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Violenza sulle donne: le Chiese cristiane dicono “basta”

Hopelessness Woman crying  Violence © g-stockstudio / Shutterstock 

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Chiara Santomiero - Aleteia - pubblicato il 10/03/15
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Il maggior numero delle aggressioni avviene tra le mura domestiche. Bonafede: “è anche una questione di modelli familiari”

Insieme per far fronte alla grave emergenza della violenza contro le donne: la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) e l’Ufficio nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso (Unedi) della Conferenza episcopale italiana, a ridosso della Giornata internazionale della donna, hanno lanciato un appello congiunto per promuovere la sensibilizzazione su questo tema. L'appello è stato firmato al Senato il 9 marzo con l'adesione, oltre che dei promotori, di altre 8 confessioni cristiane presenti in Italia: la Sacra Arcidiocesi ortodossa d'Italia e Malta, la Diocesi ortodossa romena, l'Amministrazione delle parrocchie del Patriarcato di Mosca, la Chiesa copta ortodossa, la Chiesa armena apostolica, la chiesa cattolica ucraina di rito bizantino, la Chiesa anglicana, nonché la chiesa cattolica nazionale polacca degli Stati Uniti d'America e Canada.

 

I numeri della violenza: il rapporto dell'Onu

 

La violenza sulle donne è un tema che richiede ormai il coinvolgimento di tutti, essendo un fenomeno comune a tutti i Paesi, sia ricchi che poveri, sia in pace che in guerra, come ha sottolineato il rapporto presentato il 9 marzo all'Assemblea generale dell'Onu dal segretario Ban Ki-moon. Secondo il rapporto, il 35% delle donne in tutto il mondo – più di una su tre – ha dichiarato di aver subito violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita. E una ragazza su 10 con meno di 18 anni è stata costretta ad avere rapporti sessuali. Nonostante i passi avanti in materia di istruzione, sanità e ruoli di comando anche in campo politico, "la violenza contro le donne e le ragazze di tutto il mondo persiste a livelli allarmanti". Il tasso delle violenze contro le donne – tra cui stupri, omicidi e molestie sessuali – rimane "ostinatamente alto sia nei Paesi ricchi che in quelli poveri, sia in quelli dove è in atto una guerra che dove c'è la pace". Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, inoltre, il 38% delle donne che vengono uccise, sono ammazzate dai loro partner. La violenza subita tra le mura domestiche ha per ulteriore effetto che spesso viene taciuta: uno studio condotto in 28 paesi dell'Unione Europea ha rilevato che solo il 14% delle donne ha riferito il più grave episodio di violenza domestica subito alla polizia.

 

L'impegno delle Chiese in Italia

 

Proprio perchè la gran parte della violenza contro le donne avviene nelle case, secondo la pastora valdese Maria Bonafede, membro del Consiglio Fcei occorre "una forte autocritica su questi temi da parte delle chiese cristiane, perché questa violenza avviene in famiglie di tradizione, bene o male, cristiana. Dunque è un problema 'nostro' su cui ci dobbiamo interrogare, chiedendoci che tipo di messaggio dobbiamo portare e quale messaggio abbiamo portato finora". Il cristianesimo, infatti, ha svolto un ruolo importante nella creazione "di una visione in cui l'uomo è il capo e la donna deve tacere e così via. Occorre fare mente locale anche sull'esegesi biblica per elaborare un messaggio che sia di pieno rispetto della dignità della donna". L'appello, quindi, non è semplicemente "una dichiarazione di principio dei cristiani ad una sola voce contro una violenza che è stata definita un'emergenza nazionale" ma intende impegnare le chiese cristiane italiane, a livello nazionale e locale, a "promuovere iniziative in campo educativo, pastorale e di testimonianza evangelica per promuovere la dignità della donna e per coinvolgere gli uomini nella riflessione su questo tipo di violenza" (Radio vaticana 10 marzo) .

 

Un peccato di omissione

 

La mancanza di sensibilizzazione in materia costituisce per don Cristiano Bettega, direttore dell’Ufficio nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della Cei: "Un vero e proprio peccato di omissione". La difficoltà di affrontare questa realtà diffusa su ripercuote sulla capacità di risposta delle comunità cristiane: "Bisogna invece lavorare – ha invitato Bettega – perché si diffonda sempre più una cultura di rispetto, delicatezza e accoglienza e di uguaglianza reale, pur nelle differenze e nella complementarietà". Il direttore dell'Unedi ha anche auspicato che: "La firma odierna di questo appello dia nuovo slancio al cammino ecumenico nazionale per la creazione di un tavolo di confronto continuo, non solo occasionale" (Radio vaticana 10 marzo).

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