La figlia dello scrittore del Don Chisciotte e quella di Lope de Vega hanno professato in questo convento
Quello che potrebbe essere uno dei ritrovamenti più interessanti in Spagna, quello dei resti dello scrittore Miguel de Cervantes, non ha sottratto alla loro routine le monache del convento madrileno delle Trinitarie.
“Con grande tranquillità”. Così le monache stanno vivendo tutto il processo di ricerca dei resti di Cervantes, come ha dichiarato suor Amada de Jesús, la madre superiora del convento in cui si dà per scontato che lo scrittore riposi dalla sua morte, avvenuta nel 1616.
Né i lavori svolti per mesi dall’équipe di forensi e archeologi né l’aspettativa mediatica hanno alterato la vita delle religiose, che sono “al margine” dell’operazione con la quale si spera di ritrovare l’autore del Don Chisciotte.
Suor Amada de Jesús afferma che la notizia del ritrovamento di una bara con le iniziali MC e molteplici resti ossei all’interno è stata vissuta con la massima tranquillità.
Se venisse confermato che i resti rinvenuti sono quelli di Cervantes, le monache non avrebbero problemi a che il tempio diventi un luogo di pellegrinaggio di curiosi, turisti e ammiratori dello scrittore.
Il monastero di Sant’Ildefonso e San Juan de Mata, più noto con l’antico nome di Convento delle Trinitarie Scalze di Sant’Ildefonso, è un insieme architettonico barocco situato nella zona di Madrid conosciuta come “de los Austrias”. Anche se la costruzione originaria risale al 1609, l’edificio attuale corrisponde ad ampliamenti e restauri successivi. Consta di una chiesa e un convento, dichiarati Bene di Interesse Culturale.
La chiesa attuale ha la particolarità di essere circondata dal convento. Qui hanno professato una figlia naturale di Cervantes e suor Marcela de San Félix, figlia dello scrittore Lope de Vega. Il corteo funebre di quest’ultimo fece una deviazione per passare di fronte al convento perché la figlia potesse assistere da una finestra. Alcuni dei mobili esposti attualmente nella Casa-Museo di Lope de Vega provengono da questo convento.
La storia dell’immobile è strettamente legata a Miguel de Cervantes, lì sepolto e che l’ordine avrebbe liberato dalla prigionia ad Algeri. Purtroppo non si conosceva il luogo esatto in cui riposano i resti, visti i molteplici interventi realizzati sulla struttura.
Si tratta di un edificio di carattere sobrio, prototipo dell’architettura conventuale madrilena del XVIII secolo. La chiesa ha una pianta a croce latina a un’unica navata, ornata con preziose pale d’altare barocche, alla quale si affianca un patio quadrato intorno al quale si articolano le varie dipendenze conventuali.
Come dato curioso, risulta che nella via Lope de Vega si trova il convento in cui è sepolto il suo “rivale letterario” Cervantes, mentre passeggiando in questo quartiere degli artisti si scopre che la via in cui visse Lope de Vega si chiama Cervantes.
I ricercatori sono riusciti a individuare nelle ossa rinvenute alcuni dei tratti caratteristici dell’autore: la mano sinistra era inutilizzabile (anche se non era monco) e aveva ricevuto tre colpi di archibugio al petto dopo la sua partecipazione alla battaglia di Lepanto, nella quale nel 1571 combatterono le forze navali dell’alleanza cristiana e i turchi. Malgrado le ferite subite, Cervantes era molto orgoglioso di aver partecipato alla battaglia.
[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]