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Papa Francesco in viaggio verso “l’isola risplendente”

Sri Lankans read through names of fallen soldiers on a memorial for those who died in the decades-long conflict against the Tamil Tigers, during National War Hero's Day in Colombo on May 19, 2014. The government is planning a major military "victory parade" to mark five years since the defeat of Tamil Tiger rebels, who waged a decades-long battle for a separate homeland for minority Tamils. Services have been banned to honour Tamil rebels and remember civilians killed in the conflict which ended in 2009 after claiming at least 100,000 lives. AFP PHOTO/LAKRUWAN WANNIARACHCH

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Chiara Santomiero - Aleteia - pubblicato il 12/01/15
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E’ iniziato il 7° viaggio apostolico internazionale di Bergoglio che toccherà Sri Lanka e Filippine

"Isola risplendente": è questo il significato di Sri Lanka, la prima tappa del secondo viaggio apostolico in Asia di Papa Francesco che inizia il 12 gennaio e comprende anche le Filippine.

Fino al 1972, l'attuale Repubblica libera, indipendente e sovrana dello Sri Lanka, era stata chiamata con il nome ufficiale di Ceylon, che contraddistingue anche le pregiate qualità di tè coltivate sull'isola, terzo produttore e primo esportatore mondiale di tè. A chiamarla Ceilao (da cui la traslitterazione inglese di Ceylon) erano stati gli esploratori portoghesi arrivati nel 1500. Il nome attuale deriva invece dalla parola sanscrita lamk, un termine che si trova negli antichi racconti epici indiani "Mahabharata" e "Ramayana".

 

La visita di papa Francesco durerà due giorni e si snoderà attraverso quattro avvenimenti principali: l'arrivo all'aeroporto di Colombo con il benvenuto ufficiale delle autorità dell'isola, un incontro interreligioso con i leader buddisti, induisti, musulmani e di alcune altre confessioni cristiane, la canonizzazione dell'apostolo della Chiesa srilankese, Giuseppe Vaz, a vent'anni esatti dalla sua beatificazione da parte di Giovanni Paolo II e la preghiera nel santuario mariano di Our Lady of Madhu.

 

Ad accogliere il pontefice il presidente neo eletto Maithripala Sirisena che ha sconfitto nelle elezioni presidenziali dell'8 gennaio il presidente uscente Mahinda Rajapaksa. Non è servito a Rajapaksa, che aveva cambiato la Costituzione per candidarsi per il terzo mandato costitutivo e promosso elezioni anticipate, aver utilizzato in campagna elettorale la foto di Papa Francesco accanto alla sua suscitando polemiche e critiche da parte della Chiesa locale. L'avvicendarsi tra Sirisena e Rajapaksa viene a confermare tra l'altro una curiosa coincidenza già verificatesi per le visite nell'isola di Paolo VI nel 1970 e di Giovanni Paolo II nel 1995: la "staffetta" tra presidente che invita il pontefice e quello che l'accoglie…

 

Il nuovo presidente ha vinto le elezioni puntando sulla lotta alla corruzione, sulla ridefinizione dei poteri dello Stato con la riduzione di quelli stessi del presidente e sull'impegno per la riconciliazione. Lo Sri Lanka, infatti, si è lasciato alle spalle un tragico conflitto civile durato trent'anni tra la maggioranza singalese e buddista e la minoranza tamil, induista e cristiana, ma non ancora le sue conseguenze.

 

“Una delle questioni più importanti in agenda – ha spiegato all'agenzia Fides (9 gennaio) mons. Vianney Fernando, vescovo di Kandy che con una delegazione di vescovi aveva incontrato Sirisena prima delle elezioni – è la soluzione politica al problema della composizione etnica della società e dell’era post-conflitto. Una soluzione va basata sul principio del decentramento dei poteri, su quello dell’unità e della riconciliazione. Per me ci sono buone possibilità che questo possa avvenire. Al Presidente uscente Rajapaksa va ascritto il merito di aver messo fine a un sanguinoso conflitto civile. Ora urge una soluzione politica, urge una pace fondata sulla giustizia".

 

La Chiesa cattolica ha la possibilità di giocare un ruolo rilevante in questa direzione perchè sebbene costituisca poco più del 7% della popolazione, contro il 70% di buddisti, il 12% di induisti e circa il 10% di musulmani, annovera però tra i fedeli sia singalesi che tamil.

 

La riconciliazione sarà proprio la cifra del viaggio di Bergoglio che non a caso si recherà a pregare nel santuario nazionale di Our Lady of Madhu, situato nella zona tamil che ha ben conosciuto gli orrori della guerra. “La presenza di Papa Francesco tra noi – ha detto alla vigilia dell'arrivo di Francesco il card. Malcolm Ranjith, arcivescovo di Colombo – è un dono e una benedizione. Il clima che viviamo oggi è molto positivo e la visita del Papa sarà un impulso alla riconciliazione nazionale, dopo 30 anni di guerra. Tutto il paese lo accoglierà e lo aspetta con gioia”.

 

All'Angelus di domenica 11 gennaio papa Francesco ha chiesto ai fedeli riuniti in piazza s. Pietro di accompagnare con la preghiera il viaggio imminente, rivolgendosi in particolare agli srilankesi (e ai filippini) che lavorano a Roma e in Italia, arrivati soprattutto negli anni novanta proprio per effetto della guerra civile. L'Istat calcola che nel 2014 siano regolarmente residenti in Italia circa centomila srilankesi, costituendo la sedicesima comunità etnica in Italia per presenze e una delle maggiori del continente asiatico. A seguire la comunità cattolica di Sri Lanka di Roma, fr. Prasad Harshan, che sta terminando i suoi studi alla Pontificia Università di Santa Croce e assicura che anche da Roma il "tifo" degli srilankesi per il viaggio papale è assicurato.

 

"Aspettiamo le sue parole – afferma Harshan – ma anche i suoi gesti e la sobrietà che lo caratterizza che parleranno più di mille parole. Sono sicuro che si tratterà di due giorni indimenticabili non solo per i cattolici, ma per tutti gli abitanti dello Sri Lanka".

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