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Perché un sacerdote non può occupare una carica pubblica?

Sacerdote

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Esteban Pittaro - pubblicato il 23/04/15
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Due sacerdoti argentini perdono la licenza in quanto candidati politici: questo compito spetta ai laici, ricorda il loro vescovo

A due sacerdoti di diverse diocesi della provincia argentina di Córdoba è stata ritirata la licenza per l'esercizio del ministero sacerdotale per essersi candidati a ricoprire incarichi pubblici.
Il Codice di Diritto Canonico, nel capitolo riferito ai doveri e ai diritti dei chierici, afferma che “è fatto divieto ai chierici di assumere uffici pubblici, che comportano una partecipazione all'esercizio del potere civile” (canone 285, § 3).

Aggiunge poi: “Non abbiano parte attiva nei partiti politici e nella direzione di associazioni sindacali, a meno che, a giudizio dell'autorità ecclesiastica competente, non lo richiedano la difesa dei diritti della Chiesa o la promozione del bene comune” (canone 287, § 2).

Anche il Catechismo ha riferimenti al riguardo, citati dal comunicato della diocesi di Villa de la Concepción del Río Cuarto spiegando il ritiro della licenza al presbitero Gabriel Rodríguez Martina, candidato all'ufficio di sindaco.

Il vescovo della diocesi, monsignor Adolfo Uriona, ha spiegato che “la Chiesa valorizza l'attività politica come ricerca del bene comune ed espressione della carità, ma ritiene che questo compito faccia parte della vocazione dei laici, che agiscono di propria iniziativa con i loro concittadini”.

Il vescovo ha citato l'articolo 2442 del Catechismo, che afferma che “non spetta ai pastori della Chiesa intervenire direttamente nell'azione politica e nell'organizzazione sociale”.

Nella diocesi di Cruz del Eje si è presentato un caso simile a quello di Río Cuarto, e anche al presbitero Enrique Maldonado, candidato all'ufficio di legislatore nel dipartimento di Pocho, è stata ritirata la licenza.

Sia Maldonado che Rodríguez Martina non perdono il loro stato sacerdotale, ma si vedono ritirata la licenza per esercitare il proprio ministero. Maldonado era parroco di San Pedro, parrocchia una volta guidata dal beato Cura Brochero.

Il suo vescovo, monsignor Santiago Olivera, ha espresso il proprio dolore e la sorpresa “perché è contraddire l'impegno sacerdotale che ha promesso per tutta la vita, servire il suo popolo, nella Chiesa, rispettando e obbedendo al vescovo. Tollero questo fatto, ma gli tolgo la licenza per essere sacerdote per questa sua iniziativa, con la quale non sono affatto d'accordo. Credo che sbagli, perché siamo stati formati per essere pastori e non politici”.

“Un pastore nell'esercizio del suo ministero e a favore del suo popolo può fare molto”, ha aggiunto monsignor Olivera. “Si può fare tanto celebrando l'Eucaristia, si può fare tanto benedicendo, si può fare tanto perdonando i peccati. Non può farlo alcun laico, ma i laici possono partecipare alla politica”.

“Ciò che smette di fare padre Quique non può farlo un laico, ma quello che il sacerdote si accinge a fare lo può fare un laico”, ha ricordato. “Nessuno può confessare e perdonare i peccati se non un sacerdote, ed è un peccato che ci sia un sacerdote in meno per servire davvero il nostro popolo”.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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