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Essere contro il matrimonio gay non ci rende persone che odiano

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Aleteia - pubblicato il 07/04/15
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È ora di smettere di insultaredi Jason Evert

Qualche mese fa, sono entrato in un negozio di cornici con un grande quadro di San Giovanni Paolo II e l'ho posato sul bancone. Il corniciaio, un signore gentile di poco più di quarant'anni, ha guardato profondamente l'immagine per qualche secondo e mi ha detto: “Sono un ragazzo cattolico. È un peccato che la Chiesa non mi voglia”. Anche se non l'ha detto, era chiaro che si stava riferendo alla sua omosessualità. Ho chiesto: “Cosa intende dicendo che la Chiesa non la vuole? È ovvio che la Chiesa la vuole. Dio la ama. La Chiesa la ama. È casa sua”. È rimasto piacevolmente stupito e mi ha chiesto: “Che parrocchia frequenta?”.

Abbiamo avuto una conversazione piacevole, e quando sono tornato qualche settimana dopo l'ho salutato e lui ha esclamato: “Si ricorda il mio nome!”. Abbiamo fatto un'altra chiacchierata calorosa ed ho notato che i suoi occhi si stavano riempiendo di lacrime. Mi ha chiesto: “Posso abbracciarla?” “Certamente!”, ho risposto, e lui ha fatto il giro del bancone e ci siamo abbracciati come fratelli. Ho chiamato mio figlio, che stava facendo acquisti insieme a me, e gli ho detto: “Dagli un abbraccio anche tu!”. Mio figlio ha stretto le sue braccine intorno alle gambe dell'uomo e alle mie. Mentre tornavo a casa, ho ringraziato Dio per quell'incontro, perché sapevo di aver incontrato Cristo in quell'uomo. Quei brevi momenti con lui sono stati il clou della mia giornata. Mi ha perfino mandato un messaggio on-line per mostrarmi di aver incorniciato lo stesso dipinto di San Giovanni Paolo II per casa sua!

Il motivo per cui condivido tutto questo è che non penso di essere l'unica persona stanca del fatto che i media mi dicano che se credo nel matrimonio tradizionale “odio” le persone che sperimentano un'attrazione omosessuale. “Odio” è una parola forte, e non dovrebbe essere buttata lì nella speranza di segnare punti polemici fomentando la gente.

Molte persone che hanno sperimentato un'attrazione omosessuale hanno sofferto per colpa dei bigotti, per molestie crudeli e omofobia. Alcune si sono suicidate per il rifiuto e il bullismo di cui sono state vittime – a volte all'interno delle loro stesse famiglie. Dobbiamo essere profondamente sensibili a queste realtà, riconoscendo che questi pregiudizi pieni di odio dovrebbero essere condannati.

Sei una persona che odia?
Ecco dunque la domanda: la professione del fatto di credere nel matrimonio tradizionale costituisce un discorso di odio? Se è così, allora a quanti sostengono il matrimonio omosessuale si dovrebbe chiedere:

Odiate gli individui che vogliono aderire a un matrimonio poligamo?

Odiate gli individui che vogliono avere un matrimonio “aperto” o “semimonogamo”, in cui la fedeltà non è un requisito?

Odiate la donna che di recente ha sposato se stessa?

Le persone di mia conoscenza che sperimentano un'attrazione omosessuale sono per la maggior parte esseri umani deliziosi. Mi risulta difficile pensare che potrebbero odiare uno degli individui menzionati qui sopra – anche se potrebbero non essere d'accordo con la loro definizione di matrimonio.

Siamo onesti: se non siete d'accordo con qualcuno sulla definizione del matrimonio, questo non vi rende una persona che odia. Potete essere fortemente in disaccordo con qualcuno e amarlo comunque profondamente.

Alcuni diranno: “Sembra che la Chiesa se la stia prendendo con gli omosessuali proibendo loro di sposarsi”. Chi avanza questa comprensibile obiezione spesso non sa che la Chiesa non prende di mira nessuno. La Chiesa crede semplicemente che l'unione sessuale tra un uomo e una donna sia uno degli aspetti essenziali del matrimonio, e quindi coloro che sono incapaci di questo sono anche incapaci di sposarsi. Ad esempio, la Chiesa ritiene di non poter autorizzare il matrimonio di persone impotenti [da non confondersi con l'infertilità, l'impotenza è quando una persona è incapace di avere un rapporto sessuale].

È importante capire che quando la Chiesa parla di matrimonio, fondamentalmente non sta parlando di ciò che la gente fa (scambiarsi delle promesse), quanto piuttosto di quello che due persone diventano (un'icona dell'amore di Cristo per la sua sposa, la Chiesa). Non sorprende che molte persone obietteranno anche su questo, affermando che la Chiesa non ha il diritto di pontificare su questi argomenti. L'aspetto ironico è che la cultura che prima richiedeva di avere rapporti sessuali senza matrimonio ora chiede il matrimonio senza rapporti sessuali.

Chiamati all'amore
Affermando che l'unione in un'unica carne è essenziale per il matrimonio, la Chiesa non sta proibendo a nessuno di amare. Chi non è chiamato al matrimonio, infatti, è comunque invitato ad esprimere l'amore di Dio in modo potente. Molte persone che sperimentano un'attrazione omosessuale hanno abbracciato con gioia questa chiamata, ma la loro voce è spesso coperta da quanti ritengono la castità un'opzione irrealistica. La loro vita è una prova che anche se molti hanno rifiutato la Chiesa cattolica, questa non rifiuta nessuno.

Alla fin fine, non è un'espressione d'odio invitare la gente a praticare la castità. Sarebbe una falsa forma di compassione portare qualcuno a credere che possa trovare la vera felicità al di fuori della volontà di Dio.

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Jason Evert ha fondato chastityproject.com e ha parlato in tutti i continenti a oltre un milione di persone della virtù della castità. Ha scritto più di dieci libri, tra i quali How to Find Your Soulmate without Losing Your Soul e Theology of the Body for Teens.

[Traduzione dall'inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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