Sessualizzarli in modo così precoce è un passo verso lo sdoganamento – tra le altre cose – della pedofilia?Attualmente si parla molto del fatto che i bambini e i giovani possano godere senza alcuna restrizione degli stessi diritti degli adulti, inclusi i cosiddetti diritti sessuali e riproduttivi, “perché la loro giovane età – si dice in genere – non li rende persone a metà o incomplete”. Alla luce di questa premessa, si segnala, tra le altre cose, che i bambini e i giovani hanno il diritto di godere di una vita sessuale salutare e piacevole, di esercitare le proprie preferenze sessuali senza discriminazione e di accedere a metodi anticoncezionali sicuri, accessibili e di qualità.
Ma cosa implicano queste disposizioni in materia di diritti umani per i nostri bambini e i nostri giovani? Ha espresso la sua opinione a questo proposito il dottor Rodrigo Iván Cortés Jiménez, esperto della materia.
Cortés Jiménez – che a metà aprile ha partecipato alla 48ma Sessione della Commissione per lo Sviluppo e la Popolazione delle Nazioni Unite – segnala che se c'è qualcosa di allarmante è il fatto che a Città del Messico sia stata approvata una legge che contempla una fascia di età molto ampia per la gioventù, visto che viene considerato “giovane” ogni cittadino tra i 10 e i 29 anni e non si fanno distinzioni a livello di età in materia dei cosiddetti “diritti sessuali e riproduttivi”. “Ci troviamo di fronte a una normatività perversa, tra i cui eccessi c'è il diritto di cambiare sesso, che implica un'operazione chirurgica, che deve inoltre essere pagata dal Governo a spese dell'erario pubblico”.
“Questo, tra le altre cose, implica l'ordinamento legale approvato, che fortunatamente deve ancora essere approvato dall'Esecutivo locale”, ha commentato.
L'aspetto più grave di questa legge, ha osservato Cortés Jiménez, è che esclude la tutela dei figli da parte dei genitori a vantaggio del fatto di dare compimento a questi cosiddetti “diritti sessuali e riproduttivi”, che non appaiono né nella Costituzione messicana né in alcun trattato vincolante a livello internazionale. “La norma, per com'è scritta, lascia i genitori senza la possibilità di orientare i propri figli in questo senso, perché starebbero violando il loro diritto di esercitare liberamente la propria sessualità”.
Cortés Jiménez, che è anche docente di Filosofia Politica e Sociale, ha commentato che a livello federale il Presidente messicano, Enrique Peña Nieto, mediante un'iniziativa inviata al Congresso dell'Unione ha proposto l'esercizio di questo tipo di diritti, il che ha suscitato un forte dibattito al Senato della Repubblica e successivamente alla Camera dei Deputati, istanza che ha ricevuto una ferma richiesta da parte delle organizzazioni della società civile, che hanno chiesto di eliminare l'espressione “diritti sessuali e riproduttivi”.
“In virtù di ciò, i principali gruppi parlamentari hanno deciso di escluderla dall'iniziativa originaria. Nella Camera dei Senatori è stata ratificata questa esclusione, ed è emerso molto chiaramente l'atteggiamento del Messico sul tema, un atteggiamento sovrano espresso attraverso entrambe le camere del Congresso dell'Unione”.
Sul piano internazionale, ha aggiunto che di recente, nella 48ma Sessione della Commissione per lo Sviluppo e la Popolazione delle Nazioni Unite, ci sono stati Paesi come l'Argentina, gli Stati Uniti e la Norvegia che insistevano sul fatto di considerare questi diritti come norme internazionali, il che ha rappresentato un punto di discussione sul quale non c'è stato consenso, e questo organo internazionale è rimasto senza un documento conclusivo.
“La Santa Sede, la Bielorussia, il gruppo dei Paesi africani e quello dei Paesi arabi hanno chiesto che il tema dei diritti sessuali e riproduttivi venisse eliminato dal tavolo di discussione, mentre per quanto riguarda la delegazione messicana, visto che c'era divisione, esisteva il rischio che il suo Paese che si unisse a quelli che proponevano di includere questi diritti nella normativa internazionale, ma alla fine si è deciso di non sottoscrivere quel punto”.
Cortés Jiménez ha detto che al di là del fatto che alla fine il Messico si sia astenuto dal pronunciarsi a favore di questa iniziativa, a livello nazionale risulta preoccupante che in materia di popolazione, come ad esempio nella cosiddetta Strategia Nazionale di Prevenzione delle Gravidanze Adolescenziali, si mantenga l'espressione “diritti sessuali e riproduttivi”, perché trasgredisce quanto concordato dal Congresso dell'Unione.
“Questa espressione è stata promossa, contro la sovranità nazionale, da gruppi difensori dei cosiddetti diritti LGBT e da alcune forze politiche, argomentando in modo falso che è una disposizione legale di taglio internazionale. Abbiamo già visto cos'è accaduto nella Commissione per lo Sviluppo e la Popolazione, in cui non si è ottenuto alcun consenso e non si è riusciti ad arrivare a un documento conclusivo, soprattutto perché non si avalla questa espressione”.
“Per questo”, ha osservato, “nel nostro Paese nessuno può appellarsi giuridicamente alla definizione 'diritti sessuali e riproduttivi' dei bambini e dei giovani, perché né a livello nazionale né a livello internazionale esiste un documento vincolante che la sostenga; si tratta di un inganno, un'insistenza da parte di gruppi con interessi molto specifici. Questo risponde da una parte a una grave ideologizzazione dei gruppi radicali, dall'altra a interessi economici delle industrie che sono dietro tutto questo, soprattutto quella farmaceutica”.
Per risolvere il problema, devono prevalere i criteri riconosciuti a livello internazionale, contenuti in diversi documenti dell'ONU questi sì vincolanti, in cui si riconosce che il benessere dei bambini e delle bambine va di pari passo con il diritto e il dovere dei genitori di educare e vegliare sullo sviluppo dei propri figli, curandone la crescita e le varie tappe.
“Non è la stessa cosa educare a livello sessuale un bambino di 5 anni e un adolescente di 15, né un ragazzo di 29; non si possono neanche slegare tutte le funzioni che ha la sessualità nella persona umana per ridurla a un mero piacere”, ha concluso.
[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]