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Diritto di satira e Islam: le “dieci lezioni” dall’attentato a Charlie Hebdo

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Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 09/01/15
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I passaggi più significativi dii editorialisti e commentatori che si sono cimentati ad analizzare la strage di ParigiSu Charlie Hebdo si sono scritti fiumi di editoriali. Aleteia ha provato a scremare 10 tra le frasi più significative (e anche di diverso orientamento) rispetto alla strage di Parigi. Dall'Islam al diritto di satira, ecco i passaggi più incalzanti di autorevoli commentatori. 

1) Bernard-Henri Lévy (Corriere della Sera)

Occorre liberare l’Islam dall’islamismo. Bisogna dire e ripetere che ammazzare la gente in nome di Dio equivale a fare di Dio un assassino.

2) Martino Diaz (Avvenire)

Si può prevedere che anche nel mondo musulmano la polarizzazione a favore o contro la violenza in nome di Dio tenderà ad accentuarsi. La zona grigia della religiosità arcaica si restringe e la scelta tra un autentico senso religioso e una fede ridotta a ideologia non è più rinviabile.

3) Haidari Nassurdine, ex imam di Marsiglia (Liberation)

Questa tragedia deve unire gli uni agli altri e ricordarci che dobbiamo combattere ogni giorno  contro tutte le forme di intolleranza. Questo crimine ci obbliga a superare le divergenze e riaffermare insieme ciò che ci lega. Non lasciamo che questi barbari uccidano la nostra fratellanza

4) Vittorio Parisi (Avvenire)

Dobbiamo trasformare ciò che è fragile in forte e di rendere debole ciò che appare al momento imbattibile. Per riuscirci occorre dunque agire contemporaneamente sulle comunità musulmane presenti in Occidente e sullo 'Stato Islamico', perché solo rafforzando le prime e indebolendo il secondo noi – musulmani, cristiani, ebrei, atei ma comunque 'fedeli' della civiltà e della tolleranza – potremo sconfiggere gli alfieri della barbarie. 

5) Giuseppe Anzani (Avvenire)

Sciogliere la criminogenesi che si traveste in simboli sacri significa purificare la fede in Dio dalla malvagità dell’uomo. Dio non vuole la morte e «non gode della rovina dei viventi»: il suo essere Misericordia è nelle fibre stesse della teologia islamica, tradita dai terroristi. 

6) Chiara Bertoglio (blog Chiara Bertoglio)

Io non credo che nel nostro mondo ci sia ancora bisogno di "dissacrare". Credo che ci sarebbe invece bisogno di "consacrare". Non di coercire alcuno a praticare una religione: la libertà di coscienza è un diritto per cui mi batterò finché vivo. Ma di "rendere sacro", di aiutare la gente a percepire la bellezza intorno a sé.

7) Luigi Santambrogio (La Nuova Bussola Quotidiano)

Non occorre bestemmiare Dio, raffigurare il Papa che amoreggia con un gay, o la Madonna a gambe aperte mentre partorisce Gesù Bambino o farsi quattro risate con lo Spirito Santo che sodomizza Gesù Crocifisso con tanto di buchi su mani e piedi che a sua volta possiede da dietro il Padre Eterno con la lingua di fuori. Questa era la satira di Charlie: le vignette contro l'islam non hanno mai avuto la stessa virulenza. Eppure, la bestemmia e il vilipendio non sono obbligati preamboli alla libertà di pensiero e di satira

8) Rodolfo Casadei (Tempi)

La blasfemia e la dissacrazione alimentano la violenza nella società non perché eccitano reazioni violente da parte dei credenti, ma perché se non c’è più niente di sacro, se tutto può essere dissacrato, anche la vita umana perde sacralità. Dissacrare Dio significa automaticamente dissacrare tutto ciò che da Dio proviene. 

9) Simon Jenkins (The Guardian)

Il ridicolo è l'arma che ferisce e devasta di più. E' una delle armi più efficaci della democrazia e a volte, il prezzo che deve pagare chi la impugna, è il più alto. Non c'è dubbio che Charlie Hebdo volesse sondare i confini del gusto e della tolleranza religiosa. Ma questo è il peso che deve accollarsi la libertà di espressione in una democrazia. Charlie Hebdo ha corso un rischio, e sapeva di correrlo.

10) Luca Doninelli (Il Sussidiario)

Forse l'Europa, Francia inclusa, non sarà mai islamizzata, ma una cosa resta inquietante: l'ipotesi che i futuri garanti della pace sociale siano proprio coloro che oggi creano destabilizzazione in Europa.
 

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