Il dolore della procedura era diventato schiaccianteMentre percorreva la Pennsylvania Avenue sul lato nord-est del Campidoglio giovedì pomeriggio, il dottor Antony Levatino ha guardato le migliaia di persone dietro di lui e ha provato una sincera solidarietà nei confronti degli altri partecipanti alla marcia.
“Non hanno mai giudicato nessuno. Non hanno mai giudicato nessuno con una deformità”, ha detto Levatino a pochi passi dai gradini di marmo della Corte Suprema. La vita di Levatino ha compiuto una svolta a 180 gradi. Era un abortista, ora è un ginecologo pro-vita.
Levatino ha detto di sentirsi in pace con la trasformazione che ha subito. Salendo su un podio improvvisato in un raduno dopo la Marcia per la Vita, ha agito come un uomo in pace con coloro che condividono le sue idee pro-vita, soprattutto coloro che una volta erano pro-choice. Quando un'oratrice che ha detto di chiamarsi Tammy ha parlato alla folla della sua “prigione privata di tormento” dopo essersi sottoposta a tre aborti e ha terminato il suo discorso, Levatino le ha detto “Bel lavoro, Tammy”. Quando un'altra donna ha raccontato una toccante storia di aborto e ha iniziato a pregare, Levatino ha chiuso gli occhi e ha cantato con tutti gli altri. Quando altri oratori si sono rivolti alla folla, Levatino ha alzato un cartellone su cui era scritto “Mi dispiace di aver effettuato aborti”.
Levatino aveva partecipato ad altre Marce per la Vita in passato, ma non era mai stato tra gli oratori. “È un'esperienza del tutto nuova per me. È stata una guarigione”, ha detto dopo essere sceso dal podio, dove gli è stato ricordato il suo passato e forse il suo futuro. A poca distanza da lui, alcuni marciatori stringevano infatti un cartellone con un'immagine del defunto Bernard Nathanson.
Alla fine degli anni Sessanta e negli anni Settanta del Novecento, Nathanson realizzò o presiedette alla realizzazione di 75.000 aborti. Disse che vedere le immagini di un bambino non nato attraverso fetoscopia e ultrasuoni lo aveva aiutato a cambiare idea e cuore. Scrisse poi un best-seller, Aborting America, sul suo cambiamento e narrò The Silent Scream, un controverso e determinante film anti-aborto di 28 minuti diffuso nel 1985.
Anche se meno drammatica, la storia di Levatino è simile. Levatino ha calcolato che dal 1981 al 1985 ha realizzato quasi 1.200 aborti. Nello stesso periodo, il suo atteggiamento nei confronti della vita è cambiato. Lui e la moglie non riuscivano a concepire, e la loro figlia adottiva Heather è morta in un incidente automobilistico nel 1985. Ora ginecologo nel New Mexico, Levatino è attivo nel movimento pro-vita. È apparso in un film pro-vita diffuso nel 2011, The Gift of Life, e fa parte del comitato medico di consulenti di Priests for Life, i cui leader gli hanno chiesto di parlare per le loro campagne Silent No More e Shockwaves alla Marcia per la Vita di quest'anno.
Nel 2012 Levatino ha testimoniato al Congresso che effettuare un aborto su un bambino non nato di 24 settimane era doloroso non solo per il bambino, ma anche per il dottore. “Se pensate che non faccia male, se credete che non sia un'agonia per questo bambino, vi prego di ripensarci”, ha detto Levatino a un sottocomitato della House Judiciary parlando a sostegno del disegno di legge chiamato Pain-Capable Unborn Child Protection Act (Atto di Protezione del Bambino Non Nato Capace di Provare Dolore).
I bloggers a favore dei diritti all'aborto hanno sobbalzato per le dichiarazioni di Levatino. “È incredibilmente offensivo per chiunque si sia mai sottoposto a un aborto, soprattutto in una fase avanzata della gravidanza”, ha scritto Alesa Mackool su RH Reality Check, un sito web che sostiene i diritti riproduttivi.
Alcuni leader per il diritto all'aborto hanno espresso considerazioni simili a quelle di Levatino.
In un profilo del Washington Post Magazine del 2008, un ex direttore medico per Planned Parenthood nel Maryland ha avvertito gli studenti di Medicina della Johns Hopkins University Medical School di prepararsi a momenti emotivamente e moralmente complicati come “fornitori” di aborto. “Qual è il vostro limite per i difetti alla nascita?”, ha chiesto Beth Meyers. “Effettuereste un aborto a 28 settimane se il bambino avesse il piede equino? E l'emofilia? Cosa fareste con una donna che viene per il terzo aborto e non vuole sentir parlare di controllo delle nascite? Come vi sentireste al riguardo?”
La Meyers ha avvertito gli studenti che le circostanze dell'aborto, come i difetti alla nascita, possono porre un dilemma morale, ma altri fornitori dell'aborto sottolineano che effettuare aborti dopo il primo trimestre è difficile. In un articolo del 2008 per Reproductive Health Matters, Lisa H. Harris, professore associato nel dipartimento di Ostetricia e Ginecologia e Studi sulle Donne dell'Università del Michigan, ha descritto il fatto di essere incinta alla 18ma settimana mentre si poneva fine alla gravidanza di una donna alla medesima età gestionale. Ecco ciò che ha detto:
Con il primo passaggio del forcipe ho afferrato un'estremità e ho iniziato a tirare. Sono riuscita a vedere un piccolo piede che pendeva dai denti del forcipe. Con uno strappo rapido ho separato la gamba. Proprio in quel momento ho sentito un calcio nel mio utero. Era una delle prime volte in cui sentivo i movimenti fetali. Nel mio forcipe c'erano una gamba e un braccio, e nel mio addome un “thump, thump”. Mi sono subito venute le lacrime agli occhi, senza che io – intendo il mio cervello conscio – mi rendessi conto di ciò che stava accadendo. Mi sono sentita come se la mia risposta fosse venuta interamente dal mio corpo, bypassando completamente il mio solito processo cognitivo. Un messaggio sembrava viaggiare dalla mia mano e dal mio utero ai miei dotti lacrimali. È stata una sensazione schiacciante – una risposta brutalmente viscerale – sentita e non mediata dalla mia formazione o dalle mie politiche femministe pro-choice. È stato uno dei momenti più crudi della mia vita. Effettuare aborti al secondo trimestre non è diventato più semplice dopo la mia gravidanza; avere a che fare con le piccole parti del corpo del mio bambino ha solo reso più triste l'avere a che fare con le parti smembrate dei feti.
La Harris non ha detto se ha smesso di effettuare aborti, ma Lesley Wojick, la studentessa di Medicina ritratta sul Washington Post Magazine, ha cambiato idea e ha deciso di non porre fine ad alcuna gravidanza.
Per alcuni attivisti pro-vita, avere medici ex abortisti che raccontano la propria storia aiuta la causa.
Dopo essere sceso dal podio giovedì, Levatino ha detto di aver parlato con una poliziotta di colore dopo che questa gli aveva chiesto perché la gente stava dimostrando. “Le ho detto: 'Sa che alcune persone sono trattate come una proprietà come accadeva con i neri?' Non ne aveva idea. Le ho spiegato: 'Sa che può ottenere un aborto in qualsiasi momento?' Non lo sapeva”.
Mark Stricherz copre le notizie da Washington per Aleteia.org. Si può seguire su Twitter: @MarkStricherz.
[Traduzione dall'inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]