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Il monito di Papa Francesco contro l’austerity in Grecia

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Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 24/02/15
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Da arcivescovo di Buenos Aires si fece portavoce davanti al Fondo Monetario Internazionale dell’Argentina in defaultUn freno all'austerità e una mano tesa ai poveri. L'udienza privata tra Papa Francesco e la Cancelliera tedesca Angela Merkel ha focalizzato anche l'attenzione sulla rovente crisi greca. Con gli esiti previsti: il Papa da un lato "monitore" di un'economia che soffoca i poveri, dall'altro una inflessibile Cancelliera.

L'ALLARME DEI VESCOVI GRECI
Bergoglio conosce bene i contorni della situazione ad Atene, ricorda Il Messaggero (22 febbraio). Agli inizi di febbraio ha ricevuto in Vaticano i vescovi della conferenza episcopale ellenica, i quali gli hanno esposto nel dettaglio quanto la situazione generale sia grave, con famiglie ridotte sul lastrico, la carne sulla tavola un lusso ormai per pochi, e gli anziani che rovistano nei cassonetti. Le strutture caritative non sanno più come rispondere alle richieste continue di gente disperata, sfibrata dalle politiche di austerity

IL COLLOQUIO CON TSIPRAS
Inoltre, lo scorso settembre, il Papa aveva incontrato riservatamente in Vaticano Alexis Tsipras, allora semplice leader di Syriza e non ancora primo ministro greco, assieme a Walter Baier, coordinatore del think tank europeo «Transform! Europe» e Franz Kronreif del movimento dei Focolari. In quella occasione Tsipras aveva parlato a lungo della crisi in Europa dopo la politica di recessione e austerità, e della necessità di mettere in primo piano gli esseri umani e non solo la speculazione.

I DUE REGALI A MERKEL
Bergoglio e la Merkel hanno dialogato con la mediazione di interpreti, ma sono i doni che il Pontefice ha regalato al Capo di Stato tedesco a simboleggiare il suo pensiero. Un medaglione raffigurante San Martino, il ricco cavaliere che fermò il cavallo per donare un mantello ad un mendicante, e l'Esortazione apostolica Evangelii Gaudium. «È in versione tedesca, così potrà leggerla» le ha detto il Papa, porgendole il libricino. 

"QUESTA ECONOMIA UCCIDE"
Al punto 54 del documento pontificio c'è il condensato del pensiero di Francesco in materia economica. Chissà se darà frutti e farà riflettere la Cancelliera, figlia di un pastore protestante, cresciuta in una famiglia di saldi principi cristiani. In quel passaggio si legge che così «come il comandamento non uccidere, oggi dobbiamo dire no a un’economia dell’esclusione e della iniquità. Questa economia uccide. Non è possibile che non faccia notizia il fatto che muoia assiderato un anziano ridotto a vivere per strada, mentre lo sia il ribasso di due punti in borsa. Questo è esclusione. Non si può più tollerare il fatto che si getti il cibo, quando c’è gente che muore di fame». 

"I CAPI DI STATO DEVONO PROTEGGERE I POVERI"
Naturalmente il Papa non ha indicato alla Cancelliera il passaggio, anche se però ha aggiunto qualcosa sul simbolo, la figura di San Martino: «Mi piace regalare questa immagine ai capi di Stato perché penso che il loro lavoro sia proteggere i poveri». Al che Merkel ha risposto prontamente: «Noi cerchiamo di fare del nostro meglio».

COME IN ARGENTINA
D'altro canto nel 2001, scrive il Corriere della Sera (22 febbraio), quando Bergoglio era arcivescovo di Buenos Aires, di fronte alla scure del Fondo monetario internazionale, si fece portavoce dell’Argentina in default. Oggi, nel pieno della difficile trattativa fra Atene e l’Europa Bergoglio ribadisce lo stesso concetto: nessuna necessità di rigore finanziario legittima la sofferenza per i più deboli. «Se l’economia non è per l’uomo bisogna avere il coraggio di cambiarla», spiega il cardinale Oscar Maradiaga, presidente di Caritas internazionale. 

RECESSIONE CAUSATA DALLA CUPIDIGIA
Ad essere in discussione è il modo di agire della Troika. Dice ancora Maradiaga: «Parlano di austerità ma l’austerità è una virtù cristiana, quelle che chiedono sono misure durissime che fanno soffrire soprattutto i più poveri». Di qui il monito di Francesco: «L’origine della crisi economica è stata la cupidigia». E la richiesta di un antidoto al «sistema basato sullo strapotere della finanza: la disuguaglianza prima o poi porta violenza». 

IL DEBITO CHE RIENTRA
Paul Krugman sulla scorta del "consiglio" papale, evidenzia su L'Internazionale (23 febbraio): «Malgrado la catastrofe, la Grecia sta ripagando i suoi creditori e ha raggiunto un avanzo primario (le entrate superano le spese al netto degli interessi) di circa 1'1,5 per cento del pil. Il nuovo governo di Atene è disposto a mantenere questo surplus di bilancio, ma non ad accogliere la richiesta dei creditori che vorrebbero veder triplicare l'avanzo primario greco nei prossimi anni. In ogni caso, i creditori europei devono capire che la flessibilità – cioè dare alla Grecia la possibilità di riprendersi – è anche nel loro interesse». 

L'EUROPA SBAGLIA A FORZARE
Magari, afferma l'economista, «non gli andrà a genio il nuovo governo di sinistra, ma è un governo regolarmente eletto e i suoi leader, da quello che ho sentito finora, credono sinceramente negli ideali democratici. L'Europa può peggiorare la situazione. E se i creditori saranno vendicativi, succederà». 

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