Il Vangelo chiede di seminare speranzadi Giacomo Giunti
OFMConv, docente di Teologia pastorale e Catechetica
Banca Etica è una istituzione finanziaria che dalla metà degli anni ‘90 costituisce anche in Italia una bella accoppiata tra il mondo bancario e la visione etica. Cooperazione sociale, associazionismo e volontariato si trovarono a convergere in questo progetto, oggi ancora più attuale, quello di scegliere in base all’etica della solidarietà sociale e di non lasciare il puro e semplice mercato alle sue dinamiche; quello di investire la raccolta dei risparmi in direzioni etiche, dichiarate, capillari. In poche parole possiamo descrivere lo stile di Banca Etica dicendo che si preoccupa delle conseguenze non economiche delle azioni economiche.
Le riflessioni e gli insegnamenti di Papa Francesco sui temi della finanza, del lavoro, della povertà, della disparità sociale rendono oltremodo interessante ogni concreta realizzazione che restituisca alla nostra società una corretta gerarchia di funzionamento e di coesione. Vale a dire che sentiamo necessario rimettere in circolo valori etici perché la finanza torni ad essere motore di sviluppo con ricadute diffuse e condivise e non mondo a sé, lontano dalla economia reale e quindi dalla vita reale, quotidiana, concreta delle persone. Banca Etica va esattamente in questa direzione. Ma c’è di più. Il microcredito, la trasparenza delle operazioni – è l’unica banca che pubblica l’elenco completo dei finanziamenti erogati – la scelta etica degli investimenti dei risparmiatori sono la ripresentazione moderna, contemporanea del pensiero, della mission antica dei banchi dei pegni, dei monti di pietà, in pieno ‘400. Queste realizzazioni ebbero il loro sviluppo e la loro espansione geografica grazie alla predicazione popolare e alla spinta del mondo francescano. Non fu facile la diffusione di questa “invenzione” finanziaria; c’erano ambienti teologici e di governo che ritenevano usura anche ciò che oggi è per tutti il normale interesse che chi presta riceve a fronte marzo 2015 4 del rischio che corre di non riprendere più la somma prestata; c’era il mondo ebraico, che gestiva a quel momento l’attività spesso a tassi di vera usura, e fecero resistenza. Ma il prestigio dei vari predicatori francescani ebbe la meglio, come a Perugia dove il Monte di Pietà fu aperto al termine del Quaresimale nel 1462. E poi Padova, Crema, Pavia, Siena, Bologna e via via ovunque lo sviluppo e la crisi specialmente nelle città portavano i loro frutti. Se leggiamo in chiave simbolica i fatti restiamo a bocca aperta: alla fine di una predicazione il cui obiettivo è da sempre la conversione e la penitenza (Quaresima) il frutto concreto è … una banca, o meglio un banco!
Uno strumento per aiutare i piccoli artigiani, le singole famiglie a restituire debiti, a lavorare, a vivere, liberandosi dalle sirene dei tanti soldi subito, ma a interessi disumani per sempre. Non è quindi strano né nuovo che Banca Etica, in Piemonte, abbia chiesto a un frate di essere presente nel GIT, il Gruppo di Iniziativa Territoriale, a portare in particolare voce e sensibilità del mondo delle Cooperative. O meglio non è strano che un francescano abbia accettato l’invito, sapendo di non assumersi ovviamente responsabilità di tipo finanziario, decisionale, operativo e restando nell’ambito dell’impegno volontario non retribuito. Il Gruppo di iniziativa territoriale nel quale opero ha il compito di diffondere la cultura di una finanza etica, di ascoltare le voci del territorio in cui è radicato, di aiutare Banca Etica a raffinare i propri interventi. Qualche amico sorridente e ironico mi ha sussurrato che dopo un Papa che “fa politica” ora arrivano i frati che “fanno finanza”. È chiaro che non è così, né in un caso né nell’altro. È la fede, è il Vangelo che non trascura nessuna dimensione della vita, della vita reale e concreta. È il Vangelo che torna ad essere annuncio, notizia, novità. È il Vangelo che mi chiede di seminare speranza, ma non solo a parole (omelie, insegnamento, interviste, conferenze), ma con un concreto impegno incarnato nel tessuto sociale. Banca Etica non è affatto una soggetto confessionale, ma possiamo dire che le sue scelte etiche sviluppate e proposte, coincidono con la diversità cristiana, con l’alternativa evangelica, in questo caso in campo economico.