Padula (Lateranense): più responsabilità e meno distorsione della realtà come avviene con la diffusione dell’ideologia genderPiù responsabilità nella comunicazione e un monito contro la latitanza mediatica nei confronti di temi cari alla Chiesa cattolica, su tutti quello della famiglia. Sono messaggi chiari quelli che lancia Massimiliano Padula, docente di Comunicazione e Sociologia presso l’Istituto Pastorale Redemptor Hominis della Pontificia Università Lateranense, in vista della 49esima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociale in programma il 17 maggio.
Il tema scelto per la Giornata è "Comunicare la famiglia" ed è proprio su questo argomento che Padula il 6 maggio ha moderato il Convegno promosso dalla Diocesi di Roma, le Paoline e la Lateranense in cui si sono confrontati autorevoli esperti come l’arcivescovo Vincenzo Paglia e i sociologi Chiara Giaccardi e Mauro Magatti come relatori.
LUOGO DELLA GRATUITA' DELL'AMORE
«Credo che il senso del Messaggio "Comunicare la famiglia" – osserva Padula ad Aleteia – sia perfettamente sintetizzato nel suo sottotitolo: la famiglia è un “ambiente privilegiato dell’incontro nella gratuità dell’amore” perché rimane l’unico terreno autentico delle relazioni, quello spazio intimo che si apre al mondo restando se stesso, non si snatura, è testimonianza viva della bellezza e della bontà della vita».
LA "PRIMA SCUOLA DI COMUNICAZIONE"
Ma la famiglia, aggiunge l'esperto di comunicazione, «è anche differenza che diventa opportunità di accoglienza, costruzione di identità, occasione di incontro e confronto con il passato, dono assoluto. La famiglia rappresenta nello stesso tempo l’essenziale e lo straordinario e per questo, a mio parere, riflette perfettamente il senso reale di ogni comunicazione». Padula cita Papa Francesco «quando evidenzia che “nella famiglia è soprattutto la capacità di abbracciarsi, sostenersi, accompagnarsi, decifrare gli sguardi e i silenzi, ridere e piangere insieme, tra persone che non si sono scelte e tuttavia sono così importanti l’una per l’altra, a farci capire che cosa è veramente la comunicazione come scoperta e costruzione di prossimità". Questo Messaggio ridona, in un certo senso, dignità alla comunicazione e lo fa partendo proprio da quel “grembo” che Papa Francesco indica come la “prima scuola di comunicazione”, come il primo incontro con l’altro, che è la nostra mamma».
ISTITUZIONALE O CRISTIANAMENTE ISPIRATA?
Ma in questo contesto i media cattolici sono preparati alle sfide che la comunicazione lancia nel terzo millennio? Ci sono limiti rispetto all'utilizzo delle nuove tecnologie, dei social network? Il docente di Comunicazione premette: «Cosa si intende per comunicazione cattolica? La comunicazione istituzionale della Chiesa (e delle sue molteplici espressioni) o semplicemente una comunicazione cristianamente ispirata?».
L'UNIVERSALITA' DELLA CHIESA
Nel primo caso «il macrocosmo ecclesiale non può esprimere un’azione comunicativa unitaria. Questo può generare qualche confusione però riflette appieno l’universalità della Chiesa che si fa proprio presente (e quindi si comunica) nella particolarità e diversità di persone, gruppi, tempi e luoghi. Questo avviene anche con e nei media digitali che altro non sono che un riflesso ulteriore della comunicazione umana, una realtà aumentata dalla quale attingere e nella quale generare nello spirito di ogni uomo che è anzitutto un creatore in quanto creato a immagine e somiglianza di Dio».
LATITANZA MEDIATICA SUI TEMI CRISTIANI
Altro discorso, prosegue Padula, «è se parliamo di una comunicazione cristianamente ispirata che, purtroppo, sembra sempre più latitare sui mezzi di comunicazione. Il caso della famiglia è indicativo: sembra non esistere più sui media se non nei suoi tentativi di distorsione che, a quanto pare, fanno più ascolti. La teoria del gender spalmata in tutte le salse (e su tutti i canali) è un caso emblematico».
"PROIEZIONI DELL'UOMO"
Anche per fare un po' da argine a questa deriva, l'esperto di comunicazione è in procinto di pubblicare un volume sul binomio uomo/media. «Il libro uscirà nei prossimi mesi ed è scritto insieme al collega Filippo Ceretti dell’Università di Bolzano-Bressanone. Ruota intorno all’idea di “umanità mediale” intesa come quella condizione costitutiva della società che interpreta i media digitali alla luce dell’umano». I media, ragiona Padula, «sono proiezioni (dal latino proiĕctus cioè progetto) dell’uomo, in quanto riflesso delle sue intenzioni, delle sue gioie e delle sue tristezze. Non sono un soggetto attivo, non condizionano l’uomo ma è l’uomo stesso che ne suggestiona l’agire e quindi l’influenza sulla società».
COMUNICAZIONE RESPONSABILE
E questa forza progettuale trova spazi di espressione «in ogni ambito dall’esistente, dai processi educativi fino alla pastorale». Per cui il rapporto tra uomo e media «viene così ribaltato. Proviamo a superare le teorie più accreditate che leggono i media in chiave strumentale o ambientale – chiosa Padula – proponendo un punto di vista “altro” che valorizza dimensioni come la responsabilità».