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Parla un uomo che salva le ragazze catturate dall’ISIS

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Aleteia - pubblicato il 06/05/15
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Ne ha liberate più di 200 e spiega ad Aleteia come ha fattoIn questa intervista esclusiva, Aleteia ha interpellato Rabir Sinjari sul riscatto di ragazze tenute prigioniere dall'ISIS in Iraq.

Chi ha riscattato queste ragazze?

Le persone che hanno contribuito al loro riscatto sono ‘Az-al-Din Sinjari e Mahmud Mardin, entrambi funzionari dell'Organizzazione per la Crescita e lo Sviluppo (SIFO). Il presidente di questa organizzazione è Dalir Sinjari. Hanno lavorato da quando l'ISIS ha preso il potere a Sinjar per liberare più di 200 prigioniere in varie zone dentro e fuori l'Iraq.

Come pagate il riscatto?

Non compriamo gli ostaggi. Lavoriamo con la gente sul posto, che rischiando la propria vita aiuta a salvare le persone rapite e tenute in prigionia.

In che modo?

L'operazione richiede una grande preparazione e comunicazioni continue tra i nostri contatti che vivono nelle zone sotto il controllo dell'ISIS.

Quanto costa tutto ciò?

Facciamo affidamento su noi stessi circa il denaro da pagare a chi collabora con noi. Parte del denaro viene usata per comprare documenti di lavoro, carte d'identità e altri documenti per chi era stato rapito. Quando si richiede la religione scriviamo “Musulmano”. Poi compriamo veli islamici neri e mantelli neri, e altri capi d'abbigliamento come copricapo per gli uomini. Nascondiamo quindi queste cose in luoghi sicuri come case occupate, fattorie o abitazioni abbandonate. Oltre a ciò, ci sono le spese di trasporto – per un'automobile – e fondi per i telefoni cellulari e Internet. Questo è tutto ciò che paghiamo alle persone che collaborano con noi. Non abbiamo pagato un centesimo all'ISIS.

Non avete paura?

Cerchiamo di stare attenti, ma l'azione umanitaria richiede sacrificio e abnegazione. Il mio motto nella vita è “A chi aspira alla morte verrà data la vita”. Ho iniziato il mio lavoro quando Sinjar è stata occupata dai combattenti dell'ISIS riscattando 39 persone, tra le quali bambini, donne e uomini Yazidi. Erano stati tutti feriti quando il loro bus è stato preso di mira dai colpi dell'ISIS. Li abbiamo salvati e li abbiamo curati con metodi primitivi. Abbiamo posto bende di lana sulle loro ferite. Abbiamo anche messo sulle ferite del tè nero per fermare il sanguinamento.

Abbiamo saputo che un membro della sua famiglia è rimasto gravemente ferito in quel momento. Cosa è successo?

All'epoca mia sorella mi ha contattato perché andassi da lei per salvare suo figlio Dalir, che era stato ferito. Aveva lavorato con la sicurezza curda (Asayish). Era stato ferito durante una battaglia con l'ISIS nella lotta per controllare Sinjar. Anche mio fratello Farhad era rimasto ferito. Ho dovuto affrontare una scelta difficilissima: salvare i 39 Yazidi feriti, che avevano tutti bisogno di me, o seguire il mio cuore, abbandonarli e andare a salvare mio nipote e mio fratello? È stata la decisione più difficile della mia vita. Sono rimasto e ho salvato gli Yazidi, e ho lasciato che mio nipote e mio fratello se la cavassero da soli. Ancora non so cosa sia accaduto loro. Lo abbiamo fatto per un conto matematico: 39 è un numero più alto di 2, e sappiamo senza dubbio che l'umanità ha la precedenza su tutto il resto.

Finora quante persone avete liberato?

Abbiamo liberato 186 uomini, donne e bambini Yazidi. Abbiamo liberato anche altri 47 musulmani. Vorrei ribadire che continuiamo a lavorare senza ottenere alcun finanziamento da entità governative irachene, siano esse il Governo federale a Baghdad o il Governo regionale del Kurdistan iracheno, o da organizzazioni per i diritti umani locali o straniere. Tutto il nostro lavoro è documentato con audio e video e in dozzine di canali satellitari iracheni e stranieri, così come su riviste e quotidiani iracheni e stranieri.

In che condizioni sono le ragazze quando le trovate?

Ci sono molte ragazze che soffrono di disturbi fisici e mentali molto seri.

Se le ragazze erano con l'ISIS, come fate a riscattarle senza dover pagare?

Quanto alla liberazione delle ragazze, siamo in contatto con loro e sappiamo dove trovarle e chi se ne occupa. In altre parole, contattiamo alcune persone e diamo loro l'indirizzo e il numero di cellulare di una ragazza. La persona contatta la ragazza e le dice quando verrà fatta fuggire. Tutto questo succede senza che la persona con cui lei vive se ne accorga.

Non paghiamo niente all'ISIS, ma ci sono altre spese per le persone che fanno scappare le ragazze. Diamo loro tutto ciò che ci chiedono. Forniamo anche una macchina a noleggio.

Ci ha detto che comunicate con le ragazze attraverso il cellulare. Come ci riuscite? L'ISIS permette alle ragazze di avere un cellulare? Dove sono le ragazze?

Le ragazze sono con famiglie dell'ISIS. Le donne dell'ISIS le portano a casa loro come prigioniere. Circa il modo in cui comunichiamo con loro, molte delle ragazze hanno dei cellulari senza che l'ISIS lo sappia e contattano noi o le loro famiglie appena ne hanno la possibilità.

[Traduzione dall'inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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