Loda le riforme del Presidente AssadLa guerra civile in Siria, che dura ormai da più di quattro anni, potrebbe terminare molto più rapidamente se gli Stati Uniti esercitassero pressioni sui loro alleati perché smettano di aiutare i gruppi estremisti, afferma un presule di una delle città più assediate del Paese.
L'arcivescovo Jean-Clement Jeanbart, dell'arcidiocesi cattolica greco-melchita di Aleppo, sta visitando Boston, New York e Washington, D.C., per chiedere l'aiuto statunitense per porre fine alla guerra e aiutare i cristiani assediati a rimanere nella loro terra ancestrale. Il suo viaggio negli Stati Uniti è finanziato dall'associazione caritativa internazionale cattolica Aiuto alla Chiesa che Soffre.
Jeanbart ha incontrato un rappresentante di Aleteia lunedì presso il Roosevelt Hotel di New York City e ha discusso il background che ha dato origine al conflitto, l'effetto che ha avuto sulla popolazione cristiana in Siria e ciò che pensano i leader cristiani del Presidente Bashar al-Assad.
Come è iniziata la crisi attuale, a suo avviso? A cosa la fa risalire?
Temo che debba essere attribuita alla Primavera Araba. Ci si è avvalsi di un certo numero di cittadini siriani che non concordavano molto con ciò che stava accadendo in Siria, nel Governo, e di un'opposizione che voleva che nel Paese ci fosse più democrazia, più libertà. Presto, però, questo movimento è diventato una rivoluzione, e più di una rivoluzione: un'opposizione violenta e la guerra tra l'opposizione e le forze governative. Non sono sicuro che l'origine sia stata completamente interna al Paese. È stata spinta dall'esterno con gente interna.
Cosa intende?
Alcuni Paesi e certi poteri nella regione e forse in Occidente… La Siria è in una posizione decisiva a livello strategico in Medio Oriente – è nel cuore del Medio Oriente. È sulla via dei traffici commerciali, ha petrolio e gas…
Lei e i membri del suo gregge avete subito ripercussioni per via della crisi?
Ad Aleppo la nostra gente non era toccata da questi problemi. Nella maggior parte dei casi le persone non erano coinvolte nella politica. Non erano interessate alla politica. Erano abituate a curare gli aspetti economici della vita e si occupavano dei propri affari, delle proprie attività. È per questo che sono state vittime di questa guerra e sono state prese di mira dall'opposizione, non venendo a volte capite davvero né dal Governo né dall'opposizione. Dobbiamo dire, però, che il Governo non le ha danneggiate negli ultimi due o tre anni. Il Governo non è stato malvagio nei confronti dei cristiani o delle altre minoranze.
Cosa pensa di Bashar al-Assad?
È una domanda molto difficile. Dico quello che sento, quello che penso. Per essere onesto con Dio, non è malvagio. Nella guerra è stato violento, ma dalla sua ascesa abbiamo pensato che nel Paese ci fosse stato qualche miglioramento e che molte cose fossero cambiate in senso positivo. Ha cercato di fare delle riforme ed è riuscito a emendare rapidamente la Costituzione, e la nuova Costituzione è in vigore ormai da due o tre anni. Ha annullato l'esclusività del partito Ba’ath . Ha limitato il mandato della presidenza. Ha aperto l'elezione alla presidenza, trasformandola da plebiscito a elezione tra vari candidati, ecc. È stato avviato un buon numero di riforme. Non solo io, ma la maggior parte dei leader cristiani di tutte le denominazioni ha una buona opinione del Presidente. Non è ritenuto una persona cattiva. Ha fatto degli errori? Sì, probabilmente. Alcuni di coloro che lo circondavano erano malvagi – sì, probabilmente, ma ha provato a fare del suo meglio.
Quando una persona come il Presidente Assad sposa una donna britannica, che ha un'educazione britannica e francese, che è portatrice dei valori della democrazia in Gran Bretagna, significa che gli piace quello stile di vita e che ama questa apertura nei Paesi. Non avrebbe sposato quel tipo di ragazza se non avesse apprezzato quel tipo di qualità. È per questo che è un segno di quali potrebbero essere i suoi sentimenti. In Siria incontriamo raramente autorità che rispettano il popolo, che rispettano il clero e gli anziani come fa lui. Dall'altro lato, non sono un politico e non so cos'abbia dentro di sé, ma vi dico quello che i miei colleghi e i leader religiosi pensano di lui – i leader cristiani. Alcuni leader musulmani sono con lui, altri contro di lui. Le minoranze in genere concordano con lui…
E la sua vita: la moglie insegna ai loro figli, e lui si prende cura della famiglia. Si sente come se avesse una vita normale. Non è la persona che passa il tempo nei nightclub o cose del genere.
Cosa serve per ripristinare la pace e una società in cui i diritti di ciascuno vengano protetti?
