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Che cos’è la morte mistica?

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Àncora Editrice - pubblicato il 01/03/15
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E’ vero che si manifesta durante un’estasi della Passione cristiana?Il significato dell’espressione «morte mistica» è duplice: in primo luogo si vuole indicare un’esperienza spirituale di morte al mondo e al peccato, intesa come partecipazione analogica alla kenosi del Cristo. Questa accezione deriva dal pensiero di san Paolo attualizzato e realizzato nella vita di molti santi cristiani fra cui sant’Ambrogio di Milano che, per primo, usò l’espressione mors mystica, e di san Paolo della Croce che teorizzò l’esperienza nel suo piccolo trattato La morte mistica (1).

In secondo luogo, per morte mistica s’intende una sindrome che si manifesta durante un’estasi della Passione cristiana in cui il mistico partecipa al martirio di Gesù, che ovviamente comprende anche la sua morte di croce. Normalmente in questo secondo significato la morte mistica è, per alcuni, sinonimo di morte apparente perché l’estatico, dopo aver manifestato veri segni agonici e/o mortali (rigidità e freddezza del corpo), riprende, in tempi variabili, la sua vita normale.

Nell’Antico Testamento il profetismo annuncia che gli uomini di Dio, per compiere al meglio la propria opera, devono sperimentare il rinnegamento di sé. Tra i cristiani che hanno fatto esperienza di questa condizione ricordiamo san Paolo della Croce, la cui teologia contribuisce molto a far comprendere tale fenomeno, e la beata Maria di Gesù d’Ágreda, che dimostra di conoscere tre livelli di «morte»: si tratta di un progressivo morire al peccato, alle conseguenze del peccato originale e, infine, alla propria volontà. Gesù dice: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vorrà salvare la propria vita la perderà, ma chi perderà la propria vita per me la salverà» (Lc 9,23-24).

Lungo i secoli molti sono stati i cristiani che hanno presentato i segni di questa «morte» perché non pochi soggetti spirituali hanno manifestato fenomeni straordinari tipici dell’«essere crocifissi con Cristo» (Gal 2,20). Se si passa in rassegna la tradizione mistica si può dire che non c’è stato mistico autentico, soprattutto se stimmatizzato, che non abbia manifestato segni soggettivi e obiettivi di morte come espressione del suo compatire cristologico. Fra i casi più interessanti dal punto di vista medico potremmo citare santa Teresa d’Avila, che rischiò di essere sepolta viva essendo rimasta «come morta» per ben quattro giorni; Alexandrina M. da Costa, la quale rimase in morte apparente per due anni e in digiuno e anuria completa per tredici anni; e Yvonne-Aimée de Malestroit, che innumerevoli volte si è presentata ai testimoni in stato agonico e con il rigor mortis. Anche Elena Aiello, durante le sue molte estasi cruente del Venerdì santo, presentò spesso adinamie totali con midriasi fissa (dilatazione bilaterale della pupilla non reagente alla luce come nei decessi ormai consumati), che preoccupavano molto gli astanti e i medici presenti facendo temere per la sua vita.

Grande fama di morte mistica con rigidità cadaverica ha la serva di Dio pugliese Luisa Piccarreta in cui le posture mortali del Crocifisso si alternarono con altri clamorosi fenomeni mistici per l’intera durata della sua lunga vita, passata quasi tutta immobilizzata a letto (cinquantanove anni) e in una inedia praticamente assoluta (quel poco che le veniva imposto di mangiare veniva vomitato subito dopo). Paradossalmente le rigidità che la martirizzarono in vita (era liberata solo dalla benedizione del sacerdote), scomparvero dopo la sua morte, tanto che per quattro giorni si pensò a una morte apparente.

Dal punto di vista strettamente medico è difficile parlare di una vera e propria morte così come la s’intende normalmente, e cioè uno stato di cessazione di ogni segno vitale e di ogni attività metabolica (arresto cardiorespiratorio definitivo e cessazione di attività cerebrale obiettivata con EEG eseguito a intervalli per un congruo periodo di osservazione). Sta di fatto, però, che, sulla base delle testimonianze in nostro possesso, sembra evidente che alcuni mistici abbiano presentato caratteri reali di morte fisica, soprattutto nel periodo della Settimana santa, usualmente il Venerdì, e fra mezzogiorno e le tre del pomeriggio.

Anche se manca in letteratura uno studio medico vero e proprio che dimostri per mezzo degli usuali mezzi di indagine clinica (ECG ed EEG) lo stato di morte o di morte apparente, che questi soggetti fanno sospettare per alcuni segni da loro manifestati, si può, comunque, dire che la fenomenologia descritta da testimoni anche molto qualificati (medici, sacerdoti) è sufficiente per affermare che la morte mistica rappresenta per le scienze mediche un vero problema non risolto.

È, infatti, difficile poter affermare, anche al giorno d’oggi, che fatti tanatologici e fisiopatologici – quali la midriasi fissa in assenza di patologie neurologiche, la rigidità cadaverica in vita, sempre in assenza di malattie neuromuscolari, l’insensibilità somatica e corneale, il digiuno e l’anuria pluriennale (entrambi incompatibili con la vita) e, al contrario, la paradossale mancanza di rigidità in morte – possano avere una spiegazione naturale convincente.

Si può anche aggiungere che la morte mistica, anche se presenta alcune analogie con le cosiddette near death experiences (NDE), attualmente molto citate nella letteratura aneddotica divulgativa, se ne differenzia per diversi aspetti. La differenza fenomenologica principale consiste nel fatto che i mistici provano tali esperienze in estasi, stato di coscienza spontaneo e polarizzato su contenuti di alta valenza morale e religiosa, mentre le NDE sono sempre provocate da gravi traumi, malattie quasi mortali, stati anestesiologici, evenienze tutte in cui al risveglio dal coma e/o dall’anestesia, il paziente racconta le sue cosiddette OBE (out body experience, esperienza extracorporea) esperienze dal contenuto più vario (fantastico, misticheggiante, esoterico). Mancano poi nelle NDE tutte quelle fenomenologie fisiche che si accompagnano all’estasi cristiana come stimmate, ematoidrosi eccetera, e soprattutto non vi è traccia di quell’alta spiritualità di oblazione e compassione tipica di ogni autentico mistico cristiano. In ambito religioso si parla di passaggio dalla morte alla rinascita mistica.

P.M. Marianeschi

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1) Paolo della Croce, La morte mistica, Bilbao 1916.



[Tratto da Luigi Borriello e Raffaele Di Muro, "Dizionario dei fenomeni mistici cristiani", Ancora Editrice]

 

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