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Il dramma dei bambini soldato

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Lucandrea Massaro - Aleteia - pubblicato il 02/03/15
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L’Unicef avverte: 12mila minori imbracciano armi nellla guerra civile del Sud SudanNuova tragedia della guerra in Sud Sudan, dove 89 bambini sopra i 12 anni sono stati rapiti da un gruppo armato che ha assaltato il villaggio di di Wau Shilluk vicino a Malakal, capitale dello stato dell'Alto Nilo. La notizia è stata resa nota dall’Unicef.

L'agenzia ONU riferisce che – secondo le testimonianze – gli uomini armati sono andati a cercare i bambini casa per casa. Difficile al momento attribuire a quale gruppo armato, il rapimento. Al momento infatti, diverse organizzazioni umanitarie, accusano le fazioni in guerra nel Paese di reclutare bambini da addestrare e armare. E' di qualche giorno fa la denuncia di Human Rights Watch, secondo cui, in Sud Sudan militari governativi e ribelli arruolano attivamente i minori nonostante le continue assicurazioni in senso contrario. Stime delle Nazioni Unite parlano oltre 12 mila i bambini soldato reclutati lo scorso anno sia dalle forze governative, che dai ribelli (Radio Vaticana, 22 febbraio).

Cosa dice l'ONU
“Il reclutamento e l’uso dei bambini da parte delle forze armate distrugge le famiglie e la comunità”, ha dichiarato al Guardian Jonathan Veitch, il rappresentante dell’Unicef nel Sudan del Sud. “I bambini sono sottoposti a un incomprensibile livello di violenza: oltre alla famiglia, perdono anche la possibilità di andare a scuola” (The Post Internazionale, 23 febbraio).

Secondo le Nazioni Unite una milizia che combatte per il governo è responsabile del rapimento di centinaia di bambini nell’alta valle del Nilo. Il governo ha detto di non avere il controllo sul gruppo. Secondo il rapporto delle Nazioni Unite, nel 2014 in Sudan sono stati registrati 12mila bambini soldato, alcuni di loro hanno meno di 12 anni (Bbc, 1 marzo)

Le Nazioni Unite hanno classificato come di livello 3, il più grave, la crisi umanitaria in Sud Sudan. Come la Siria. Ma non se ne sente mai parlare. Dopo indipendenza, raggiunta dopo 20 anni di conflitto nel 2011, il Sud Sudan conta 2 milioni di sfollati, 500 mila profughi – di cui tre quarti bambini – fuggiti nei Paesi confinanti. E in parallelo ha accolto 250 mila sudanesi arrivati dopo la fine della guerra civile. Mancano cibo e acqua potabile, mancano medicine e medici, mancano case e protezione. Ci sono 235 mila bambini denutriti sotto i 5 anni, i sopravvissuti in una terra dove la mortalità infantile super il 75%. E così il Sud Sudan si è guadagnato, nell'indifferenza, il primato di Paese più vulnerabile del mondo (Rainews, 1 marzo)

La cooperazione internazionale
Antonella Napoli del'associazione "Italians for Darfur" ha dichiarato alla Radio Vaticana: “I bambini soldato sono un’altra piaga profondissima in Sudan, come in altre realtà. Solo pochi giorni fa ne sono stati rapiti 80 in una scuola del Sud del Paese. In totale, almeno 12 mila sono stati i bambini sequestrati e trasformati in bambini soldato”.

Resta gravissima la situazione umanitaria nella regione sudanese del Darfur: secondo stime dell’Onu, a 12 anni dall’inizio del conflitto, i morti sono oltre 300 mila. Più di 4 milioni di persone vivono di aiuti umanitari. Sono inoltre riprese, su larga scala, le violenze sessuali. L’episodio più grave è avvenuto lo scorso mese di novembre a Tabit, nel nord del Darfur: 221 tra donne, adolescenti e bambine sono state stuprate in poche ore.

Situazione allarmante anche in Sud Sudan, Stato indipendente dal 2011. Secondo dati delle Nazioni Unite, metà degli otto milioni di abitanti sono minacciati dalla carestia: a causa di continui combattimenti gli agricoltori non hanno potuto seminare i campi. Almeno 10 mila persone sono morte in seguito a scontri avvenuti lo scorso mese di gennaio. Quasi 2 milioni di persone hanno dovuto lasciare le loro case (Radio Vaticana, 26 febbraio).

Ed è sempre Antonella Napoli che sul suo blog sull'Huffington Post racconta in dettaglio:

“Daniel, John, Gabriel e gli altri giovanissimi studenti che fino a qualche giorno fa erano a scuola ad attendere il proprio turno per essere interrogati sono dunque destinati a diventare carne da cannone. Quando il gruppo armato che li ha rapiti ha fatto irruzione nel villaggio tutti sapevano cosa volevano.
Hanno cominciato a girare aula per aula e costretto bambini e adolescenti a seguirli sotto la minaccia delle armi. Gli adulti presenti non hanno potuto far nulla per impedirlo. Ma i miliziani sono andati oltre. Hanno circondato le abitazioni di tutta la comunità e perquisito ogni casa alla ricerca di altri piccoli da portare via.
A nulla sono valsi gli appelli, immediati, dei funzionari delle Nazioni Unite che hanno chiesto ai sequestratori di rilasciarli, ricordandogli che stavano violando il diritto internazionale” (Huffington Post, 1 marzo).

 

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