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Castità pre-matrimoniale, un divieto per pochi sfortunati?

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Anna Pelleri - Aleteia - pubblicato il 12/02/15
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Settima tappa del percorso di don Vittorio FortiniSessualità e castitià sono certamente temi che fanno discutere quando si parla di rapporto di coppia. Perché la Chiesa propone di vivere la castità pre-matrimoniale? Un divieto per pochi sfortunati?

Don Vittorio Fortini affronta con noi questo argomento nel settimo appuntamento del percorso “riflessioni sull’amore”.

La sessualità nel fidanzamento
La sessualità coinvolge tutta la vita della persona, caratterizzandone i vari momenti, perché è la dimensione primaria del suo modo di essere. In questa riflessione desidero fermarmi al momento particolare della vita, che corrisponde al tempo del fidanzamento, periodo che va da una prima e più profonda conoscenza fra uomo e donna, fino alla totale comunione di vita nell’amore. E’ un tempo “dinamico” perché in continua trasformazione, come tensione verso la pienezza dell’amore, proprio della età adulta.

Il percorso “umano” e affettivo
Il primo errore da evitare è di scambiare la sessualità con la genitalità. Infatti questa (la genitalità) esprime la caratteristica del corpo di genere maschile o femminile, mentre la sessualità privilegia la realtà personale di uomo o di donna.  

La trasmissione della vita è certamente il compito più alto affidato ad ogni essere vivente; quando poi si tratta di un essere umano,  non è mai solo un fatto biologico, perché si tratta sempre di dare la vita ad un’altra persona e non solamente a un corpo!  

La dimensione fisiologica
La parola “sesso” significa “diviso” perché né l’uomo né la donna possiedono la totalità della sessualità. Anche la biologia ritiene adulto l’individuo quando è in grado di riprodursi. Però da solo né l’uomo né la donna,  può fare questo, ma solo nell’insieme, nell’unità dei due corpi uniti, come per completarsi a vicenda. Si completano, perché ciascuno porta all’altro ciò che  l’altro non ha.

Come la natura richiede la compresenza sia dell’uomo che della donna per la fecondità biologica, così  avviene anche nella vita. La spinta naturale della sessualità è sempre rivolta al conoscere e al possedere quei  doni che sono propri dell’altro, come via per una vera pienezza di vita. Si manifesta come desiderio o ricerca di entrare sempre più dentro il mistero dell’altro e conoscerlo per giungere a quella vicinanza che è la piena comunione di vita fra persone diverse. Non è solo un voler conoscere per possedere di più l’altro, ma anche desiderio di renderlo felice; cioè cosa posso donargli per il suo stesso bene.

E’ la spinta “affettiva”: il desiderio di una conoscenza che confermi la profonda verità dell’incontro;  bisogno di una vicinanza che superi la “prossimità” per diventare “intimità”, riconosciuta come piena esperienza di vita. La pulsione sessuale e l’amore camminano insieme e formano il substrato della relazione di coppia, donando la gioia della vita, fino a diventare essa stessa fonte di  nuova vita. Certo le due realtà  (sesso e amore) camminano insieme, ma non sono da confondere, pena la distruzione della coppia e lo svuotamento o avvilimento della persona, perché il sesso da solo non fonda l’amore e il sentimento “disincarnato”  resta lontano ed evanescente, perciò privo di forza vitale.

Sessualità: aspetti morali
La scienza “morale” è lo studio dei costumi (dal lat. mores) e comportamenti dell’uomo per quanto concerne il bene o il male. Anche la sessualità può essere considerata dal punto di vista morale, ma qual è il criterio di bene o di male che la definisce?  Il punto di partenza non sta nelle eventuali leggi  della sessualità, ma nella considerazione oggettiva di bene o di  male che questa realtà ha in se stessa. I vari criteri esprimono una lettura parziale, perciò insufficiente a cogliere la verità (=bene) oggettiva (totale) della cosa.     

Vero criterio di bene o di male nella sessualità non sta nella sua dimensione “umana-naturale”, ma dentro la  sua stessa realtà oggettiva.  Cioè: cosa vuol dire sessualità? Perché ci è stata data? Com’è stata voluta e pensata da Chi ha dotato ogni essere vivente di questa forza? E in particolare, come l’ha pensata e voluta per l’uomo e la donna?
Sono fondamentali i testi della creazione dell’uomo e della coppia: è Dio che ha creato l’uomo e la donna;  li ha voluti diversi, ma corrispondenti, perché in forza dell’amore, costruiscano quella comunione (=una sola carne) che rifletta la vita e la natura stessa di Dio.

Perciò la bontà morale della sessualità è nella volontà della persona di realizzarsi secondo il progetto iniziale di Dio.
Ma l’uomo non nasce già adulto; vive una crescita che lo porta, poco alla volta, all’età “grande” e con lui cresce e si forma anche la sua sessualità. Da sola però la sessualità non cresce. E’ come una sorgente d’acqua: lasciata a se stessa forma un acquitrino, incanalata invece produce energia, fertilità, benessere!

La fase più delicata e difficile è l’adolescenza che porta dalla conoscenza e scoperta delle pulsioni sessuali alla capacità di relazionarsi col proprio corpo, con piena accettazione del proprio sesso e capacità di apertura verso l’altro sesso. E’ il frutto di una educazione accorta, piena di amore e di attenzione, sostenuta dall’esempio, che porta il futuro uomo o la futura donna alla capacità di amare.

Nel fidanzamento questo cammino si fa più intenso perché la persona si trasforma col crescere nell’amore. Da una prima conoscenza, passa al desiderio di entrare nel mistero dell’altro, imparando a dominare le spinte e le pulsioni impellenti prodotte da un’energia  inesauribile. Le facoltà di conoscenza e di volontà operano per costruire una vita  “riuscita” e capace di far crescere l’altro. Questo sforzo si chiama castità, virtù propria dell’amore, sempre in continua crescita.

Come esiste una gradualità nella crescita del corpo (fisica) e della persona (psicologica), così ci deve essere una gradualità nella conoscenzascoperta della diversità sessuale e personale. Un legame armonico di coppia va costruito poco alla volta. Il rischio di essere travolti dalla ricchezza e dalla forza delle pulsioni è sempre presente, ma anche la volontà va continuamente stimolata perché sempre aggiorni, con il sostegno della coscienza, lo sviluppo del proprio cammino d’amore. Il male o il peccato non sta nella forza delle emozioni o passioni, ma nel rinunciare a dare al proprio amore il segno di Dio.

Anche  l’eccesso di chiusura o paura del corpo esprime un “angelismo” che non realizza la verità dell’amore, perché l’uomo (da humus – terra) è sempre un essere formato di anima e di corpo. Lo sbilanciamento in un senso o nell’altro è sempre foriero di povertà o di falsità nell’amore, perciò stesso di immaturità e incapacità di essere “per sempre e del tutto” espressione fondamentale dell’amore, come dono totale di sé all’altro.

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