Le segretarie del papa emerito erano considerate vicine alla Compagnia delle Opere guidata in Calabria da Saladino. De Magistris smentisceNell’archivio di Gioacchino Genchi, il consulente tecnico di Luigi De Magistris quando questi era pubblico ministero a Catanzaro, c’erano "i tabulati dei direttori dei servizi segreti" e "utenze riconducibili alla Santa sede, al Vaticano". Lo rivela il settimanale Panorama (5 marzo).
GARBATI "GOLA PROFONDA"
Il dato è emerso il 12 febbraio scorso, in un’udienza del processo che si sta svolgendo a Salerno sull’ipotesi che l’inchiesta "Why not", condotta tra 2006 e 2007 in Calabria da De Magistris, sia stata ostacolata. Quel giorno, riporta il settimanale, è stato interrogato in aula Alfredo Garbati, il pm calabrese che nel dicembre 2007, due mesi dopo l’avocazione decisa dal capo della Procura generale di Catanzaro, subentrò a De Magistris in "Why not".
LE SEGRETARIE E LE ANCELLE DI RATZINGER
Secondo Garbati nell’archivio Genchi c’erano, «i tabulati dei direttori dei servizi segreti», «52 utenze telefoniche riferibili al Consiglio superiore della magistratura», «14 utenze della segreteria generale della presidenza della Repubblica», quelle dei funzionari dell’ambasciata Usa a Roma, quella del procuratore nazionale antimafia. «Nei sospetti», ha aggiunto Garbati, «c’era anche il Papa precedente, Papa Ratzinger, in quanto le sue segretarie, le ancelle, erano vicine a Comunione e liberazione, la quale è coincidente alquanto con la Compagnia delle opere». Garbati ha concluso: «Ipotizzammo che Genchi avesse una sorta di delega in bianco per allargare la sua indagine là dove ritenesse opportuno».
SALADINO E LA COMPAGNIA DELLE OPERE
Tempi.it (5 marzo) va giù durissimo: «Nel settembre dello scorso anno il tribunale di Roma ha condannato De Magistris e Genchi ad un anno e tre mesi per l’illecita acquisizione di utenze telefoniche di alcuni parlamentari. Il caso "Why not" è finito come doveva finire, cioè nel nulla. Non senza però cambiare la vita di tutti quelli che vi furono coinvolti, a partire da Antonio Saladino, allora presidente della Compagnia delle Opere – Calabria, e Giuseppe Chiaravalloti, ex presidente della Regione. E noi siamo ancora qui a discutere di responsabilità civile dei magistrati».
LA SMENTITA DI DE MAGISTRIS
«Quella indagine e altre di cui ero titolare entravano nel profondo di un sistema criminale che inquinava e ancora inquina le Istituzioni del Paese. Nessuna intercettazione – ha ribadito il primo cittadino partenopeo – ho mai effettuato nell'indagine "Why Not" e men che mai del Santo Padre o di componenti del CSM o di altri soggetti di cui si legge. Continuano – ha concluso de Magistris – campagne denigratorie e diffamatorie per tentare di screditare donne e uomini dello Stato liberi e autonomi che non si sono piegati e non si piegheranno» (Il Velino, 6 marzo).