Il rischio francese di una malintesa laicità. Pontier (pres. vescovi): “Non si può rinunciare alla religione in nome della pace civile”
Papa Francesco nella Veglia della notte di Pasqua non ha dimenticato i cristiani perseguitati. Ha battezzato un catecumeno del Kenya e poi nelle intenzioni di preghiera si è invocato il Signore: “Rinvigorisci la fede nei cristiani perseguitati” e si è pregato per “i governanti che cercano la pace” e per la “conversione dei cuori dei seminatori di odio”.
Ma non ci sono solo le persecuzioni che portano alla morte. C’è anche la discriminazione verso la religione. Nell’ultimo Rapporto dell’anno scorso dell’ “Aiuto alla Chiesa che soffre” si mette in evidenza che nel 60% dei 196 Paesi presi in considerazione la libertà religiosa è peggiorata per tutte le religioni.
In Europa è il caso francese che preoccupa. Henri Tincq, uno dei giornalisti più noti di Francia, per anni vaticanista del quotidiano Le Monde, ha messo in guardia dal fare confusione tra laicità e messa all'indice di ogni manifestazione religiosa in nome della lotta all’estremismo religioso (Slate.fr 1 aprile). Anche la Conferenza episcopale ha lanciato l’allarme circa l’idea di una laicità che contrasti ogni religione e ha richiamato lo Stato al “rispetto delle convinzioni religiose”. Il presidente dei vescovi francesi mons. Georges Pontier, arcivescovo di Marsiglia, ha osservato, parlando all’assemblea dei vescovi il 25 marzo scorso, che per assicurare “la pace civile” non si può “rinunciare all’espressione delle convinzioni religiose” e permettere “poi ad altri di stigmatizzarle” (L'Osservatore Romano 25 marzo).
Diversi episodi negli ultimi giorni hanno messo in luce questa deriva. A Tolosa nelle ultime elezioni religiose un rabbino è stato respinto da un seggio solo perché indossava la kippà, sulla base del principio di laicità dello Stato. E’ un rischio reale quello della messa al bando della religione come metodo di lotta ai fondamentalismi. Il Consiglio generale dell’Haut-Rhin, dopo più di due secoli, ha deciso di togliere i crocefissi dalla sala del Consiglio in nome dei valori della Repubblica. Tutto il dibattito sulla laicità positiva avviato da Nicolas Sarkozy nel passato e approvato anche da Benedetto XVI nel suo famoso discorso ai Bernardini a Parigi durante il viaggio in Francia, è destinato a sparire in base a forti pressioni dei radicalisti della laicità, che si trovano anche dentro lo stesso partito di Sarkozy, l’Ump, dove le posizioni in materia religiosa dell’ex-presidente non sono ben viste da alcuni dei suoi colonnelli tra cui Alain Juppé, fondatore dell’ Ump, ex-primo ministro e ministro degli esteri e attuale sindaco di Bordeaux.
La Francia dopo Charlie Hebdo sembra che abbia paura delle sue religioni. Oltre all’episodio di Tolone è stato censurato dalla società che gestisce il metro di Parigi (Rapt) anche un manifesto del concerto di un famoso trio di preti cattolici solo perché incasso sarebbe stato devoluto ai cristiani d’Oriente, che secondo la società del metro sono “una fazione di una guerra confessionale”. La metropolitana, ha spiegato, è “un luogo laico”. I vescovi francesi sono intervenuti con una nota di protesta e Isabelle de Gaulmuyn, per anni vaticanista del quotidiano cattolico La Croix, ha scritto che la “laicità sta diventando un formidabile strumento di esclusione” (1 aprile).
L’episodio della censura del manifesto del metro ha suscitato numerose proteste e lo stesso ministro degli esteri Laureant Fabius ha precisato che la protezione dei cristiani d’Oriente è “una tradizione per la Francia”. Fabius ha marzo aveva convocato infatti una riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu che la Francia presiede in questo periodo proprio discutere della questione dei cristiani d’Oriente e delle altre minoranze perseguitate. I vescovi francesi nella nota (eglise.catholique.fr 4 aprile) si richiamano alla “legittima indignazione contro una misura assurda” e spiegano che deve essere “la situazione dei cristiani d’Oriente a suscitare la nostra profonda inquietudine” e non il manifesto di un concerto.