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Niente Natale, c’è la partita…

Qatar presents a model of its Al-Shamal stadium as it bids for hosting the FIFA World Cup in 2022 during an exhibition in Dubai on April 28, 2010 in which the Gulf emirate revealed "innovative new stadiums and unique cooling technologies" as part of the world's largest sport convention, the Eighth annual SportAccord, which is taking place in the United Arab Emirates. Qatar is one of 11 bidders in the race for the 2022 World Cup, with the decision to be made in December. The annual SportAccord convention is the biggest sports networking event in the world that includes series of meetings and events held exclusively for participating sports federations and councils. AFP PHOTO/KARIM SAHIB

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Lucandrea Massaro - Aleteia - pubblicato il 26/02/15
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Nel 2022 i mondiali si svolgeranno in Qatar, le date prescelte faranno finire il torneo a ridosso della VigiliaI Mondiali del Qatar, nel 2022, si giocheranno in pieno inverno, precisamente dal 26 novembre al 23 dicembre
 

L'iter
Se è vero che la decisione finale verrà presa tra il 19 e 20 marzo a Zurigo, in occasione della riunione del Comitato Esecutivo, è altrettanto vero che nell’ultimo comunicato pubblicato sul sito ufficiale della FIFA si fa riferimento esplicito riferimento ad una vigilia natalizia, data che «ha il pieno sostegno di tutte le sei confederazioni». Esclusi i periodi di gennaio-febbraio, per la concomitanza con le Olimpiadi Invernali (per le quali sono in lizza Almaty e Pechino), e il periodo di aprile-maggio, preferiti dai club ma non considerabili per via dell’inizio del Ramadan, che nel 2022 comincerà esattamente il 2 aprile. Il motivo per cui non si possono disputare le partite è presto detto: la temperatura arriva a 50 gradi.

Va da sé che l'unica finestra sembrerebbe essere quella di novembre-dicembre, tenuto conto che «per motivi legali la 22°a edizione della Coppa del Mondo deve essere disputata nell'anno solare 2022», essa diviene l’unica soluzione idonea al paese arabo. «L'Associazione europea delle Leghe Calcio Professionistiche (EPFL) e i club hanno espresso il loro dissenso – si legge in una nota ufficiale di replica – rispetto a questa proposta che turba e causa gravi danni al normale funzionamento delle competizioni nazionali europee», ribadendo la proposta del mese di maggio, «strutturata sulla base di uno studio, secondo il quale sono totalmente accettabili, dal punto di vista meteorologico, le condizioni climatiche sia per quanto riguarda i giocatori che i tifosi». Ma per la UEFA non ci sono problemi e neanche per i giocatori, dunque avanti tutta (Città Nuova, 26 febbraio).

Salvo il Ramadan, ma il Natale?
Date che dovranno essere confermate dal comitato esecutivo dell'organo mondiale il 19 e 20 marzo, ma che comunque a questo punto appaiono probabili anche se sulla finale due giorni prima di Natale il nordirlandese Jim Boyce, vicepresidente della FIFA, solleva una questione tra calcio e religione ma conferma alla BBC: "La decisione di far giocare i Mondiali d'inverno è giusta. Le condizioni devono essere adeguate per giocatori e spettatori. Si può mettere l'aria condizionata in uno stadio, ma non in un intero paese. Ho sempre detto che non c'era alcuna possibilità di giocare la Coppa del Mondo a giugno e luglio" (Repubblica, 24 febbraio).

Il mondiale della schiavitù
Una inchiesta del Guardian del 2013 ha scoperchiato un vaso di pandora di brutalità e sfruttamento per i lavoratori stranieri del Qatar. Giornate di lavoro senza fine, stipendi da fame trattenuti per evitare la fuga dei lavoratori, morti bianche con una media di una vittima al giorno nei moltissimi cantieri aperti nell’Emirato. La comunità nepalese, che rappresenta circa il 40% della forza-lavoro impiegata in Qatar, è la più numerosa del paese dove però mancano i basilari diritti per i lavoratori. Abusi e sfruttamenti sono all'ordine del giorno, con conseguenze drammatiche: secondo il quotidiano britannico molte delle vittime registrate negli ultimi tre mesi erano giovani stroncati da attacchi di cuore improvvisi. Una moderna forma di schiavismo secondo la definizione dall’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO) – destinata a mettere in grave imbarazzo le autorità locali e la stessa Fifa, ma forse non abbastanza per fermare la macchina miliardaria dei mondiali (La Stampa, 26 settembre 2013). Dal 2010 ad oggi sono morti non meno di 1200 operai mentre venivano effettuati i lavori per i mondiali, una vera mattanza passata sotto silenzio da parte di autorità politiche e sportive, oltre che dai media (The Post Internazionale, 26 febbraio).
 

Il problema della libertà religiosa
Non senza una decisa verve polemica, la Bussola Quotidiana, in un articolo a firma Luigi Santambrogio si chiede: “come si comporteranno gli arbitri di Doha quando qualche giocatore, prima della partita, si farà il segno della croce in diretta mondiale? In Arabia Saudita quel gesto costa la galera. Perché non invitare i calciatori europei a dare un bel bacio al crocifisso ogni volta che scendono in campo?” (La Bussola Quotidiana, 26 febbraio).

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