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Basta morti nel Mediterraneo!

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Chiara Santomiero - Aleteia - pubblicato il 11/02/15
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Papa Francesco prega per le nuove vittime al largo di Lampedusa. Galantino: “I potenti lo applaudono ma di fatto lo ignorano”

"Seguo con preoccupazione le notizie giunte da Lampedusa, dove si contano altri morti tra gli immigrati a causa del freddo lungo la traversata del Mediterraneo. Desidero assicurare la mia preghiera per le vittime e incoraggiare nuovamente alla solidarietà, affinché a nessuno manchi il necessario soccorso". Al termine dell'udienza generale del mercoledì papa Francesco ha richiamato l'ennesima disgrazia che si è consumata al largo di Lampedusa in cui sono morte per assideramento almeno 29 persone inbarcate su un gommone che cercava di raggiungere le coste italiane.

 

La tragedia, però, svela proporzioni molto maggiori di ora in ora. I superstiti del barcone a bordo del quale c'erano le 29 vittime di assideramento hanno raccontato ai soccorritori che le imbarcazioni partite sabato dalla Libia erano tre. Due gommoni con a bordo 105 e 107 sono affondati quasi subito a causa del mare forza 8, provocando la morte di oltre 200 persone.

 

IL MEDITERRANEO PER TOMBA

 

"Non volevamo partire, c'era brutto tempo – hanno raccontato agli operatori di Save the Children nove giovani malesi, soccorsi a bordo di un mercantile e portati all'alba di oggi a Lampedusa -. Ma i trafficanti di esseri umani di hanno costretti sotto la minaccia delle armi e non avevamo altra scelta".Siamo partiti a bordo di quattro gommoni in 460, ma uno dei gommoni, durante la traversata, è affondato e sono morti tutti i profughi a bordo. Tra loro c'erano anche tre bambini. E' stata una tragedia, non avrei mai immaginato di vivere un incubo del genere" (AdnKronos 11 febbraio). I migranti, che hanno pagato 800 dollari a testa, erano chiusi in magazzino alla periferia di Tripoli aspettando il momento giusto per partire che i trafficanti hanno giudicato fosse sabato, nonostante le disastrose condizioni del tempo. Alcuni dei profughi hanno cercato di opporsi, ma minacciati e guardati a vista non hanno avuto altra scelta che imbarcarsi per Lampedusa. "A poche miglia dalla Libia – ha raccontato un altro testimone – uno dei quattro gommoni è affondato con oltre cento persone a bordo. Un altro gommone si è sgonfiato davanti e l'altro imbarcava acqua".

 

Il resto è una nuova strage nel Mediterraneo. Se i racconti dei superstiti che si intrecciano troveranno conferma le vittime potranno risultare oltre 300. Sono 75 i profughi nel Centro di accoglienza di Lampedusa. Le 29 salme dei profughi morti assiderati saranno trasferite a Porto Empedocle per essere inumate in quattordici cimiteri dell'agrigentino. L'età media delle vittime è tra i 18 e i 25 anni. Si conosce il nome solo di uno di loro, un giovane ivoriano di 31 anni.

 

BASTA MORTI

 

"Basta morti" invoca il comunicato congiunto di Aibi, Amnesty International Italia, Caritas Italiana, Centro Astalli, Emergency, Fondazione Migrantes, Intersos, Save the Children, Terre des Hommes.

 

"L’ennesima tragedia del mare avvenuta al largo di Lampedusa ha nuovamente confermato l’inadeguatezza dell’operazione Triton come unica misura per la gestione dei flussi migratori e la sua limitatezza nel portare soccorso ai migranti in mare". I firmatari chiedono al Governo Italiano e all’Unione europea un reale cambio di rotta nelle politiche sull’immigrazione. Non è la prima che sottolineano la necessità di "aprire immediatamente canali sicuri e legali d’accesso in Europa, per evitare ulteriori perdite di vite in mare, che consentirebbe di gestire un fenomeno ormai stabile e probabilmente in aumento". Allo stesso tempo le organizzazioni chiedono all’Italia e all’Unione europea di rafforzare ulteriormente le operazioni di ricerca e soccorso in mare e di avviare politiche che garantiscano la protezione e la tutela dei diritti umani di rifugiati, migranti e richiedenti asilo che attraversano il Mediterraneo.

 

 

I TRAFFICANTI DI ESSERI UMANI

 

La celebrazione della prima Giornata internazionale contro la tratta degli esseri umani – domenica 8 febbraio, festa di S. Giuseppina Bakhita – ha messo in evidenza come il traffico di esseri umani, che è alla base delle ripetute tragedie intorno allo sbarco di Lampedusa, sia fonte di cospicui guadagni: 10 miliardi di dollari l'anno, più del commercio di droga. E' difficile che ci possa essere un arretramento spontaneo della possibilità di sfruttare i più poveri se non si prevedono forme di accesso legale in Europa. Proprio in queste ore la polizia di Stato italiana ha smantellato una rete di smistamento di profughi verso il nord Europa – con centro a Milano -, arrestando 25 persone in prevalenza di origine eritrea. Secondo le indagini, si tratta di una rete che aveva trasformato un'emergenza umanitaria in business utilizzando l'Italia come punto di passaggio per i profughi diretti verso il nord Europa, favorendone l'afflusso alla destinazione finale dai luoghi di sbarco sulle coste nazionali (ANSA 11 febbraio).

 

APPLAUSI PER IL PAPA, MA CHI LO ASCOLTA?

 

Dura presa di posizione del segretario generale della conferenza episcopale italiana, mons. Nunzio Galantino sui morti nel Mediterraneo e le decisioni dell'Unione europea: "Per l'Europa – afferma in un'intervista a Repubblica (11 febbraio) – , è evidente, le persone non sono tutte uguali. I morti non sono tutti uguali. I suoi interessi sono esclusivamente lobbistici, sulla pelle delle persone. Queste morti in mare, tragedie senza fine e senza senso, si potevano e si possono evitare, ma l'Europa nelle sue istituzioni e nel suo governo, non ha a cuore la solidarieta'". Galantino denuncia "politiche strabiche, di parte, e voglio ripeterlo, lobbistiche, che la maggior parte della gente non può comprendere nè ammettere come lecite" e sottolinea un "antieuropeismo" che non è solo quello "per me non condivisibile, della destra, dai Le Pen ai Salvini", ma "è più generalizzato se i risultati delle sue politiche arrivano a tollerare, di fatto, le morti in mare". Quando parla papa Francesco "i potenti magari applaudono", conclude il segretario della Cei – ma "poi continuano a fare ciò che vogliono. Di fatto lo ignorano".

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