista una sfumatura di vendetta che finirà per portare all'epilogo fatale della sua vita.
Joker progetta la morte di Rachel e Harvey. Batman riesce a salvare lui, ma la metà del suo volto resta bruciato, mentre lei muore tragicamente in un'esplosione.
“Il volto brillante di Gotham City” diventa un risentito vendicatore che cerca di farsi giustizia da sé. Sono ormai passati i giorni della legalità e del buon giudizio, e l'unica cosa che sembra interessargli una volta uscito dall'ospedale è trovare chi gli ha provocato quel dolore e fargliela pagare, iniziando dai poliziotti coinvolti. Il detonatore di questa amara reazione è la frase di Joker: “Sono un agente del caos. E sai cos'ha il caos? È giusto”.
Questa visione perversa riesce a corrompere chi in passato è stato la speranza della città, e si compie ciò che aveva ripetuto in varie occasioni: “Muori da eroe o vivi abbastanza per diventare un cattivo”, arrivando a minacciare la vita del figlioletto di Gordon.
Spesso il desiderio di fare giustizia fa dimenticare la misericordia, il perdono e la compassione, perché crediamo che ai buoni, a quanti si sforzano per agire rettamente, debba andare tutto come previsto. Questa idea, oltre ad essere estremamente ingenua, può portarci all'odio e al rancore nei confronti di chi riteniamo la causa dei nostri mali.
L'opzione per la virtù non deve comportare un meschino interesse utilitaristico, e deve essere sufficientemente salda per mantenersi anche in mezzo al dolore e all'ingiustizia.
“Se l'essenza della forza consiste nell'accettare il rischio di essere feriti nella lotta per la realizzazione del bene” (Pieper 190), è chiaro che Harvey Dent incarna un uomo forte ma mette da parte i suoi principi nel momento in cui perde la moglie amata.
Batman condivide la sua tristezza, ma sa che la soluzione non è mai nella vendetta e che trovare una scusa nell'imparzialità della sorte è un modo per nascondere il proprio interesse.
“Non si tratta di ciò che voglio fare, ma di ciò che è giusto”, grida infuriato Dent, ma la moneta che usa per lasciare al caso le grandi scelte è progettata perché possa sempre realizzare la sua volontà. È lui che decide e ha deciso di condannare e di chiudersi alla riconciliazione.
Alla fin fine, è la sua libertà che orienta le circostanze, anche quando vuole farsi scudo nel determinismo di una giustizia sempre neutra, sempre imparziale, sempre oggettiva.
Batman, l'opzione per il bene difficile
È difficile credere che Bruce Wayne, “uno degli uomini più ricchi e potenti del mondo, sia un giustiziere che passa le notti schiacciando i criminali con le proprie mani”, come indica Lucius Fox (Morgan Freeman), uno dei più fedeli dipendenti della I+D, la compagnia di Wayne.
Quest'uomo d'affari che potrebbe vivere al margine dei problemi che assillano Gotham City ha scelto di coinvolgersi al massimo delle sue capacità e possibilità investendo risorse economiche e tempo e rischiando la propria vita senza ricevere alcuna ricompensa, neanche quella del prestigio, perché anche quando teme per la sua reputazione ha Alfred a ricordargli: “Si farà odiare, ma essere Batman consiste in questo”.
Bruce Wayne ha vissutola tragedia di assistere all'omicidio dei suoi genitori e non può evitare la morte della sua amata Rachel, ma non per questo intende la sua missione in coordinate di vendetta e interesse personale, il che gli permette di tenere lo sguardo fisso su un obiettivo molto più nobile dell'equità perseguita da Harvey Dent, che riprende per il suo egoismo, esortandolo ad andare al di là del suo odio.
Dall'altro lato, è da notare che Batman non ha superpoteri, è un uomo contingente e fragile come qualsiasi altro, ma il suo coraggio e la sua opzione decisa per il bene suscitano speranza a Gotham City; ad esempio, quando un imprenditore cinese fraudolento fugge con il denaro della mafia a Hong Kong, Batman progetta un piano per catturarlo e consegnarlo alle autorità.
Sostenuti dall'azione dell'eroe, Gordon e Dent si impegnano a catturare 549 criminali per giudicarli. Chi si aspetta una soluzione si sforza di trovarla, chi non la crede possibile fa parte del problema o si rassegna senza speranza. Molte volte, però, per vedere la soluzione abbiamo bisogno di un sostegno. Per i suoi concittadini è Batman.
“Egli simboleggia il fatto che non abbiamo nulla da temere da rifiuti come te”, dice a Joker Brian Douglas, uno degli imitatori di Batman. L'esistenza di uomini coraggiosi che vogliono imitarlo dimostra che è un'ispirazione, che ci sono alcuni che si animano a lottare contro il male perché un altro ha deciso di combatterlo radicalmente.
Malgrado l'ammirazione che suscita e il fatto che una buona parte di Gotham City lo sostenga, Batman non rimane aggrappato agli onori, e con atteggiamento magnanimo è disposto a presentarsi come il colpevole degli omicidi commessi da Harvey Dent. È meglio essere accusato ingiustamente che permettere che la città perda la speranza in un uomo che sembrava irreprensibile.
Batman è l'antitesi dell'eroe postmoderno, che secondo Zygmunt Bauman è concentrato sul riconoscimento e sulle lodi, e ha chiaro che il senso ultimo dei suoi sforzi è il bene comune: “Sono quello che Gotham City ha bisogno che sia”.
Esercitando la prudenza, il cavaliere della notte sa che la verità ha il suo momento e che “a volte la verità non basta, a volte la gente merita qualcosa di più. A volte la gente merita una ricompensa per il fatto di avere fede”.
Quell'uomo che alla luce del giorno presenta l'aspetto di un magnate frivolo, ambizioso e vanitoso assume tutte le conseguenze della lotta per la società, anche se questo implica il fatto di rivelare la propria identità e di andare in prigione.
Di Batman si può dire che “passò beneficando” (At 10,38), facendo un bene arduo e costoso per il quale non pochi uomini hanno lottato nel corso della storia, “perché non è solo un eroe, è un guardiano silenzioso, un protettore vigilante, un cavaliere della notte” (Jim Gordon).
Bibliografia
Pieper, Josef. Las Virtudes Fundamentales. Madrid: RIALP, 1997
Reyes, Alfonso. La experiencia literaria. México: Fondo de Cultura Económica, 1983
[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]