Nulla ha impedito loro di arrivare a Santiago de CompostelaL'esperienza del cammino di Santiago de Compostela è senz'altro indimenticabile, ma lo è stato ancor di più per un gruppo di dieci malati di sclerosi multipla che l'estate scorsa ha realizzato, con l'aiuto di 11 volontari, gli ultimi 100 chilometri del cammino che porta alla cattedrale di Santiago.
Il percorso, testimonianza di fede e di forza, fa ora parte del documentario intitolato Anoche soñé que volvía al Camino (Ieri notte ho sognato di tornare al Cammino), diretto da David Burillo e prodotto da Temyque, entità senza scopo di lucro che lavora a favore di coloro che soffrono di questa malattia cronica.
È iniziato tutto con un'idea, che poi è diventata un sogno, durante una riabilitazione nel centro di sclerosi multipla della Catalogna, quando si è pensato di realizzare un viaggio in cui si potesse camminare, che fosse in montagna e implicasse una sfida, e allora si è pensato al Cammino di Santiago. L'obiettivo, come ha commentato Carmen, che ha coordinato il progetto e soffre di questa malattia, era far conoscere la sclerosi multipla.
“Era un'opportunità per fare qualcosa, una sfida, una cosa difficile per una persona come me, ma avevo gli aiuti sufficienti per riuscirci”, ha detto Albert, che si è unito all'iniziativa.
Narcís, un altro dei partecipanti, quando gli è stato proposto di andare a Santiago de Compostela ha detto: “In realtà volevo fare da molto tempo il Cammino (…) Quando ho sentito la proposta mi sono riempito di speranza, ma ho anche pensato 'Questi sono pazzi'”.
I 10 pellegrini, con le loro sedie a rotelle e le loro stampelle, hanno intrapreso il cammino realizzando sette tappe: Brea-Portomarín, Portomarín-Ventas de Narón, Ventas de Narón-Palas de Rei, Palas de Rei-Melide, Melide-A Calzada, A Calzada-Amenal e Amenal-Santiago de Compostela.
All'inizio il percorso è stato piuttosto difficile. “Il primo giorno è stato molto duro, e pensare che mi rimanevano altri sei giorni uguali per me è stato tremendo”, ha detto Dolors, mentre Albert ha ricordato che “la prima tappa è stata molto più difficile di quanto mi aspettassi”, visto che aveva molti saliscendi.
“La verità è che ho pensato che non avrei conosciuto altro della Galizia se non pietre, radici e pozzanghere. Ho guardato a terra tutto il tempo per non cadere”, ha aggiunto Narcís.
Man mano che si proseguiva, però, è andata meglio. “Abbiamo superato molte barriere che affrontiamo ogni giorno”, ha commentato Silvia. “Lì, in 23 persone, siamo stati capaci di formarne una sola”.
L'avventura non sarebbe stata possibile senza l'aiuto dei volontari. “Ci siamo sforzati (…), ma le nostre braccia e le nostre gambe in molti momenti sono stati loro”, hanno commentato i partecipanti.
I pellegrini, con il corpo dolorante ma con l'anima traboccante, sono arrivati a Santiago de Compostela il 5 luglio 2014. Questa esperienza ha rappresentato per tutti uno spartiacque, ha commentato Lourdes, dicendo che dopo aver compiuto il pellegrinaggio è diventata “molto più forte e con la voglia di continuare a fare cose”. “Prima ero molto limitata, ora non tanto”, ha aggiunto Dolors.
[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]