Penso che sarà la decisione del vostro Paese e dei Paesi europei di porre fine a tutto questo. Possono chiedere ai loro alleati nella regione di smettere di finanziare, di supportare, di permettere ai combattenti e ai mercenari di entrare in Siria, e penso che le cose si risolveranno rapidamente in un modo o nell'altro.
Parla di finanziare gruppi terroristici come l'ISIS?
Sì, dell'ISIS. Chi finanzia l'ISIS e gli altri gruppi di opposizione, perché ci sono parti dell'opposizione moderate, ma non sono numerose. La maggior parte dell'opposizione è fondamentalista: ISIS, Nusra… E ci sono Paesi interessati a vedere la Siria collassare. E questi Paesi arabi stanno facendo ciò che stanno facendo per aiutare l'opposizione – e non solo l'opposizione, i gruppi jihadisti –, per aiutarla a prevalere e a fare ciò che sta facendo.
Direbbe che l'Arabia Saudita è il principale finanziatore di questi gruppi?
Non necessariamente. C'è anche la Turchia, ce ne sono altri.
La Turchia come finanziatore?
No, la maggior parte dei combattenti passa attraverso la Turchia, quindi forse se la Turchia potesse fare attenzione a non farli passare renderebbe le cose più semplici.
Altri Paesi stanno finanziando, alcuni inviano armi. Tutti i combattenti sono ben “alimentati”. Molte famiglie nei Paesi poveri sono felici di mandare i propri figli al jihad, la guerra per Dio…
Cos'è che spinge maggiormente i giovani uomini degli Stati Uniti, della Gran Bretagna o della Francia ad andare in Siria per prendere le armi con l'ISIS?
Dagli Stati Uniti non ne partono molti. Ce ne sono alcuni che sono nuovi arrivati, appena giunti negli USA, per cui la loro mentalità, il loro modo di pensare, è stato forse modellato prima del loro arrivo, o è stato nutrito da qualche sceicco lì presente. In Europa, però, ci sono molti problemi sociali e molte ragioni per far sì che un ragazzo viva nella disperazione, e in molti Paesi europei molti giovani si tolgono la vita o direttamente con il suicidio o buttandosi nelle droghe o nel terrorismo. C'è un senso di vuoto, manca qualcosa, vogliono trovare qualcosa che dia significato alla loro vita, ed è per questo che rispondono ai fondamentalisti. Molti di loro hanno compreso la religione musulmana in modo errato, non conoscono nemmeno l'arabo e il Corano. Sono stati influenzati e condizionati dai fondamentalisti… e dal denaro. C'è una situazione economica molto negativa; non hanno lavoro, non hanno entrate e vedono che saranno ben nutriti e in buone condizioni. E dicono che è un'avventura, forse hanno parlato loro del successo di questa campagna che non durerà molto e finirà nell'arco di qualche mese, e diventeranno molto ricchi, chi lo sa?
Com'è ora la situazione ad Aleppo?
Negli ultimi 15 giorni ho visto cose terribili ad Aleppo. Dopo Pasqua siamo stati colpiti varie volte con razzi e bombe – l'arcivescovado, la chiesa, tre chiese su quattro sono state distrutte, 15 persone sono state uccise in casa propria e vari edifici rasi al suolo. Ieri il mio vicario generale mi ha chiamato e mi ha detto che c'è stata una forte esplosione vicino alla città vecchia, nei pressi di dove siamo noi, il mio arcivescovado. E la nostra chiesa è stata colpita di nuovo e un'altra è stata distrutta, e l'arcivescovado è stato gravemente danneggiato. Tutto è in cattive condizioni.
Aleppo aveva migliaia di industrie e mulini – c'erano 600 industrie e mulini, ed è stato tutto distrutto. In genere c'erano 1.200.000 lavoratori; ora sono senza lavoro perché le industrie sono state distrutte, così come le scuole, gli ospedali. È una cosa terribile. Questo ci rende molto tristi perché cinque anni fa Aleppo era una città splendida – molto vivibile e ricca, una delle città più importanti del Medio Oriente a livello economico. Non avevamo petrolio ma avevamo gente che lavorava sodo e industrie, turismo. L'Università di Aleppo aveva 160.000 studenti – e tutti studiavano gratis. Studiare in Siria era molto semplice: ogni stadio dell'educazione, dall'inizio all'università, era gratuito. Aleppo aveva un'intera città per studenti, con 15.000 giovani, che venivano anche da luoghi poverissimi. Questo permetteva ai giovani che non avevano speranze nella vita di ottenere un titolo universitario. Permetteva a molti poveri di diventare benestanti e di acquisire una posizione nel Governo e altri posti di rilievo nella società.
Quando si vede qual è la situazione attuale viene da piangere.
[Traduzione dall'inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]