Scoprire la nostra vera chiamata può non essere quello che crediamo che siaQualche anno fa è uscito un film che la maggior parte di voi probabilmente ha visto, Toy Story. Ha avuto un profondo impatto su di me, perché è arrivato in un momento critico della mia vita.
Avevo 33 anni ed ero al sesto anno di sacerdozio. Come ho riferito altrove, avevo avuto un crollo nervoso che aveva richiesto una settimana di ricovero in ospedale e un mese di riposo per recuperare. Ero arrivato a quella situazione perché mi era stato chiesto di assumere un incarico per il quale non ero pronto. Mi avevano chiesto di guidare una parrocchia che aveva una situazione finanziaria grave. Lo stress mi ha quasi messo KO.
All'epoca ero un giovane sacerdote che ancora riteneva di poter fare qualsiasi cosa. Penso che sia piuttosto comune tra i ventenni pensare di poter gestire tutto. In quegli anni le opinioni sono forti, i sogni ancora vividi e le esperienze difficili non hanno sempre insegnato le loro dure lezioni.
E così il giovane sacerdote disse “sì” all'incarico, pur avendo delle riserve. Ben presto arrivarono gli attacchi di panico, seguiti da ondate di depressione e da giorni in cui riuscivo a malapena a uscire dalla mia stanza. Una settimana in ospedale per la valutazione, un mese di riposo per recuperare e anni di buona direzione spirituale, psicoterapia e Sacramenti sono stati il modo di Dio per farmi recuperare la salute.
In qualche punto all'inizio di tutto questo percorso ho visto il film Toy Story, e ho capito subito che ero Buzz Lightyear. Buzz all'inizio del film si presenta come l'eroe impudente che vuole salvare il pianeta. La battuta di Buzz Lightyear è “Verso l'infinito… e oltre!” L'unico problema è che sembra non avere idea del fatto che è solo un giocattolo. Pensa davvero di essere venuto da un pianeta lontano per salvare la Terra.
In un punto cruciale del film, Buzz inizia a pensare di essere solo un giocattolo e non un salvatore. Lotta con questa idea e vi oppone resistenza. Non sapendo di non saper volare, cade dal secondo piano rompendosi un braccio (il secondo video qui sotto). All'improvviso capisce di essere solo un giocattolo, che tutto il suo vanto si basava solo su un'illusione, e allora sprofonda in una grande depressione, vedendo distrutta la sua autostima.
Ma Dio ha altri progetti per Buzz Lightyear. Alla fine, Buzz salva la situazione essendo semplicemente ciò che è: un giocattolo. Uno dei bambini del vicinato lo prende e gli attacca un razzo, e alla fine è quello che permette a Buzz di volare e di risolvere le cose in un momento critico. E anche se il bambino voleva che il razzo causasse del male, Dio lo usa per il bene. L'umiliazione che Buzz ha subito gli ha fatto riconquistare il suo orgoglio e gli ha permesso di salvare la situazione.
La lezione del film è fondamentale ed è sicuramente quella che ho imparato dalla mia crisi. La lezione è che la nostra grandezza non deriva dalle tronfie nozioni che abbiamo di noi stessi, ma da Dio. E Dio non ha bisogno che fingiamo di essere qualcosa che non siamo. Ciò di cui ha bisogno è che siamo esattamente ciò per cui ci ha creati, e spesso è nella nostra debolezza che è capace di agire al meglio.
In modo simile, ho capito che sono solo un uomo. Ho alcuni doni e non ne ho altri. Alcune porte sono aperte per me, altre no, ma quando accetto questo e permetto a Dio di usarmi per compiere la Sua volontà, allora le grandi cose diventano possibili. Se continuiamo a vivere nell'illusione e nell'idea di grandeur, perdiamo la nostra vera chiamata e il nostro posto nel regno di Dio. Ciascuno di noi deve scoprire l'uomo o la donna che Dio ci ha chiamato ad essere. È questa la nostra vera grandezza. Spesso è nelle nostre debolezze e nelle nostre umiliazioni che riusciamo a impararlo meglio.
E tutto questo grazie a un cartone animato.
Ecco lo spezzone di Toy Story in cui Buzz scopre di essere solo un giocattolo:
Ed ecco la scena in cui Buzz salva la situazione, riunendo Woody e se stesso con Andy, il bambino che vuole loro bene. Ma la sua capacità di farlo è derivata dal fatto che un altro bambino gli ha legato un razzo. Quel bambino lo ha usato nel modo sbagliato, ma accettando questa umiliazione Buzz ha trovato la sua grandezza e ha salvato la situazione. L'ha fatto non con il suo orgoglio, ma con la stessa cosa che lo ha umiliato. Nella sua debolezza e accettando di essere impotente (perché i giocattoli non hanno poteri propri), è diventato forte e ha ricevuto la capacità di “salpare” di nuovo.
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Monsignor Charles Pope è parroco della parrocchia Holy Comforter-St. Cyprian di Washington, D.C. Ha frequentato il Mount Saint Mary’s Seminary ed è laureato in Divinità e Teologia Morale. È stato ordinato nel 1989 e nominato monsignore nel 2005. Ha condotto uno Studio Biblico settimanale al Congresso degli Stati Uniti e alla Casa Bianca, rispettivamente per due e quattro anni.
[Traduzione dall'inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]