Pubblicata un’intervista al cardinale Ouellet dalla casa editrice Johannes Verlag
Il volto di un cardinale, amante di Dio, ma non nel senso "platonico" del termine. Parliamo del porporato canadese Marc Ouellet, considerato tra i papabili successori di Benedetto XVI nel conclave del 2013.
IL PORPORATO E IL CONCILIO VATICANO II
Ha raccontato di sé e della sua posizione teologica sul Concilio ecumenico Vaticano II, che ritiene essere forse l’avvenimento più grande del XX secolo, in un’intervista condotta da Geoffroy de la Tousche, un sacerdote dell’arcidiocesi di Rouen (Francia del Nord) uscita in francese nel 2012, ma pubblicata ora, con un’introduzione del 15 agosto 2014, dalla casa editrice Johannes Verlag: Auferbaut zum Leib Christi ("Edificato come corpo di Cristo") (Il Sussidiario.net, 23 gennaio).
LA CONTAMINAZIONE CON LA TEOLOGIA DELLA LIBERAZIONE
Ouellet ha trascorso una parte dei suoi studi in Colombia, entrando in contatto con la teologia della liberazione in America Latina, ma senza lanciarsi in alcuna forma di attivismo sociale. Il porporato belga ritiene che il suo compito consista nel formare buoni preti, sia culturalmente che ecclesialmente. Vita consacrata prima e vita matrimoniale poi, sono stati i due ambiti di ricerca in cui ha mosso il suo pensiero teologico.
VITA MATRIMONIALE E VITA CONSACRATA
Un buon sacerdote è un sacerdote che rappresenta lo sposo con il suo ufficio e con la sua vita. L’eucarestia, ragiona Ouellet, è il grande dono sponsale di Cristo al credente, alla Chiesa. Gli sposi non sono insieme per superare la condizione di concupiscenza in cui si trova l’uomo, ma come immagine vivente del mistero sponsale di Cristo con la sua Chiesa, come si esprime san Paolo. La modalità di vita consacrata del laico è una risposta a quell’incredibile atto di amore di un Dio che si dona gratuitamente, senza tenere nulla per sé.
L’ODORE DELLE PECORE
Vita consacrata dei laici ma anche dei religiosi, nella sua analisi teologica. Il cardinale canadese in un’intervista a news.va (13 giugno 2014) aveva spiegato che «il vescovo deve essere un pastore con l’odore delle pecore, cioè vicino alla gente. Questo è il primo criterio indicato dal Papa per la scelta dei candidati all’episcopato. Inoltre, che non abbia una psicologia da "principe", ma sia padre e fratello, mite, misericordioso e, soprattutto, paziente». Un altro lineamento identitario è che il vescovo «viva da sposo di una Chiesa, senza essere in costante ricerca di un’altra, così da spendersi senza calcoli umani per il popolo che gli è affidato».