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8 consigli preziosi per evitare un divorzio e rafforzare un matrimonio

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Aleteia - pubblicato il 20/04/15
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Comunicare con il partner, rispetto e ammirazione, affrontare i problemi, dedicare del tempo all’altro…Di Aquilino Polaino-Lorente*

1. Comunicare con il partner è un fattore preventivo essenziale. Quello che non si comunica non si condivide. Ciò che non si condivide allontana. Ciò che allontana crea distanze irrimediabili. Ciò che distanzia disunisce, e ciò che disunisce finisce per estinguere e dissolvere qualsiasi rapporto, finché ciascuno diventa un estraneo per l'altro.

Il silenzio e la mancanza di comunicazione sono i più grandi nemici delle relazioni coniugali.

È curioso che l'82% delle donne spagnole sposate ritenga la mancanza di comunicazione coniugale il primo e più frequente tra i propri problemi di coppia.

2. Rispettare e ammirare l'altro: anche il rispetto e l'ammirazione sono fondamentali come fattori di resistenza ai conflitti di coppia. Perché emerga un conflitto tra i coniugi, prima devono avere necessariamente smesso di ammirarsi.

Quando si estingue l'ammirazione reciproca, la perdita del rispetto – all'inizio solo gestuale e verbale – è vicina.

Questa perdita iniziale di rispetto verbale a volte si prolunga – basta che i coniugi siano più irritabili o per un momento perdano il controllo – nella perdita del rispetto fisico, o nella violenza domestica.

È molto difficile che una coppia entri in crisi se l'ammirazione e il rispetto reciproco non solo si conservano, ma con il passare degli anni aumentano.

3. Non fuggire dalle difficoltà e non insistere sulle differenze: per cercare di risolvere i problemi, la prima cosa da fare è identificali, e poi affrontarli. 

Se le difficoltà vengano messe a tacere e “parcheggiate”, ciò che era piccolo si ingrandisce e quello che all'inizio aveva appena importanza diventa il fattore detonatore della crisi.

La convivenza consiste in buona parte nell'imparare a risolvere con successo e insieme i piccoli conflitti quotidiani.

Le differenze tra l'uomo e la donna sono incancellabili e inestinguibili. Per questo, è di cattivo gusto insisterci.

Gli elementi di differenza sono lì per una funzione eccelsa: quella di complementare, crescere e far arricchire a vicenda.

Il rispetto di queste differenze immodificabili costituisce un'ottima opportunità per far sì che i coniugi conoscano meglio se stessi.

4. È imprescindibile dedicare tempo, pazienza e tenerezza al coniuge: l'amore richiede tempo, attenzione e dedizione vigile.

Chi va sempre di fretta non può avvertire la realtà dell'altro, per la semplice ragione che attraversa il suo ambito spaziale senza lasciarsi sorprendere né toccare dalla presenza del partner.

Tra le persone che si amano deve esserci la pazienza necessaria, almeno la stessa che richiede il fatto di allevare e dare una buona educazione a un bambino piccolo.

Se si verificano le condizioni precedenti, la tenerezza finisce per emergere e invadere l'intimità dell'altro, e allora e solo allora scompariranno le lamentele sul fatto che gli sia stato detto o meno che lo si ama o lo si ammira, perché la tenerezza è la dimostrazione oggettiva di quell'amore, un grido silenzioso più potente di qualsiasi parola, che non passa quasi mai inosservato.

5. Sforzarsi di condurre una vita sessuale piena e attiva: i rapporti sessuali sono necessari nella vita di coppia. Non sono ovviamente il fattore più importante, ma sono una delle prime condizioni che definiscono la coppia o il matrimonio e che devono essere soddisfatte.

La sessualità può presupporre – e di fatto presuppone – un certo sforzo, soprattutto se – come dovrebbe essere nel matrimonio – ciascuno dei coniugi si dimentica di sé e pensa solo alla pienezza della soddisfazione dell'altro.

Anche in questo vige la donazione reciproca, e non dovrebbe essere omessa o oggetto di rinuncia o men che meno di frustrazione.

È frequente che nella coppia si usi la sessualità per risolvere i conflitti nei quali non si è riusciti a raggiungere un accordo, o che se ne utilizzi la negazione per continuare a rivendicare, lottare e aumentare i problemi che riguardano altri ambiti del legame coniugale e il cui contenuto è molto diverso.

È bene che ogni problema venga risolto nell'ambito in cui ha avuto origine e al quale appartiene, senza sconfinare in altri settori che non sono in alcun modo affini e che non possono sostituirlo.

6. Stabilire e rispettare il necessario ambito di libertà personale dell'altro: dire che l'uomo e la donna devono essere “una sola carne” non deve essere considerato come un'unione tale da comportare la fusione tra loro e la confusione delle loro persone.

Il matrimonio, ovviamente, ne fa una sola carne, ma allo stesso tempo – ed è qui il mistero – mantiene nella loro integrità aspetti differenziali delle personalità di ciascuno.

Come conseguenza, bisogna stabilire qual è l'ambito necessario di libertà più appropriato a ciascuno dei coniugi e che l'altro non può, non deve, forzare né smettere di rispettare.

7. Mantenere una divisione equilibrata e flessibile di compiti e ruoli: le diverse qualità di ciascuno dei coniugi, la loro singolarità e l'efficienza che deriva dalla divisione del lavoro esigono questa ripartizione di funzioni tra loro.

La cosa logica è che la persona più portata per un determinato compito o al quale questo richiede meno sforzo sia quella che deve occuparsene.

Si tratta solo di essere più efficaci, ma senza sprofondare nell'utilitarismo funzionalista.

Per questo è anche bene che se uno dei coniugi avverte che all'altro svolgere un compito comporta grande sforzo se ne occupi o lo aiuti.

La coppia è costituita per sommare, per moltiplicare anziché dividere, per tenere conto più di ciò che unisce che di ciò che separa.

In un certo senso, marito e moglie diventano cofondatori, in parti uguali, di una sola e unica impresa, nella quale non si può precisare ciò che è di ciascuno di loro, perché ciò che è di uno è anche dell'altro, perché tutto è di entrambi.

In questo i due sono corresponsabili, coesistenti e copartecipi di tutto ciò che avviene a entrambi.

8. Promuovere una certa complicità aggiunta: il tessuto della coppia è inconciliabile con l'incomprensione e il sentimento di solitudine. La coppia è compagnia, assenza di solitudine, comunione.

Non è rara la presenza di coppie che probabilmente si amano molto e sono molto equilibrate, ma si percepisce che manca loro qualcosa. Sono marito e moglie ed eccellenti genitori, ma… non sono compagni! La vita di uno non è stata compagnia inseparabile della vita dell'altro.

In questi casi ciò che manca è la generosità per aprire l'intimità – che è quello che costa di più – e offrirla con gioia all'altro.

Quando i coniugi diventano compagni – buoni compagni, si intende –, il dono dell'intimità trabocca e sorge quell'allegria vitale che non si può nascondere in coloro che si sentono complici e lo sono davvero dei propri affanni, delle proprie illusioni, dei desideri, delle fantasie, dei sentimenti, di progetti, pensieri ricordi.

*Estratto dal libro Divorcio, ¿cómo ayudamos a los hijos?, pubblicato a marzo 2015 dalla casa editrice Stella Maris

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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