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A Pasqua buone notizie per la vita

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Chiara Santomiero - Aleteia - pubblicato il 05/04/15
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A Giarre una madre lascia un neonato nella culla per la vita e lo salva. In Italia sono 50 queste culle. Da valorizzare di più.

E' arrivato alla mattina di Sabato santo quando la terra veglia il suo Creatore nel sonno del sepolcro aspettando la Resurrezione e la vita nuova. Testimone egli stesso della vita che sempre si rinnova, ha bussato all'idea di una esistenza semplice, fatta di una famiglia in attesa e di una casa calda. Ma non c'era questo ad attenderlo, almeno non subito.

 

La sua mamma ha fatto quello che ha potuto. Chissà quali nubi ci sono sul suo cammino ad impedirle di prendersi cura del suo piccolo, ma ha avuto fiducia nella vita e non l'ha semplicemente buttata via, come un errore o un incubo da lasciarsi alle spalle.

 

A Giarre nella mattina di Sabato santo mani gentili hanno deposto un neonato nella "culla per la vita" della parrocchia "Gesù lavoratore". È bastato il suo peso ad attivare i sensori del dispositivo e l'allarme collegato con la Centrale operativa del 118. Il neonato, che aveva ancora il cordone ombelicale attaccato, è stato prelevato e trasferito in ambulanza prima all’ospedale di Acireale, dov’è stato visitato e stabilizzato, e quindi al Policlinico di Catania.

 

La Culla di Giarre è una della cinquantina attive in tutta Italia: costituiscono una riedizione delle Ruote degli esposti che in passato hanno salvato la vita a migliaia di bambini costituendo a volte l'unica alternativa alla povertà, alla vergogna di un abuso, al rifiuto di un neonato indesiderato. La tecnologia le ha rese naturalmente molto più sofisticate con un sistema che consente di tenere il neonato al caldo, di far intervenire gli operatori sanitari, di mettere in funzione una telecamera che rilevi trattarsi effettivamente di un bambino, pur assicurando il completo anonimato di chi lo introduce nella culla. Le Culle, come sottolinea il Movimento per la vita, rappresentano, non l’alternativa, ma il completamento della normativa per il parto anonimo in ospedale oltre 300 casi l’anno – poiché non tutte le donne vogliono o possono recarsi in ospedale a partorire. "La legge italiana – ha commentato a proposito del caso di Giarre Gian Luigi Gigli, presidente del Movimento per la vita – consente alle donne di non riconoscere il figlio. Se le Asl valorizzassero le Culle, potrebbero contribuire a evitare aborti e infanticidi".

 

Pasqualino (come chiamarlo altrimenti?) adesso sta bene ed è in buone mani. Di lui si occuperà il Tribunale per i minori di Catania e forse già una famiglia si prepara ad accoglierlo. Buone notizie per la vita a Pasqua.

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